Guinea: la Cedeao incontra i golpisti - Nigrizia
Guinea Politica e Società
Dopo la sospensione in seguito al colpo di stato di domenica 5 settembre
Guinea: la Cedeao incontra i golpisti
09 Settembre 2021
Articolo di Redazione
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Conakry, il parlamento della Guinea (Credito: wikipedia)

Una missione della Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Cedeao) è attesa quest’oggi a Conakry, in Guinea. Ha il compito di incontrare i vertici delle forze speciali responsabili del colpo di stato di domenica scorsa, che ha portato alla destituzione e all’arresto del presidente Alpha Condé, al dissolvimento del governo e all’abolizione della Costituzione.

La Cedeao ha inoltre deciso di sospendere dai propri organi decisionali il paese dell’Africa occidentale e sta premendo affinché l’Unione africana e le Nazioni Unite adottino lo stesso provvedimento. L’organizzazione, che conta 15 stati membri, ha chiesto il rispetto dell’integrità fisica di Alpha Condé, la sua liberazione immediata e l’avvio di un processo che porti al rapito ritorno dell’ordine costituzionale.

La mobilitazione della Cedeao è un atto dovuto e segue un canovaccio sperimentato. Sul terreno, tuttavia, il golpe – che si è svolto senza spargimenti di sangue, tranne uno scontro domenica al ministero della difesa – sembra trovare se non dei sostenitori degli attenti osservatori.

Intanto il grosso delle forze armate non si è ancora espresso: un silenzio che somiglia a un assenso. Poi la coalizione dell’opposizione, con a capo Cellou Dalein Diallo, principale avversario politico di Condé, non ha girato le spalle al colonnello Mamady Doumboya, capo dei golpisti, e ha indicato la priorità di condurre il paese alla riconciliazione nazionale e all’instaurazione dello stato di diritto.

Anche il Fronte nazionale per la difesa della Costituzione, che raggruppa movimenti politici e della società civile, si aspetta che i militari scarcerino i militanti detenuti per ragioni politiche.

Del resto Alpha Condé non gode certo del sostegno dell’insieme dei guineani. Eletto presidente nel 2010 e nel 2015, ha potuto presentarsi per un terzo mandato ed essere eletto nel dicembre 2020 solo perché ha modificato la Costituzione. Una modifica che le opposizioni considerano un colpo di stato costituzionale.

 

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