Il Kenya sprofonda nella povertà - Nigrizia
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La prima legge di bilancio dell’era Ruto promette lacrime e sangue
Il Kenya sprofonda nella povertà
Il numero di persone in povertà ha iniziato a crescere con la pandemia di Covid e non si è più fermato, a causa di una serie di congiunture interne e internazionali. Un trend che è destinato ad aggravarsi dal primo luglio, quando entrerà in vigore la legge di bilancio che aumenta le trattenute sui salari e l’Iva sul carburante
23 Giugno 2023
Articolo di Bruna Sironi (da Nairobi)
Tempo di lettura 5 minuti
Mercato a Nairobi (Credit: Unsplash/CC0 Public Domain)

L’informazione e il dibattito politico sulla situazione economica del Kenya sono sempre ben presenti sui mass media e nelle conversazioni dei cittadini.

In questo periodo dell’anno, però, sono particolarmente frequenti perché entro fine giugno deve essere approvata la legge di bilancio che impegna le decisioni delle autorità competenti in materia di politiche economiche nei successivi 12 mesi.

L’anno finanziario nel paese inizia infatti l’1 luglio e finisce il 30 giugno dell’anno successivo.

Quest’anno l’attenzione è doppia perché si tratta della prima legge di bilancio presentata da William Ruto, il presidente in carica dall’agosto dell’anno scorso.

Inoltre la scadenza arriva in un momento molto delicato per l’economia del paese ad ogni livello, a partire da quello familiare.

Il 21 giugno il Daily Nation, il quotidiano più diffuso in Kenya, titolava un articolo di prima pagina “Altri kenyani sprofondano nella povertà” e riportava alcuni dati estratti dall’ultimo rapporto annuale del servizio statistico nazionale.

Sono dati diffusi nel corso dell’ultimo mese e si riferiscono al 2021. In quell’anno – il secondo caratterizzato dalla pandemia da Covid 19 – 5 keniani su 13 vivevano in povertà.

In cifre assolute, erano 19 milioni e 100mila persone, 2 milioni e 879mila delle quali erano in miseria.

La grande maggioranza viveva nelle aree rurali – 16 milioni e 341mila – e il resto in città, soprattutto negli insediamenti informali.

A Nairobi, la capitale, dove vive il maggior numero assoluto di poveri, tra il 2019 e il 2021 la crescita è stata del 72,50%, l’aumento di gran lunga più alto del paese. Cioè in due anni i poveri sono passati da 440 a 759mila, pari al 16,5% degli abitanti.

In un articolo di spalla, sempre in prima pagina, dal titolo eloquente “La mia famiglia sopravvive con un pasto al giorno”, si raccoglie la testimonianza di una giovane mamma sola che dal 2020 vive in uno dei numerosi slum della capitale.

Ѐ una storia emblematica che riguarda molte donne capofamiglia, in un paese dove i rapporti familiari sono spesso di fatto non regolamentati e generalmente labili.

E non riguarda solo le donne in un paese dove il lavoro, quando c’è , è molto spesso nel settore informale, senza protezione sociale e senza garanzie di continuità.

Nel 2021 erano l’80% della forza lavoro del paese, secondo il sito statista.com specializzato nella raccolti dati economici.

Prezzi più che raddoppiati

Se la situazione era difficile nel 2021, anno in cui l’impatto della pandemia aveva provocato un blocco nel percorso di sviluppo del paese, nel 2022 non è sicuramente migliorata a causa di un altro importante impatto negativo, quello provocato dalla guerra russa in Ucraìna.

Al conflitto è in gran parte dovuto l’aumento vertiginoso dei prezzi sul mercato internazionale di diverse derrate alimentari che costituiscono il cibo di base della popolazione, come il mais, gli olii alimentari vegetali e il grano che il Kenya importa per coprire il fabbisogno interno, in parte dalla stessa Ucraìna.

L’aumento dei prezzi sul mercato internazionale, unito alla crisi della produzione agricola locale – a causa dell’impatto di diverse stagioni siccitose, della scarsità e difficoltà di accesso dei produttori agricoli ai fertilizzanti – all’aumento del carburante, al tasso preoccupante d’inflazione, hanno provocato un forte aumento dei prezzi al consumo.

Per esempio, un pacchetto da 2 chili di farina di mais, con cui quotidianamente i kenyani cucinano l’ugali (una polenta che funge da pane) che costava poco più di 100 scellini (Kes) nel 2021 si avvicina ora ai 250, sicché le famiglie che possono permettersi un solo pasto al giorno sono di certo aumentate nell’ultimo anno.

Legge di bilancio draconiana

La situazione è destinata ad aggravarsi dal prossimo primo luglio, quando entreranno in vigore i provvedimenti contenuti nella legge di bilancio, approvata a metà giugno dopo un’aspra battaglia parlamentare, seguita con molta preoccupazione, e qualche manifestazione di protesta, dalla gente.

Tanto che il 10 giugno il Daily Nation diffondeva le intenzioni di voto di molti parlamentari e a votazione avvenuta l’elenco completo di chi aveva votato a favore e chi contro.

Quasi un monito per le prossime elezioni.

Sta di fatto che lo slogan e il titolo di giornale più diffuso in questi giorni in Kenya è “tempi duri” e “stringete le cinture”.

Hard Time” titolava infatti in prima pagina il Daily Nation il 16 giugno scorso commentando il bilancio approvato il giorno precedente. In un paginone interno ne dava le ragioni: “L’aumento delle trattenute sui salari … e l’aumento dell’Iva sul carburante (dall’8% al 16%, ndr) sono destinati a causare sofferenza”.

Il 23 giugno, in prima pagina, pubblicava uno specchietto che quantifica l’impatto dell’aumento delle tasse sulle buste paga standard – inizilmente fissato al 3% e poi dimezzato -, presentato dal titolo: “Preparatevi ad una nuova realtà, dal momento che le tasse di Ruto entrano in vigore”.

Chi guadagna 50mila Kes lordi al mese (pari a meno di 335 euro al cambio medio di questi giorni), finora aveva un netto di 41.457. Dal prossimo mese sarà di 39.916.

Se lo stipendio è di 100mila Kes lordi, finora si portava a casa un netto di 75.957; dal prossimo mese 71.545.

Uno stipendio nettamente minore per acquistare a prezzi nettamente superiori. Facile prevedere che i prossimi dati statistici sulla povertà descriveranno una situazione anche peggiore di quella già grave descritta nei dati diffusi nei giorni scorsi.

Ruto sempre più impopolare

Il presidente Ruto ha ovviamente giustificato la necessità di provvedimenti tanto impopolari.

Molti si chiedono però se era davvero il momento opportuno per gravare ulteriormente i cittadini già piegati dalle difficoltà dovute a congiunture internazionali non controllabili.

Inoltre, i kenyani si ricordano ancora molto bene le sue promesse elettorali e sottolineano che finora sono state assolutamente disattese.

La più popolare era quella di far scendere il prezzo della farina di mais sotto i 100 Kes nei primi 100 giorni di governo.

Toccava la spesa quotidiana e la pancia di tutti, e dunque è diventata la cartina di tornasole della credibilità dell’esecutivo, che in questi giorni è in grande sofferenza.

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