La Iuventa non è un taxi del mare. 7 anni di salvataggi mancati
Migrazioni Politica e Società
Nessun favoreggiamento dell’“immigrazione clandestina”. Si chiude l’inchiesta aperta nel 2017
La Iuventa non è un taxi del mare. 7 anni di salvataggi mancati
29 Febbraio 2024
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 2 minuti

Sette anni di inchiesta giudiziaria per arrivare alla decisione di non procedere perché “il fatto non sussiste” e per “mancanza di credibilità dei testimoni”. Intanto però dopo tutto questo tempo, la nave Iuventa, della ong tedesca Judend Rettet, è diventata un rottame inutilizzabile.

Erano i tempi dei “taxi del mare” quando scoppia lo scandalo e il sequestro, da parte della stessa procura di Trapani che oggi proscioglie, della nave Iuventa, il cui equipaggio venne accusato di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. 

Nel 2017 gli inquirenti sostennero di aver accertato almeno tre casi in cui erano avvenuti contatti con persone che trafficavano migranti e che questo aveva dato vita a trasbordi concordati da imbarcazioni libiche alla ong.

Quasi due anni di udienza preliminare per questo maxi processo. 21 le persone indagate. Accuse cui corrispondono pene che vanno da 15 a 20 anni di detenzione. Microscopie nei ponti di tre navi ong, così come negli uffici di Medici senza Frontiere. Tante intercettazioni e telefoni sotto controllo, tra questi quello della giornalista Nancy Porsia. E alla fine, niente. Nessuna dimostrazione di collusione tra la ong tedesca e i trafficanti libici.

Siamo tra il 2016-2017, quando il sottosegretario ai servizi segreti Marco Minniti, diventa ministro dell’Interno nel governo Gentiloni, e nel processo Iuventa chiede l’iscrizione a parte civile del Viminale. Le navi delle ong sono considerate “un inevitabile fattore d’attrazione per i migranti e le organizzazioni criminali che ne gestiscono il traffico”.

Sono, lo dirà Luigi Di Maio, “taxi del mare”. Da qui l’idea di un “codice di condotta” che né Medici senza Frontiere né Iuventa firmano, e l’inizio di una campagna denigratoria che fa perdere fondi alle navi che prestano soccorso in mare.

Per arrivare a oggi: «il fatto non costituisce reato». Aver bloccato dall’agosto del 2017, per sette lunghi anni, una nave che, prima di essere sequestrata, aveva salvato 23.810 persone in poco più di un anno e che oggi è un’imbarcazione arrugginita e inservibile lo è?

Copyright © Nigrizia - Per la riproduzione integrale o parziale di questo articolo contattare previamente la redazione: redazione@nigrizia.it