La Russia espande la sua influenza in Africa - Nigrizia
Politica e Società Sudan
Il ministro degli esteri Sergei Lavrov ha concluso in Sudan il secondo viaggio dell’anno nel continente
La Russia espande la sua influenza in Africa
L’attivismo diplomatico di Mosca preoccupa le potenze occidentali
10 Febbraio 2023
Articolo di Michela Trevisan
Tempo di lettura 3 minuti
Sergei Lavrov con il presidente ugandese Yoweri Museveni

Il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov è rientrato ieri a Mosca al termine di un nuovo viaggio in Africa, il secondo in poche settimane, che ha toccato Mali, Mauritania e Sudan.

Un viaggio che, come il precedente, in gennaio, in Sudafrica, Botswana, eSwatini, Eritrea e Angola, è finalizzato a rafforzare vecchi legami, crearne di nuovi – anche per accrescere il sostegno nelle votazioni al Consiglio di sicurezza Onu – e in generale ad aumentare l’influenza della Russia nel continente.

Un’impressionante offensiva diplomatica, se si tiene conto anche del viaggio del luglio 2022 in Egitto, Repubblica del Congo, Uganda ed Etiopia, e del prossimo, previsto a breve in Tunisia, Mauritania, Algeria e Morocco.

Una politica espansiva che si completa con un secondo vertice Russia-Africa, in programma a fine luglio a San Pietroburgo.    

In quest’ultimo tour Lavrov è tornato a propagandare la retorica anti-colonialista con la quale sta cercando – con successo, peraltro – di scalzare l’influenza di Francia e Stati Uniti, in particolare nella fascia del Sahel.

Ha plaudito la nuova alleanza tra le giunte militari golpiste di Mali, Burkina Faso e Guinea e agli stati dell’Africa occidentale ha offerto sostegno nella lotta al terrorismo. Aiuti che si tradurrebbero in un aumento della presenza di gruppi paramilitari come l’ormai famigerato Wagner, “schierato – ha ricordato il diplomatico – su richiesta diretta dei governi”, in cambio di accesso a risorse indispensabili per Mosca, come oro e diamanti, e a località e strutture geostrategiche.

Ѐ il caso del Sudan, ultima tappa del tour di Lavrov e paese con una lunga storia di alleanza con la Russia. A Khartoum la missione del ministro degli esteri è stata duplice: da un lato garantire la presenza dei mercenari di Wagner e l’accesso ai minerali preziosi, in particolare nel Darfur e nel triangolo di confine tra Sudan, Ciad e Repubblica Centrafricana, dall’altro portare a compimento il progetto di costruzione di una base navale russa a Port Sudan che consentirebbe a Mosca di posizionarsi al centro del prezioso nodo commerciale e strategico del Mar Rosso.

In cambio, Lavrov ha garantito il sostegno russo alla revoca delle sanzioni imposte al Sudan in sede Onu. Ma per portare a casa questi risultati il diplomatico ha dovuto trattare separatamente con i due vertici militari sudanesi, il capo del consiglio sovrano Abdel Fattah al Burhan e il suo vice Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemetti, capo dei paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf).

I rapporti tra i due sono infatti sempre più tesi per divergenze sostanziali nello sviluppo della politica interna e internazionale del paese.

A preoccupare le diplomazie occidentali (Stati Uniti ed Europa) è in particolare l’aumento dell’influenza esercitata dalla Russia attraverso Wagner, presente in Sudan dal 2017 e da allora legata alle Rsf di Hemetti. Il gruppo controlla molte miniere d’oro nel paese ed è attivo nel traffico attraverso società di comodo, sanzionate da Washington.   

Non è un caso, evidenzia il media francese Rfi citando il Kommersant, che l’arrivo in Sudan di Lavrov, il 9 febbraio, sia “coinciso con la visita programmata da tempo di sei emissari europei e americani”. Interpellato su questo tema dal quotidiano russo, il capo della diplomazia di Mosca ha risposto: “Lo stesso gruppo era presente alla vigilia della nostra visita in Mauritania. Sembra che ci stiano seguendo passo dopo passo».

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