Migranti: nei Centri d’accoglienza oltre 20mila posti vuoti - Nigrizia
Migrazioni
La mappa nel report di Openpolis e ActionAid
Migranti: nei Centri d’accoglienza oltre 20mila posti vuoti
Quando mancano i dati esatti, difficilmente reperibili, è facile il proliferare della narrazione distorta. L’ultimo report di Openpolis e ActionAid, “Il vuoto dell’accoglienza”, mostra come non vi sia nessun sistema al collasso e come la popolazione migrante nei Cas e Sai rappresenti solo lo 0,13% di quella sul territorio italiano. Prevale l’approccio emergenziale, la straordinarietà di un fenomeno che ha numeri lontani dall’invasione raccontata
16 Febbraio 2023
Articolo di Jessica Cugini
Tempo di lettura 5 minuti
(Credit: Corriere del Mezzogiorno)

Un’emergenza, quella dell’accoglienza, che non c’è. Nonostante sia un leitmotiv che si sente di continuo, quando si parla di sbarchi che aumentano, di persone migranti da ripartire sul territorio italiano, da ridistribuire in paesi europei che stentano, oramai da anni, a trovare un sistema di condivisione che non sia quello volontario.

Ma l’emergenza raccontata (e di conseguenza percepita) non esiste. Lo afferma, senza giri di parole, già a partire dall’introduzione, il report pubblicato da Openpolis e ActionAid, che da un anno proseguono con la mappatura di Centri d’Italia.

Una mappatura faticosa, affermano le due realtà: “La relazione annuale al parlamento con i dati relativi al 2021, che il ministero è tenuto per legge a presentare a giugno di ogni anno come aggiornamento sullo stato del sistema, è già in ritardo di oltre 8 mesi. Quella con i dati del 2020 è stata pubblicata a novembre 2022, con quasi 18 mesi di ritardo”.

Ma chi monitora per un diritto alla trasparenza dell’informazione, i ritardi non sono ostacoli invalicabili, e così in questo report dal titolo Il vuoto dell’accoglienza se ne trovano degli altri, che arrivano dai controlli ispettivi possibili grazie alle vittorie nelle aule dei tribunali.

Continua il monitoraggio dunque, che aggiunge informazioni a informazioni, che amplia lo sguardo di quel già corposo report dello scorso anno, intitolato, per l’appunto, L’emergenza che non c’è.

Si parte dal numero degli sbarchi avvenuti nel 2022: 105mila. Un numero superiore all’anno precedente (circa 37mila in più, con un aumento del 55,8%), ma ben lontano da quello del 2016, in cui le persone arrivate via mare furono quasi il doppio (oltre 181mila).  Un numero monco degli ingressi via terra, considerati altrettanto illegittimi. E si arriva ai posti dedicati all’accoglienza.

Oltre 20mila posti liberi

È lì che inizia lo smantellamento della narrazione diffusa del “non sappiamo più dove metterli”. Al 31 dicembre del 2021 infatti, in Italia c’erano oltre 20mila posti liberi, 20.235 per l’esattezza. Un numero che racconta come “il sistema è tutt’altro che al collasso”, ma continua ad avere un approccio emergenziale, con quasi 63mila posti nei Cas (Centri d’accoglienza straordinaria) e 34mila nel Sai (Sistema di accoglienza e integrazione). La straordinarietà detentiva prevale sulla risposta (dimostratasi più efficace) dell’accoglienza diffusa.

Se si va infatti a guardare i numeri di questo sistema, si vede che nel 2021 erano attive 8.699 strutture. Un numero falciato dal decreto Salvini del 2018, soprattutto a danno della micro accoglienza. Dei poco più dei 97mila posti disponibili infatti, il 60,9% si trova nei Cas.

Entrambi, Cas e Sai, hanno visto un calo importante del numero dei posti (70mila in meno) tra il 2018 e il 2021, ma nel 2022 la diminuzione più importante ha riguardato l’accoglienza diffusa che ha perso oltre mille posti, mentre i posti tagliati nei centri si fermano a 700.

C’è poi un problema di diffusione di queste strutture sul territorio italiano: meno di un comune su quattro ha un sistema di accoglienza. Roma è la città metropolitana con più posti nei centri (circa 3.800), dopo arrivano Torino, Milano, Bologna, Napoli e Firenze.

Ma anche a Roma, come nel resto dello stivale, è la micro accoglienza a patire i tagli: qui i posti delle strutture Sai sono diminuiti del 44,5%. Mentre prevalgono Cas che contano più di 50 posti, sono il 90% dei centri straordinari in territorio romano. 8 su 10 sono in mano a un unico mega gestore, la Medihopes, realtà più volte attenzionata dalle ispezioni e più volte trovata irregolare.

Richiedenti e rifugiati: 0,13% della popolazione

Nessuna invasione nei numeri di chi arrivava, allora: al 31 dicembre 2021 i richiedenti asilo e rifugiati presenti in Italia rappresentavano lo 0,13% della popolazione italiana. Nessuna invasione neanche oggi, stando ai numeri diffusi dal Viminale: per quanto riguarda la presenza di persone migranti in accoglienza, i dati raccontano di 106.007 persone su tutto il territorio nazionale in questo mese di febbraio.

Se si va a guardare la distribuzione nello specifico, torna lo stesso schema raccontato dal report e dal vuoto d’accoglienza. Tolte le persone arrivate via mare, in questi ultimi giorni in cui il Mediterraneo è tornato a essere navigabile dopo le giornate di onde alte sei metri, troviamo 721 persone negli hot spot siciliani, 72.042 nei Cas e 33.244 nei centri Sai.

Nonostante questo, come si commenta anche nella conclusione del report, prevale l’“approccio ideologico”, la “narrazione artefatta del governo” che continua a parlare, attraverso il proprio ministro dell’interno, Matteo Piantedosi, di un “sistema di accoglienza al collasso” in una retorica dell’emergenza che giustifica un ritorno ai decreti sicurezza di firma salviniana (e piantedosiana).

E nel giorno in cui il decreto del ministro contro le navi delle ong, viene approvato alla Camera, con 187 voti a favore, 139 contrari e 3 astenuti, passando al Senato per il via libera definitivo, entro il 3 marzo prossimo, aumenta la conta delle morti in mare. Sono 73 le persone migranti naufragate nelle ultime 24 ore al largo della Libia: 11 i corpi recuperati, 62 i dispersi. Un barcone partito da Qasr Al Kayer con circa 80 persone a bordo e solo 7 sopravvissute.

Decessi che si sommano a quelli riportati su un altro tratto, quello della cosiddetta rotta spagnola, dove a fare la conta è l’ong Caminando Fronteras, specializzata in migrazioni nel Mediterraneo occidentale e lungo la rotta Nordafrica-Canarie. L’organizzazione ha denunciato che 70 persone, tra cui 12 minori, risultano disperse in due tragedie del mare nell’Atlantico avvenute nei giorni scorsi.

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