
Il Covid, nel momento della sua incalzante progressione, sembrava aver cambiato alcuni aspetti nell’immaginario collettivo italiano. Come la sorgente della paura e dell’insicurezza collettiva, che sono passate, in poco tempo, dal concentrarsi sul diverso in termini di colore della pelle, provenienza e disponibilità economica al minuscolo virus. Quella che non si é mai spostata di un millimetro è invece la ricerca di un capro espiatorio su cui canalizzare sempre rabbia e odio, qualunque sia la natura. Collere che, di solito, si abbattono sui soggetti più deboli della catena. E, appena le porte del lockdown si sono riaperte, il baricentro del capro espiatorio é tornato a soffiare con forza sul fuoco di una certa narrazione che racconta della minaccia-migranti quale possibile vettore di nuovi contagi.
Navi quarantena sono state allestite nel Mediterraneo, porti chiusi fino a fine luglio. A Mondragone, qualche settimana fa, una comunità di braccianti bulgari, tra cui alcuni casi positivi, é stata aggredita dalla popolazione. In questi giorni nel Cara di Pian di Lago, vicino a Caltanisetta, e a Porto Empedocle, diversi migranti tunisini sono fuggiti, per non essere rimpatriati, allarmando al popolazione al punto che alcuni sindaci del sud tornano a gridare “all’invasione” e chiedono al governo di fermare gli arrivi. Ieri nella caserma di Caser, a Treviso, sono risultati positivi asintomatici 133 del 293 migranti presenti, il più grande focolaio Covid che riesplode in Italia.
A condire il tutto le interviste sul Corriere della Sera dei ministri Lamorgese, tre giorni fa, e Di Maio, oggi, che correlano il fenomeno migratorio alla ripresa dei contagi nel paese. “La questione degli sbarchi – afferma Di Maio – unita al rischio sanitario con la pandemia è un tema di sicurezza nazionale. Quanto accaduto a Caltanisetta e a Porto Empedocle deve far pensare, i cittadini chiedono giustamente delle risposte e il dovere dello Stato è darle quelle risposte, lavorando per risolvere il problema alla radice”.
Ma allora torniamo a dare la colpa dei nuovi contagi all’Africa? Si riaprono così le vene aperte dei soggetti più fragili su cui bruciano il malessere e il malvivere ininterrotti di un paese in declino.
Nigrizia ha interpellato su questo tema l’europarlamentare Pietro Bartolo, ex medico di Lampedusa, da anni schierato in modo netto dalle parte delle vittime che fuggono da guerre, diverse povertà, violazioni dei diritti umani, torture. Bartolo senza peli sulla lingua sottolinea l’assoluta infondatezza del legame migranti-ripartenza dei contagi, le responsabilità politiche italiane ed europee di chi specula sui migranti, la miopia collettiva sulle prospettive demografiche di un Europa “grande Rsa”, la programmazione della gestione strutturale e non emergenziale del fenomeno, gli interventi sui cambiamenti climatici sempre più all’origine del fenomeno della migrazione umana: