Nulla osta ai rimpatri in paesi “sicuri” fuori Ue - Nigrizia
Migrazioni Pace e Diritti Unione Europea
Patto migranti: frontiere sempre più esterne e sanzioni per chi non aderisce alla redistribuzione
Nulla osta ai rimpatri in paesi “sicuri” fuori Ue
09 Giugno 2023
Articolo di Redazione
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La montagna dell’ipocrisia europea ha partorito un topolino che non è improbabile finisca sotto giudizio internazionale.

Perché se è vero che, dopo nove anni, ieri a Lussemburgo si è arrivati a siglare un accordo sulla gestione delle persone migranti; è anche vero che rimangono tanti punti di domanda sulla legittimità di queste decisioni votate con una maggioranza qualificata.

Primo fra tutti quello di rimpatriare in paesi terzi non europei, definiti sufficientemente sicuri, coloro che hanno avuto risposta negativa rispetto alla protezione internazionale o all’asilo. L’ultimo paese di transito non europeo può (diversamente dal passato) anche non aver sottoscritto la convenzione di Ginevra e quindi non rispettare il documento internazionale sui diritti delle persone rifugiate, ma può comunque essere paese di destinazione della persona migrante respinta, qualsiasi sia il proprio paese d’origine. L’importante è che da lì abbia transitato.

Facendo un esempio pratico, se il migrante è partito da Libia o Tunisia e questi verranno considerati paesi sicuri è lì che potrà essere rispedito. In barba a quel che effettivamente accade in questi due paesi, già lautamente finanziati dal nostro governo.

Nessun accordo sulla redistribuzione obbligatoria delle persone migranti da parte dei paesi membri dell’Unione europea. La ricollocazione rimane di fatto volontaria. Ogni anno verrà stabilita comunque una quota da spartire tra paesi membri in base alla popolazione e al Pil, chi sceglierà di non aderire dovrà pagare 20mila euro per ogni mancato ricollocamento.

All’ultimo voto, ieri sera, si sono espressi in maniera contraria Ungheria e Polonia, che da sempre si oppongono alla redistribuzione; astenuti Malta, Slovacchia, Lituania e Bulgaria. Tutti gli altri a favore, Italia compresa. Per l’approvazione definitiva si dovrà ora comunque trovare una posizione condivisa al parlamento europeo, il vertice di ieri riguardava infatti i ministri dell’interno dei vari stati. Il patto dovrà essere siglato prima della fine della legislatura svedese, prevista per la primavera del 2024.

Intanto, altro punto dell’accordo, i paesi di primo approdo dovranno allestire nei pressi delle frontiere dei centri dove rinchiudere le persone migranti che attendono un responso alla loro domanda di protezione. Un responso che dovrà arrivare in maniera celere: massimo dodici settimane. Non una parola su accoglienza e diritti. L’obiettivo è, ancora una volta, rimpatriare ed esternalizzare il più possibile le frontiere.

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