Olimpiadi, l’Africa che vince - Nigrizia
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XXXII Giochi Olimpici Tokyo 2020
Olimpiadi, l’Africa che vince
In testa nel medagliere africano il Kenya, con 4 ori, altrettanti argenti e un bronzo nell’atletica. Nel complesso si è visto un continente che ha saputo migliorarsi, in un contesto sempre più competitivo e globale, con brillanti risultati anche specialità storicamente meno praticate, come nel caso del 18enne nuotatore tunisino Ahmed Hafnaoui, tra le rivelazioni di questa olimpiade
09 Agosto 2021
Articolo di Matteo Viscardi
Tempo di lettura 4 minuti
Ahmed-Hafnaoui
Il 18enne tunisino Ahmed Hafnaoui, medaglia d'oro nei 400 stile libero

Al termine di oltre due settimane di straordinarie battaglie su ogni genere di palcoscenico sportivo, con la splendida cerimonia del 8 agosto a Tokyo, si sono ufficialmente chiusi i giochi della XXXII Olimpiade.

Partiti in sordina, tra paura di diffusione del coronavirus e straniante sensazione dettata dagli eventi a porte chiuse, la manifestazione nipponica si è rivelata a dir poco spettacolare, in un crescendo di emozioni che ne ha definito, giorno dopo giorno, contorni storici anche sul fronte africano. Nonostante non siano mancate anche delusioni cocenti: due su tutte quelle dell’800metrista del Botswana Nijel Amos e dei Blitzboks sudafricani nel torneo di rugby a 7.

Ma l’Africa ha soprattutto incrementato, rispetto a Rio, una serie di dati interessanti. Sono arrivate più medaglie complessive (37 contro 35), più medaglie d’oro (11 contro 8), più nazioni con almeno un titolo olimpico (7 contro 3), più nazioni con almeno una medaglia (13 contro 9), peraltro lanciando diversi talenti giovani, alcuni addirittura giovanissimi.

Come sempre, il fortino privilegiato è stato quello dell’atletica, con il Kenya, primo nel nostro speciale medagliere dell’Africa, che ha fatto la voce grossa nel mezzofondo e su strada.

10 medaglie (4 d’oro), tutte arrivate dal settore, archiviando una doppietta dorata di assoluto rilievo nella maratona, con le vittorie del leggendario Eliud Kipchoge tra gli uomini, e di Peres Jepchirchir tra le donRotichne. Senza dimenticare la doppietta negli 800 di Emmanuel Korir e Cheruiyot Rotich.

Subito in scia, in pista, anche Uganda – seconda nel medagliere continentale, grazie agli ori del fuoriclasse Joshua Cheptegei nei 5000 m piani (a podio anche sui 10mila) e di Peruth Chimutai nei 3000 siepi -, sempre più terzo incomodo tra il Kenya ed un’Etiopia lontana dai fasti degli anni 2000, in grado di archiviare un solo oro nel track&field con Selemon Barega, impostosi con autorità nei 10mila piani, con il forte reparto femminile invece decisamente più in difficoltà, al cospetto di una straordinaria Sifan Hassan, etiopica a sua volta, ma naturalizzata olandese.

Dall’atletica, ma nella velocità, sono arrivate anche due delle medaglie più sorprendenti dell’intera spedizione del continente. A livello singolo, Christine Mbomba, 18enne namibiana, esclusa dai suoi 400 m per iperandrogenismo, ha demolito il record nazionale sui 200 (scendendo sotto i 22 secondi) andando a prendersi un clamoroso argento sui 200 piani.

In termini di squadra, invece, uno straordinario team del Botswana, con la carica del grande Isaac Makwala (coadiuvato da Baboloki Thebe, Zidane Ngozi e Bayapo Ndori), ha conquistato un superbo bronzo nella staffetta 4 x 400 m piani, una di quelle gare che misura la profondità di un movimento nelle corse.

Da contraltare a tale impresa collettiva hanno fatto gli sport di squadra, tutti piuttosto deludenti, a partire, come detto, dalla campagna dei sudafricani Blitzboks di Neill Powell nel rugby a 7, salpati per il Giappone con l’obiettivo della medaglia d’oro, ma clamorosamente eliminati dall’Argentina nei quarti di finale. Grande fatica tra gli uomini (sulle donne c’erano meno aspettative) anche nel calcio (entrambe eliminate all’altezza dei quarti di finale) e nel basket, con la Nigeria che ha lasciato Tokyo senza vittorie.

I veri grandi highlight dell’olimpiade africana, che ha brillato anche negli sport di lotta e combattimento, tuttavia, sono arrivati, per certi versi a sorpresa, dal nuoto. Tatjana Schoenmaker, ranista sudafricana, partiva come una delle favorite sui 200 rana, ma è andata oltre ogni aspettativa (record del mondo e oro nella sua gara, argento stellare anche sui 100), regalando di fatto da sola quasi tutti i sorrisi sudafricani nella kermesse (un’altra medaglia nel surf).

Ma la rivelazione di Tokyo 2020 è senza dubbio il 18enne tunisino Ahmed Hafnaoui, giunto nella vasca nipponica da autentico Carneade ed impostosi nei 400 m stile libero con un sensazionale tempo sotto i 3’44’’ che gli ha permesso di lasciarsi alle spalle i fuoriclasse americani, australiani e anche il nostro Gabriele Detti.

Una vittoria che ha scosso l’intero mondo del nuoto e regalato una gioia incommensurabile al suo paese, lanciando, nel primo giorno di gare, un continente che ha saputo migliorarsi, in un contesto sempre più competitivo e globale, con grandi speranze di crescere ancora da qui a tre anni, in vista di Parigi, per un’Olimpiade che si preannuncia ancora più intrigante per tutta l’Africa.

Il medagliere africano:
Kenya (19esimo) 4-4-2
Uganda (36esima) 2-1-1
Sudafrica (52esima) 1-2-0
Egitto (54esimo) 1-1-4
Etiopia (56esima) 1-1-2
Tunisia (58esima) 1-1-0
Marocco (63esimo) 1-0-0
Nigeria (74esima) 0-1-1
Namibia (77esima) 0-1-0
Botswana/Burkina Faso/Costa D’Avorio/Ghana (86esime) 0-0-1
Totale per l’Africa 11-12-14

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