Processo Regeni: la Consulta riaccende la speranza - Nigrizia
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La Corte costituzionale sblocca l’iter. Si può andare avanti senza i quattro agenti
Processo Regeni: la Consulta riaccende la speranza
28 Settembre 2023
Articolo di Redazione
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(Credit: ANSA/Riccardo Antimiani)

Dopo quasi una settimana dalla camera di consiglio, la Consulta ha deciso che il processo ai quattro agenti dei servizi segreti egiziani accusati dell’omicidio di Giulio Regeni può cominciare, anche se gli imputati sono irreperibili.

La svolta arriva con la dichiarazione: è “anticostituzionale” la norma che sino a ora ha bloccato il procedimento in Italia.

«In attesa del deposito della sentenza – dice una nota inviata dall’ufficio comunicazione – la Corte ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 420-bis, comma 3, del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede che il giudice procede in assenza per i delitti commessi mediante gli atti di tortura definiti dall’art. 1, comma 1, della Convenzione di New York contro la tortura, quando, a causa della mancata assistenza dello Stato di appartenenza dell’imputato, è impossibile avere la prova che quest’ultimo, pur consapevole del procedimento, sia stato messo a conoscenza della pendenza del processo, fatto salvo il diritto dell’imputato stesso a un nuovo processo in presenza per il riesame del merito della causa».

L’Egitto, infatti, non aveva mai fornito i recapiti dei quattro uomini della National Security egiziana. E questa loro irreperibilità aveva reso impossibile la notifica degli atti.

Mancata la comunicazione, sino a ieri, secondo quanto previsto dal nostro ordinamento giudiziario, non si poteva andare avanti a celebrare un processo in contumacia.

Immediata la reazione della famiglia Regeni, tramite l’avvocata Alessandra Ballerini: «Avevamo ragione noi: ripugnava al senso comune di giustizia che il processo per il sequestro le torture e l’uccisione di Giulio non potesse essere celebrato a causa dell’ostruzionismo della dittatura di al-Sisi per conto della quale i quattro imputati hanno commesso questi terribili delitti. In effetti come ha scritto il Gup Ranazzi nella sua ordinanza “non esiste processo più ingiusto di quello che non si può instaurare per volontà di un’autorità di governo”.

Abbiamo dovuto resistere contro questa “volontà” dittatoriale per sette anni e mezzo confidando comunque sempre nei principi costituzionali della nostra democrazia. Ringraziamo tutte le persone che hanno sostenuto e sosterranno il nostro percorso verso verità e giustizia: la procura di Roma e in particolare il dottor Colaiocco, la scorta mediatica, e tutto il popolo giallo».

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