A rischio le casse dell’Unione Africana - Nigrizia
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La reputazione della Banca commerciale etiope ai minimi storici
A rischio le casse dell’Unione Africana
L’organizzazione ha confermato un tentativo di frode sui conti bancari della sede centrale di Addis Abeba. Coinvolta una filiale della Banca commerciale dell’Etiopia, a cui già nel marzo scorso erano stati prelevati in modo illecito decine di milioni di dollari
14 Maggio 2024
Articolo di Rocco Bellantone
Tempo di lettura 4 minuti
La sede dell'Unione Africana ad Addis Abeba

La Banca commerciale dell’Etiopia continua a fare acqua da tutte le parti. Dopo che a metà marzo un problema tecnico aveva permesso a migliaia di suoi clienti di ritirare più soldi di quanti ne possedessero nei loro conti, ad aprile a fare le spese dei disservizi dell’istituto di credito pubblico etiope è stata l’Unione Africana.

La notizia è stata confermata il 30 aprile dalla stessa UA che in un comunicato ha dichiarato un tentativo di frode sui suoi conti registrati nella filiale della Banca commerciale dell’Etiopia, situata all’interno del quartier generale dell’Unione di Addis Abeba.

Il fatto risale al 15 aprile. Quel giorno un uomo si è presentato nella filiale, ha mostrato dei documenti falsi contrassegnati con il logo e i timbri dell’UA ed effettuato una serie di ordini di bonifico dai conti dell’istituzione per un ammontare di oltre 6 milioni di dollari. La cifra sarebbe dovuta finire su quattro conti bancari esterni all’istituzione per delle spese imprecisate per l’acquisto di macchinari e l’esecuzione di lavori per la costruzione di pozzi d’acqua. Insospettiti i funzionari della banca hanno chiesto un riscontro al dipartimento finanziario dell’UA e non avendo conferma hanno bloccato le transazioni. L’uomo è stato fermato dalla sicurezza e prelevato dalla polizia per essere interrogato.

Il suo nome è Belay Mekonnen, vicedirettore generale del patriarcato della Chiesa ortodossa etiope Tewahedo (“unitaria”), tra i sacerdoti che nel 2023 avevano tentato di formare un patriarcato indipendente da quello centrale nella regione di Oromia e nel Tigray. La Chiesa ha subito preso le distanze dall’accaduto, dichiarando di non essere a conoscenza delle intenzioni del sacerdote. Insieme a lui sono state fermate le quattro persone a cui erano intestati i conti a cui il prete voleva indirizzare i fondi dell’UA.

Provando a difendersi di fronte alle domande della polizia, Mekonnen ha detto di essere stato raggirato. Dalle prime ricostruzioni della vicenda è emerso che sui documenti falsificati che aveva presentato alla filiale della Banca commerciale dell’Etiopia erano state apposte le firme di Betelehem Wogayehu e Hamza Sahl, funzionari dell’UA a cui però dal gennaio di quest’anno è stata revocata l’autorizzazione a rilasciare ordini di pagamento dai conti dell’istituzione.

La filiale della Banca commerciale dell’Etiopia gestisce i conti bancari della sede centrale dell’UA di Addis Abeba da circa vent’anni. Da allora le sue attività sono cresciute e oggi ha in carico, tra gli altri, anche i conti di un altro importante organismo africano, l’Africa CDC, il centro africano per il controllo e la prevenzione delle malattie. Fonti interne all’UA citate da The Reporter Ethiopia hanno detto che i funzionari del dipartimento finanziario dell’organizzazione starebbero valutando la possibilità di trasferire all’estero il grosso della liquidità nelle casse dell’organizzazione.

«Questa è la terza volta che i nostri conti subiscono frodi» ha detto una delle fonti rimasta anonima. «Siamo preoccupati perché questi tentativi provengono da persone rispettabili. Non abbiamo alcuna garanzia che un giorno i funzionari dell’UA non facciano la stessa cosa. Stiamo perdendo la fiducia, quindi abbiamo deciso di trattenere in Etiopia per gli stipendi solo una piccola quantità di forex (il cambio valutario che consiste nella conversione di una valuta in un’altra, ndr)».

Ciò che è certo, per il momento, è che dopo questo nuovo episodio la reputazione della Banca commerciale etiope è piombata ai minimi storici. Dei quasi 20 milioni di dollari “extra” che a metà marzo erano stati prelevati dai suoi correntisti attraverso 490mila transazioni effettuate in poche ore, ne sarebbero stati recuperati circa 14 milioni. Anche se secondo diversi media locali le perdite in realtà sarebbero state molto più ingenti, fino a 40 milioni di dollari. Fondato più di ottant’anni fa, l’istituto di credito pubblico etiope incamera oggi i conti bancari di 38 milioni di clienti. Ma il suo nome non sembra essere più sinonimo di affidabilità. E a rendersene conto, adesso, è uno dei suoi correntisti più importanti, l’Unione Africana.

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