Sudan: la società civile al centro della risposta umanitaria - Nigrizia
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Se ne è parlato in una Conferenza al Cairo. Un importante occasione di confronto e programmazione del futuro aiuto internazionale
Sudan: la società civile al centro della risposta umanitaria
23 Novembre 2023
Articolo di Bruna Sironi (da Nairobi)
Tempo di lettura 3 minuti
Popolazione in fuga dal Darfur riparata in Ciad (Credit: CGTN)

Secondo tutte le più recenti dichiarazioni di esperti dell’ONU e di altri esponenti della comunità internazionale, il conflitto che da oltre sette mesi devasta il Sudan ha causato una crisi umanitaria drammatica, che ha un impatto deleterio su gran parte della popolazione.

La situazione sul terreno rende inoltre difficile alla comunità internazionale di intervenire secondo le modalità normalmente usate in simili contesti.

Finora gran parte del soccorso alla popolazione intrappolata nel conflitto è stato dato da gruppi locali, fortemente radicati nelle loro comunità, che hanno potuto muoversi sapendo come sfruttare tutte le possibilità offerte, anche in momenti di forte tensione e nelle brevi pause dei combattimenti.

Si è trattato di una modalità basata sull’azione di comitati informali, sviluppata durante la mobilitazione popolare che ha portato alla caduta del trentennale regime islamista del deposto presidente Omar El Bashir e negli anni seguenti.

Soprattutto dopo il colpo di Stato militare del 25 ottobre 2021 la mobilitazione popolare è stata tenuta viva da numerosi comitati locali di resistenza, che hanno costituito una prima rete di soccorso allo scoppio del conflitto.

Un modo di affrontare la crisi umanitaria molto diverso da quello finora usato, centralizzato, diretto e coordinato dalle organizzazioni delle Nazioni Unite.  

Se ne è discusso in una conferenza di tre giorni che si è conclusa il 20 novembre scorso al Cairo.

L’appuntamento è stato organizzato da alcune autorevoli organizzazioni della società civile sudanese, tra cui il centro studi Fikra for Studies and Development, la rete regionale Strategic Initiative for Women in the Horn of Africa, l’associazione di giornalisti Sudanese Journalists Association e quella di avvocati darfuriani Darfur Bar Association, supportate da due organizzazioni internazionali, il Norwegian Refugees Council e Emergency Lawyers.

Ѐ stato finanziato da Norvegia e Gran Bretagna e ospitato dal governo egiziano. Vi hanno partecipato 420 persone, un centinaio delle quali sudanesi provenienti dalle zone di conflitto, insieme a numerosi esponenti della diaspora, funzionari delle organizzazioni delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni umanitarie internazionali.

Ѐ stata un’importante occasione di confronto e di programmazione del futuro aiuto internazionale nel paese che si è concluso con una dichiarazione forte, basata sull’orgoglio delle capacità finora dimostrate, che non intende delegare a nessuno la gestione della crisi: “The homeland belongs to us, with all its wars and famine and pandemics, it belongs to us” (Il nostro paese ci appartiene, con tutte le sue guerre e carestie e pandemie, appartiene a noi).

La dichiarazione finale è scaturita dal dibattito in cui la modalità di capillare auto-aiuto è stata sottolineata in diversi interventi.

Tra gli altri, in quello di Jan Egeland, segretario generale del Norwegian Refugee Council e ottimo conoscitore del Sudan, che ha detto: «Ѐ necessario mettere al centro della nostra risposta le organizzazioni della società civile, le organizzazioni comunitarie e le organizzazioni non governative sudanesi».

Se l’appello fosse raccolto, sarebbe una rivoluzione copernicana nell’organizzazione dell’aiuto umanitario internazionale.

Nel video le osservazioni conclusive presentate da Amgad Fareid Eltayeb, direttore esecutivo di Fikra for Studies and Development.

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