Nel 2024 l’Africa pagherà 74 miliardi di dollari di interessi sul debito
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Sono le previsioni della Banca africana di sviluppo: il 54% andrà a creditori privati
Nel 2024 l’Africa pagherà 74 miliardi di dollari di interessi sul debito
19 Febbraio 2024
Articolo di Redazione
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Si prevede che i paesi africani dovranno spendere nel 2024 circa 74 miliardi di dollari per pagare il servizio del debito. Nel 2010 erano 17 miliardi. È ciò che emerge da un rapporto pubblicato il 16 febbraio scorso dalla Banca africana di sviluppo (ADB) e intitolato Prestazioni macroeconomiche e prospettive dell’Africa –Gennaio 2024.

Il rapporto specifica che 40 miliardi di dollari, ovvero il 54% del servizio totale del debito, sono dovuti a creditori privati.

I paesi del continente hanno beneficiato, negli ultimi due decenni, di un aumento dei volumi di finanziamento da parte di investitori privati ​​in cerca di rendimenti elevati. Tra il 2000 e il 2021, 23 paesi africani hanno emesso più di 125 eurobond per un valore superiore a 1,51 trilioni di dollari.

Quali i rischi?

In questo contesto, i rischi di rifinanziamento potrebbero aumentare ulteriormente, in particolare per i paesi che quest’anno dovranno affrontare ingenti rimborsi, tra cui Angola (6,4 miliardi di dollari), Kenya (5 miliardi di dollari), Costa d’Avorio (2,6 miliardi di dollari) e Nigeria (2,5 miliardi di dollari).

Nel 2025, i creditori privati ​​rappresenteranno ancora più del 50% del totale dei pagamenti del servizio del debito in scadenza. La quota dominante di creditori privati implica che i meccanismi di ristrutturazione del debito previsti dagli accordi del G20 devono essere rivisti per integrare meglio i creditori privati. Finora, solo il Ciad ha raggiunto un accordo con i suoi principali creditori, compresi i privati ​​come ad esempio il colosso delle materie prime Glencore.

Pochi investimenti pubblici

Il rapporto indica, inoltre, che per 50 paesi africani la percentuale del debito sulle entrate pubbliche, dove sono disponibili dati, è aumentato dal 6,8% nel periodo 2015-2019 al 10,6% nel periodo 2020-2022.

Le risorse destinate al servizio del debito hanno quindi ridotto lo spazio di bilancio disponibile per gli investimenti nei settori che promuovono la crescita e lo sviluppo del capitale umano. È il caso dei settori dell’istruzione e della sanità, in cui la spesa pubblica media del continente è inferiore a quella di altre regioni comparabili. Ad esempio, tra il 2010 e il 2019, la spesa pubblica media per l’istruzione in Africa è stata il 3,6% del Pil, al di sotto della media globale del 4,2%.

La quota africana della spesa sanitaria pubblica, pari all’1,8% del Pil nello stesso periodo, era inferiore a un terzo della media globale del 5,8% e ben al di sotto dell’obiettivo del 4-6% del Pil fissato dall’Unione Africana (UA).

L’esempio dei paesi dell’America Latina

Inoltre, gli elevati costi del servizio del debito distolgono risorse dagli investimenti infrastrutturali, limitando così la futura crescita del Pil. Per cui la crescita degli interessi sul debito va a incidere negativamente sulla crescita, come suggerisce l’esperienza del “decennio perduto” dell’America Latina.

Negli anni ’80, infatti, molti paesi dell’area sudamericana non furono in grado di onorare il proprio debito estero e dovettero effettuare dolorosi aggiustamenti di bilancio, tra cui la riduzione della spesa per infrastrutture, sanità e istruzione, con conseguenti livelli elevati di disoccupazione, un forte calo della produttività pro capite, reddito pro capite e stagnazione o contrazione della crescita economica.

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