Affaire 49 soldati ivoriani arrestati in Mali: tra condanne a morte e grazia - Nigrizia
Costa d'Avorio Mali
Affaire 49 soldati ivoriani arrestati in Mali: tra condanne a morte e grazia
02 Gennaio 2023
Articolo di Roberto Valussi
Tempo di lettura 3 minuti
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Non finiscono i colpi di scena a Bamako. La crisi diplomatica dei 49 soldati ivoriani arrestati in Mali lo scorso 10 luglio continua a tenere sulle spine gli equilibri internazionali nell’Africa occidentale. 

Il 31 dicembre, la Corte d’assise maliana ha condannato i 46 militari presenti al processo a 20 anni di prigione per «attentato e complotto contro il governo» e «attentato alla sicurezza dello Stato».  Pena di morte invece per gli altri 3, giudicati in contumacia, dopo che erano stati liberati e rispediti in patria a settembre, con un gesto di apertura diplomatica del presidente maliano Assimi Goita. 

La sfilza di condanne ha sorpreso i più. Tutto sembrava andare nella direzione della fine di una querelle che da quasi sei mesi tiene banco tra le cancellerie dell’Africa occidentale. 

Il contenzioso: Bamako accusa la Costa d’Avorio di aver inviato un contingente di soldati, sotto le false spoglie di membri della missione dell’Onu in Mali, la Minusma, al fine di lanciare un colpo di stato contro Goita. Abidjan ha da sempre respinto le accuse, sostenendo che quei soldati erano a tutti gli effetti dei riservisti di Minusma. Una posizione che trova il sostegno della CEDEAO, la Comunità Economica degli Stati dell’Africa occidentale. 

Dopo mesi di trattative e mediazioni, un punto di svolta era arrivato lo scorso 22 dicembre, data di firma di un memorandum d’intesa tra i due stati vicini e francofoni. Il Ministro ivoriano della difesa Ibrahima Téné Ouattara aveva allora dichiarato che la crisi era «in via di risoluzione». Con un tono simile, il Ministro degli Affari esteri maliano Abdoulaye Diop. Che per la prima volta non parlava di un tentativo di destabilizzazione, ma di «un incidente sgradevole».

L’accordo è rimasto confidenziale. Di certo prevedeva l’inizio del processo per i soldati alla Corte d’Assise di Bamako. 

In molti ci si attendeva una loro assoluzione, come preludio al rinvio in patria degli accusati. Anche tenendo conto che la CEDEAO aveva fissato al 1 gennaio 2023, la data limite per la loro liberazione. Pena, l’imposizione di sanzioni contro il Mali. 

Invece sono arrivate le condanne. 

Grazia salva-tutti

Ciononostante, il Presidente della repubblica Alassane Ouattara, nel suo discorso di fine anno, ha dichiarato che i soldati «ritroveranno ben presto il suolo ivoriano»

Il suo tono rassicurante potrebbe essere non solo una scelta di forma e diplomazia. Sulla stampa locale e internazionale, si parla con insistenza di una possibile grazia presidenziale da parte di Goita. Ipotesi supportata dal fatto che gli avvocati della difesa dei soldati hanno depositato un atto di non ricorso alla sentenza. Il fine sarebbe di non ostacolare l’iter della grazia. 

Altro elemento sulla stessa frequenza: la CEDEAO non ha ancora fatto scattare le sanzioni. 

Al momento, è impossibile dire se tutto questo sia previsto dal memorandum d’intesa. Ma si può ipotizzare che sia il frutto di un compromesso per far salvare la faccia al presidente Goita. Quest’ultimo potrebbe così continuare a vendersi ai suoi concittadini come il leader vigile nonché capace di sventare un tentato golpe orchestrato dalla Costa d’Avorio. E aggiungerebbe alla sua reputazione anche il ruolo di diplomatico che, per amor della pace, compie un gesto magnanimo, concedendo la grazia. 

Le frizioni del Mali con il suo vicino ivoriano e con la CEDEAO in generale rientrano nel nuovo posizionamento internazionale impresso dal regime di Goita. Dal colpo di stato del 2021, Bamako ha rotto la sua tradizionale affiliazione con l’ex padrino coloniale francese, per gettarsi nelle braccia russe. Corollario del nuovo rapporto con Mosca è il ruolo centrale affidato a Wagner, il gruppo di mercenari affiliato al Cremlino.

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