Mali: 49 soldati ivoriani da liberare - Nigrizia
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Si inaspriscono le tensioni tra Bamako e Abidjan
Mali: 49 soldati ivoriani da liberare
13 Luglio 2022
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 3 minuti
Soldati ivoriani in parata

Il governo ivoriano ha richiesto il rilascio immediato dei 49 soldati tenuti in stato di fermo dalle autorità maliane. Abidjan ha confermato la legittimità del loro arrivo a Bamako all’interno delle operazioni legate alla Missione di pace dell’Onu in Mali, Minusma, rinnovata il 30 giugno scorso per un altro anno. E ha smentito che si trovassero in possesso di armamenti militari.

Il loro comunicato ufficiale arriva due giorni dopo lo sbarco del contingente militare all’aeroporto della capitale maliana.

Le autorità militari del Mali sostengono di non essere state informate del loro arrivo e che – al momento dei primi accertamenti – i loro omologhi ivoriani si erano rivelati altrettanto all’oscuro della faccenda. Ragion per cui, in un comunicato televisivo trasmesso lunedì 11 giugno, la giunta militare ha dichiarato che i 49 soldati erano considerati come dei mercenari, giunti nel paese per destabilizzare l’ordine costituito. Dei golpisti insomma.

L’indomani, il portavoce di Minusma, Olivier Salgado, aveva chiarito lo status dei soldati, dichiarando che pur non facendo direttamente parte della missione, lavorano per la compagnia privata Sas (Sahel Aviation Service) società che lavorava sotto appalto, per la fornitura di servizi di sicurezza. 

In seguito è emerso che l’arrivo di soldati ivoriani avviene ciclicamente, ogni 6 mesi, dal 2019. 

Nel loro comunicato, le autorità ivoriane hanno anche smentito che i loro militari fossero armati, aggiungendo che le armi c’erano, ma si trovavano in un altro aereo. Tutto questo per svuotare di senso la tesi maliana secondo cui i mercenari fossero dei golpisti pronti ad entrare in azione.

Bamako non ha ancora risposto alla richiesta di Abidjan di una loro liberazione immediata. Ma la disputa si può già inserire nel quadro di relazioni tese tra le due nazioni.

Al di là delle speculazioni sulle intenzioni maliane, la decisione di denunciare un’ingerenza straniera permette ai militari al potere di colpire allo stesso tempo su due fronti.

Da un lato, manda un segnale allo storico patron francese, attraverso l’attacco alla Costa d’Avorio, alfiere della françafrique nell’Africa occidentale.

Dall’altro, rafforza il suo allineamento pro-Russia – nuovo padrino del Mali e sostenitore della giunta golpista – mettendo in mezzo Minusma. A cui lo scorso 29 giugno aveva espresso l’intenzione di non appoggiare l’inchiesta sui presunti abusi dei militari maliani all’interno della stessa Missione Onu.

Una presa di posizione forte, dato che la decisione delle indagini era stata approvata con soli voti favorevoli dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Anche se con la significativa astensione di Russia e Cina.

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