Si è conclusa il 20 giugno presso le Nazioni Unite la terza conferenza ad alto livello dei responsabili di agenzie anti terrorismo.
Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha aperto la due giorni il 19 giugno dichiarando che la chiave per contrastare il terrorismo è sì unirsi per sventare gli attacchi, ma concentrandosi anche sulla prevenzione, contrastando quelli che vengono definiti pull factor per il terrorismo: povertà, emarginazione, infrastrutture inadeguate, violazioni dei diritti umani e instabilità politica.
Il giorno seguente esperti di Onu, Interpol, Russia, Stati Uniti, Qatar e un manager di Google per l’intelligence strategica hanno discusso le tendenze e le minacce terroristiche attuali ed emergenti nel mondo.
L’Africa è stata al centro del dibattito, quando Guterres ha ricordato che il continente è diventato il centro del terrorismo globale, con un grave aumento del numero di gruppi attivi, tra cui prevalgono tuttora al-Qaida e il gruppo dello Stato islamico (IS), presenti ormai in tutto il Sahel – con una crescita di oltre il 2.000% negli ultimi 15 anni – e in vari altri paesi.
Il direttore antiterrorismo dell’Interpol, Gregory Hinds, dal canto suo, ha affermato che al-Qaida e gruppi correlati all’IS continuano a ispirare e ad effettuare attacchi in Africa e Asia a ritmo allarmante.
Sul significativo deterioramento della sicurezza globale negli ultimi anni, è stato sottolineato che il numero di conflitti è di nuovo in aumento dopo due decenni di costante declino, e il terrorismo globale è aumentato in dieci anni del 50%, influenzato da eventi di portata mondiale.
E sono proprio i numerosi conflitti, specialmente in Africa, che aggravando l’instabilità interna e internazionale, creano un terreno fertile per i gruppi armati, compresi i gruppi terroristici, che si vanno moltiplicando.