Cacao: produzione in calo, prezzi alle stelle - Nigrizia
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I produttori in Ghana e Costa d’Avorio penalizzati da crisi climatica e nuove regole europee
Cacao: produzione in calo, prezzi alle stelle
Nei due paesi, primi produttori al mondo, i raccolti sono già ai minimi storici, con conseguenti aumenti delle quotazioni. Una situazione destinata ad aggravarsi ulteriormente, denunciano gli agricoltori, con l’entrata in vigore di un regolamento UE contro il disboscamento
28 Febbraio 2024
Articolo di Antonella Sinopoli (da Accra)
Tempo di lettura 4 minuti
Coltivatore di cacao ivoriano che sparge le fave di cacao per essiccarle al sole (Credit: Diorne Zausa/CC BY-SA 4.0 DEED Attribution ShareAlike 4.0 International)

Prezzi del cacao ai massimi storici – 6.800 dollari a tonnellata – mentre in Costa d’Avorio e Ghana – i maggiori paesi esportatori a livello mondiale – la produzione diminuisce.

Una situazione provocata da vari fattori – eventi climatici, soprattutto – ma che rischia di peggiorare in vista dell’entrata in vigore, il 30 dicembre 2024, di un regolamento dell’Unione Europea (EUDR) che impone alle aziende di dimostrare, attraverso certificazione, che le fave di cacao importate non provengano da aree deforestate.

Una normativa che intende salvaguardare l’ambiente ma che potrebbe rivelarsi un grosso problema sia per il mercato – con l’aumento vertiginoso dei prezzi per prodotti come cioccolato, dolciumi, prodotti per la cura della pelle e persino medicinali a base di erbe – sia per i piccoli e medi agricoltori che vedranno crollare i loro accordi commerciali e quindi, per molti, la principale fonte di sostentamento.

Aziende come Cargill, Ferrero, Nestlé, Mars dovranno adeguarsi alle direttive UE anche se, secondo voci diffuse da Bloomberg, ci sarebbe l’intenzione di spingere per strappare all’Unione Europea un periodo di transizione e ritardare l’attuazione del regolamento.

Ricordiamo che tale normativa copre anche l’olio di palma, il caffè, la soia, il legname e il bestiame, noti fattori di disboscamento. Una legge, che si estende dall’Amazzonia all’Africa fino all’Asia, e che si applica alle materie prime così come a prodotti come pelletteria e mobili.

Ma restiamo al cacao. Prodotto di cui proprio l’Europa è il più grande acquirente al mondo. Quando il regolamento sarà in funzione ogni spedizione dovrà elencare le coordinate GPS delle aziende agricole in cui è stato coltivato il cacao e tali informazioni dovranno essere caricate in un database dell’UE.

Secondo le aziende però l’adeguamento potrebbe rallentare o addirittura interrompere il mercato con danno notevole agli agricoltori, come dicevamo, all’economia del paese esportatore e, infine, con ripercussioni sui prezzi.

Già ora però ci sono segnali di una riduzione delle importazioni nelle principali destinazioni: Amburgo, Amsterdam, Anversa e anche altre aziende importatrici – come quelle di caffè dall’Etiopia – hanno evidenziato un calo negli ordini.

Gli ultimi dati, riportati da Trading Economics, mostrano che gli agricoltori della Costa d’Avorio hanno spedito 1,12 milioni di tonnellate di cacao ai porti dal 1° ottobre al 18 febbraio, in calo del -33% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Nel frattempo, il Ghana Cocoa Board ha tagliato la stima della produzione di cacao in Ghana per il 2023/24 al minimo degli ultimi 14 anni, pari a 650-700mila tonnellate, rispetto a una precedente previsione di 850mila tonnellate.

Tra i motivi addotti, il contrabbando del prodotto e le condizioni meteorologiche sfavorevoli. Anche questo regolamento inciderà sui mercati e, magari in futuro, sulle abitudini alimentari dei cittadini a livello globale.

Non sarà comunque facile gestire la correttezza della provenienza del prodotto. In Costa d’Avorio – che fornisce il 44% del cacao mondiale – secondo una ricerca del 2022, circa il 30% della superficie coltivata si trova all’interno di foreste protette, nonostante le leggi contrarie. E l’approvvigionamento non tracciato è responsabile di una percentuale altissima di attività di deforestazione.

Ecco perché, si afferma, la decisione dell’Unione Europea, è indispensabile: secondo alcune stime, continuando così circa 248mila ettari di foresta andrebbero persi ogni anno entro il 2030.

Ma gli effetti sull’economia sono già visibili. Le contrattazioni hanno già raggiunto rialzi che non si vedevano dal 1999.

Effetto clima

Mentre si fanno anche i conti con la siccità e le malattie (black pod disease) che hanno devastato i raccolti dei principali produttori dell’Africa occidentale. Eventi, anche questi, che incideranno sui prezzi.

E soprattutto sulla vita degli individui a monte della filiera del cacao. Lo scorso anno piogge eccezionali avevano rovinato gran parte del raccolto. Ma già dall’anno prima si è cominciata a registrare una siccità estrema di cui non si faceva esperienza da almeno un decennio, un trend che purtroppo è ancora in atto.

Situazioni tra l’altro ampiamente anticipate quando si sono analizzati gli effetti di eventi estremi climatici estremi – come El Niño – su certe colture, in modo particolare la pianta del cacao, appunto.

Come sottolineano i più recenti studi sul tema, temperatura e precipitazioni svolgono un ruolo considerevole nella produzione di cacao nell’Africa occidentale. Ed è un dato di fatto che temperature estreme abbiano già influito negativamente sulla produzione. E purtroppo è prevedibile che siccità e precipitazioni improvvise e violente ne ridurranno la produzione in futuro.

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