Il caso degli agenti segreti francesi arrestati in Burkina Faso
Burkina Faso Politica e Società
Le trattative per il rilascio restano in una fase di stallo
Il caso degli agenti segreti francesi arrestati in Burkina Faso
Da due mesi quattro membri del DGSE sono in stato di fermo a Ouagadougou con l’accusa di spionaggio. Per il loro rilascio la giunta militare di Ibrahim Traoré chiede in cambio la consegna di due figure molto vicine all’ex presidente Blaise Compaoré, condannato all’ergastolo per l’uccisione di Thomas Sankara nel 1987
02 Febbraio 2024
Articolo di Rocco Bellantone
Tempo di lettura 3 minuti

Sono trascorsi ormai due mesi dall’arresto a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, di quattro agenti del DGSE, il servizio di informazioni all’estero della Francia.

L’arresto è avvenuto lo scorso 1° dicembre, 48 ore dopo il loro arrivo nella capitale. Gli agenti erano atterrati a Ouagadougou in missione ufficiale, nell’ambito di un’attività di cooperazione tra il DGSE e l’ANR, l’agenzia nazionale di intelligence del Burkina Faso.

Stando alle informazioni raccolte da Jeune Afrique, il fermo sarebbe dovuto a un cavillo burocratico riscontrato nella presentazione dei passaporti all’atterraggio a Ouagadougou. I quattro agenti del DGSE avrebbero infatti presentato visti diplomatici non in regola, che avrebbero ottenuto al consolato del Burkina Faso a Parigi dietro un accordo verbale e non a seguito di una richiesta formale.

Inoltre, ai controlli sarebbero stati trovati nei loro telefoni foto e altri file considerati sensibili sulla situazione della sicurezza a Ouagadougou e in altre aree del paese. Insomma, sarebbe strato un mix di presunti errori procedurali e di sciatteria da parte degli agenti a farli finire in carcere.

Per l’intelligence francese quanto accaduto è in realtà solo un pretesto sfruttato dalla giunta militare al potere dal 2022 in Burkina Faso, guidata da Ibrahim Traoré, per mettere pressione su Parigi. O meglio, in questo caso, per tenerla alla larga da quanto sta succedendo nel paese dell’Africa occidentale.

I servizi segreti transalpini sono infatti certi che questo arresto sarebbe collegato al recente arrivo a Ouagadougou di una ventina di membri dell’intelligence militare russa (GRU) per collaborare con l’ANR. Il 17 dicembre, dunque a poco più di due settimane di distanza dall’arresto, una dozzina di agenti francesi hanno lasciato la capitale.

Gli agenti francesi fermati sono accusati di spionaggio. Inizialmente, per una decina di giorni, sono stati interrogati dalla Direzione della sicurezza dello stato (DSE). Successivamente sono stati mandati al Centro di detenzione e correzione di Ouagadougou dove sono stati separati.

Prima della fine dell’anno, il pressing diplomatico di Parigi ha ottenuto per loro il trasferimento in degli appartamenti a Cité Azimmo Ouaga 2000, quartiere benestante della capitale, dove ricevono visite regolari da parte del loro avvocato.

La questione non è passata inosservata a Parigi. A cadere è stata la testa del direttore del DGSE Bernard Emié. A Boulevard Mortier, dove ha sede l’agenzia, è stata allestita un’unità di crisi per monitorare la vicenda, seguita dal capo di gabinetto privato del presidente, il generale Fabien Mandon.

Le trattative per il rilascio degli agenti sono al momento in una fase di stallo. Finora sono state respinte le richieste per uno scambio avanzate dalla giunta militare burkinabé, ossia la consegna di figure molto vicine all’ex presidente Blaise Compaoré, in carica dal 1987 al 2014 e su cui in Burkina Faso pende una condanna all’ergastolo perché dichiarato colpevole dell’uccisione di Thomas Sankara il 15 ottobre del 1987.

Si tratta di Djibrill Bassolé, ex ministro degli Esteri e responsabile della sicurezza nel governo di Blaise Compaoré, e di François Compaoré, suo fratello minore. Un altro scambio proposto è quello con Newton Ahmed Barry, giornalista ex presidente della Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI) del Burkina Faso.

I tre uomini risiedono attualmente in Francia. È la stessa richiesta che la giunta di Ibrahim Traoré aveva avanzato al governo di Abidjan nel settembre del 2023 dopo aver arrestato due suoi gendarmi a Ouagadougou.

Nel tentativo di sbloccare la situazione è stata attivata la mediazione del Togo. A metà dicembre, un alto funzionario dei servizi segreti togolesi si è recato a Ouagadougou per discutere della questione con il tenente colonnello Ismaël Diaouari, capo di stato maggiore della giunta militare burkinabé.

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