Gabon: Ali Bongo pronto al terzo mandato - Nigrizia
Gabon Politica e Società
Elezioni generali il 26 agosto
Gabon: Ali Bongo pronto al terzo mandato
La dinastia Bongo non sembra intenzionata ad estinguersi. Ancor meno il suo Partito democratico gabonese che domina praticamente incontrastato grazie anche a un’opposizione debole e frammentata. Per il presidente si prevede una vittoria facile e scontata
11 Luglio 2023
Articolo di Elio Boscaini
Tempo di lettura 4 minuti
Ali Bongo (Credit: Présidence gabonaise)

Domenica 9 luglio, senza sorprese per i cittadini del Gabon, Ali Bongo Ondimba ha annunciato di candidarsi (è la terza volta) alla propria successione. L’elezione presidenziale è prevista per sabato 26 agosto. Bongo è al potere da 14 anni e alla sua poltrona sembra essersi proprio affezionato.

«Annuncio ufficialmente oggi di essere candidato», ha detto di fronte ad alcune centinaia di sostenitori che scandivano “Ali presidente!”, in un discorso diffuso in diretta Twitter, nella Zona economica speciale (Zes) di Nkok, vicino alla capitale Libreville.

La sua investitura è stata trionfalmente ratificata il giorno dopo dal congresso di investitura del suo onnipotente Partito democratico gabonese (Pdg) che non solo domina il parlamento, ma è anche il grande favorito delle elezioni legislative e comunali che si svolgeranno in contemporanea alle presidenziali, il 26 agosto.

I giochi per Bongo sono dunque già fatti, visto che l’elezione è a un solo turno e che l’opposizione (ma quale opposizione?) si presenta in ordine molto sparso: sono una ventina, infatti, le personalità che hanno già annunciato la loro intenzione di presentarsi contro il capo di Stato uscente.

Ali Bongo, 64 anni, era stato eletto la prima volta nel 2009 alla morte del padre (Omar Bongo Ondimba, alla testa del paese da più di 41 anni), e riconfermato per un pelo nel 2016.

La chiusura delle candidature ufficiali si tiene oggi, 11 luglio. La campagna elettorale ufficiale si aprirà l’11 agosto per concludersi il 25 agosto. Ma la maggioranza dei candidati sono in campagna già da un anno, in tutto il paese.

Ali Bongo, da parte sua, ha moltiplicato negli ultimi mesi un «tour repubblicano» distribuendo promesse. Una “pre-campagna” fatta con i mezzi dello Stato, denuncia l’opposizione.

Che giudizio portare sul secondo settennato di Ali Bongo? Un rapporto uscito il mese scorso – 105 promesse, 13 realizzate -, redatto dagli economisti gabonesi Mays Mouissi e Harold Leckat, ha passato al setaccio il settennato (2016-2023) per concludere che è stato un… fallimento.

L’esecutivo, secondo il rapporto, non è riuscito a riassorbire il tasso di disoccupazione in un paese di meno di 2,4 milioni di abitanti (età media 22,5 anni) e ricco di enormi risorse di petrolio, gas e minerali.

Tra le cose non fatte, il rapporto cita i 44 km di strada asfaltata che dovrebbero collegare il nord e il sud di Libreville alla strada nazionale, così come la promessa di far passare la capacità di produzione elettrica da 611 MW nel 2016, a 1400 MW nel 2023.

«In generale, la maggior parte dei progetti di infrastrutture promessi dal presidente – si legge nel rapporto – non sono stati realizzati: è il caso delle strade, delle 5 dighe idroelettriche, delle scuole, dei 700 (!) asili

Più importante: il tasso di disoccupazione è passato dal 28 al 32%; un terzo (35%) dei gabonesi vive sotto la soglia di povertà – benché il Gabon sia il quarto maggiore esportatore di petrolio dell’Africa e abbia un reddito pro capite di 8.635 dollari – cioè con meno di due dollari al giorno; l’accesso ai servizi sociali di base si è totalmente disgregato».

La corruzione è una questione delicata per tutta la popolazione. Il Gabon si colloca al 124° posto su 180 paesi nell’indice di percezione della corruzione di Transparency International e la linea di tendenza è in calo nell’ultimo decennio.

I rapporti investigativi globali che hanno prodotto i Pandora Papers (una fuga di quasi 12 milioni di documenti finanziari dei più ricchi e potenti del mondo), hanno collegato la famiglia Bongo a oscuri rapporti finanziari.

Tra le promesse mantenute da Ali Bongo, giusto ricordare il risanamento dell’ospedale di Melen, la costruzione di 9 scuole superiori e 8 primarie, un porto commerciale e uno minerario, la protezione del 23% delle acque territoriali, il rafforzamento dei diritti delle donne e la formazione di una commissione per regolare le risorse naturali.

Sempre secondo gli autori del rapporto, a quanti giustificano le promesse non mantenute con l’incidente vascolare cerebrale che aveva colpito il presidente nel 2018, il Covid e la guerra russo-ucraìna… se il presidente è rimasto al suo posto, significa che si riteneva in grado di governare.

Un giudizio sull’operato del governo lo daranno comunque gli elettori che si recheranno alle urne per scegliere colui che li guiderà nei prossimi anni. Ma non ignorano che, ripresosi dall’ictus subìto nel 2018, Ali Bongo ha nominato il figlio Noureddin Bongo Valentin come suo responsabile di campagna.

Il che alimenta la speculazione che il presidente stia gettando le basi per la perpetuazione della dinastia Bongo.

Al paese e al suo regime in vista del voto, Nigrizia ha dedicato il dossier di giugno.

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