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Repubblica Centrafricana / Crisi diplomatica per procura
Il conflitto libico si trasferisce a Bangui
Arrestati l’ambasciatore e 5 diplomatici di Tripoli appena atterrati in Centrafrica. La colpa? Far parte di un governo sostenuto dalla Turchia. I consiglieri russi hanno “invitato” il presidente Touadera a cacciarli per evitare che diventassero un passepartout turco nel paese
27 Ottobre 2020
Articolo di Gianni Ballarini
Tempo di lettura 3 minuti
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Il presidente centrafricano, Faustin Archange Touadera con il presidente russo Valdimir Putin

Il conflitto tra Russia e Turchia tracima in Repubblica Centrafricana, assumendo i contorni di un giallo diplomatico. Lo dimostra il grave incidente successo a Bangui, capitale del Centrafrica, venerdì 23 ottobre. Sei diplomatici libici, tra cui colui che avrebbe dovuto diventare l’ambasciatore nella Repubblica Centrafricana, sono stati arrestati appena arrivati all’aeroporto Mpoko di Bangui. La loro colpa? Essere stati nominati dal governo di unità nazionale (Gna) di Tripoli, riconosciuto dall’Onu, ma col peccato originale di essere sostenuto dalla Turchia.

E che avrà mai la Repubblica Centrafricana contro Ankara? Nulla, se non il fatto che Bangui oggi è una enclave russa. Controllata dai suoi funzionari e dai mercenari del gruppo Wagner, che nell’ultimo anno hanno sostenuto, anche militarmente, il generale libico Khalifa Haftar in perenne conflitto con il Gna. Mosca non poteva accettare una ripresa delle relazioni diplomatiche di Bangui con Tripoli, col rischio di aprire la porta all’influenza turca nella Repubblica Centrafricana.

L’orso russo a Bangui

Sappiamo quanto sia rilevante l’influenza russa nello stato dell’Africa centrale. A Bangui i rapporti con le diplomazie non passano più attraverso il ministero degli esteri, diventato un guscio vuoto, ma direttamente dalla presidenza Touadera, con il filtro dei suoi consiglieri russi.

Lo dimostra l’episodio di venerdì scorso. Appena scesi dal volo Royal Air Maroc, i sei diplomatici libici sono stati arrestati, i loro passaporti diplomatici sequestrati. Sono stati poi condotti, sotto scorta, in un albergo del centro, agli arresti domiciliari. Il loro arrivo era stato annunciato secondo le consuetudini diplomatiche. Evidentemente le convenzioni internazionali, compresa quella di Vienna del 1969 sulle relazioni diplomatiche, sono carta straccia a Bangui.

I diplomatici libici, secondo Rfi, sarebbero stati espulsi il 24 ottobre. Sorpreso del trattamento ricevuto è stato soprattutto il neo ambasciatore, Issa Omar Baruni, che le autorità centrafricane conoscono bene. Infatti aveva già ricoperto quel ruolo durante la presidenza Bozizé, quando primo ministro era proprio Faustin-Archange Touadera, oggi al vertice del paese. E ha occupato quel ruolo fino al 2012, quando sono saliti al potere gli ex Seleka. Omar Baruni è stato il diplomatico che ha spinto Tripoli a finanziare il restauro dell’Hotel Plaza Ledger, l’unico palazzo rilevante della Repubblica Centrafricana.

Sarà interessante apprendere quale sarà la posizione dell’Onu, che riconosce il governo legale di Tripoli e, allo stesso tempo, sostiene il regime del presidente Touadera che, di fatto, ha preso a cuore le sorti di Haftar.

Gli interessi del gruppo Wagner

I mercenari del gruppo Wagner sono stati in prima linea in Libia con i soldati dell’esercito nazionale del maresciallo Haftar. Sono stati sconfitti dalla coalizione che difende il Gna, con il sostegno decisivo di migliaia di mercenari, soprattutto siriani, che la Turchia del presidente Erdoğan aveva inviato a Tripoli. Decine dei mercenari del gruppo Wagner sono stati recentemente trasferiti nella Repubblica Centrafricana, in particolare nella base russa di Berengo.

Militari che hanno rimpolpato la presenza di contractors della Wagner, ora diverse centinaia, che hanno sede nella Repubblica Centrafricana. È facilmente intuibile la loro opposizione alla presenza di un ambasciatore libico che potrebbe spianare la strada ad Ankara in Centrafrica. Il loro principale timore, infatti, è vedere i servizi segreti turchi stabilirsi nel paese, stringendo rapporti fraterni con gli ambienti musulmani e creando, così, movimenti di sostegno alla Turchia che potrebbero diventare rapidamente ostili alla presenza russa.

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