In Ghana spunta il politico mascherato - Nigrizia
Ghana Politica e Società
Fa discutere l'insolita campagna promozionale del neonato movimento The New Force
In Ghana spunta il politico mascherato
Nelle grandi città ghanesi su enormi cartelloni pubblicitari campeggia l'immagine di un uomo in giacca e cravatta, il cui volto è celato da una maschera. Ѐ il misterioso futuro candidato alla presidenza di un altrettanto misterioso nuovo partito che cerca di spezzare la consolidata alternanza al potere delle due principali formazioni politiche
15 Dicembre 2023
Articolo di Antonella Sinopoli (da Accra)
Tempo di lettura 6 minuti

Comincia con un mistero la campagna elettorale di The New Force, il nuovo movimento politico che mira a contrastare i due principali partiti che ormai da decenni si contendono il potere in Ghana, alternandoselo.

Chi sarà mai quell’uomo mascherato che, in modo abbastanza inquietante, troneggia su quegli enormi cartelloni pubblicitari che da oltre un mese sono stati fissati nelle arterie più importanti delle principali città? Non solo Accra, ma anche Kumasi, Cape Coast, Takoradi, Ho e Tamale nel nord della savana.

Ad affiancare quel volto mascherato su un abito d’ordinanza, giacca e cravatta, messaggi semplici e incisivi: “Leadership per la prossima generazione”, “un nuovo Ghana. Una nuova nazione”. Oppure: “La nuova forza abbraccia il cambiamento”. Firmato, appunto, #TheNewForce.

Ma quanto può andare avanti questa trovata? Quanto a lungo può stimolare l’effetto sorpresa? Già a fine novembre il movimento aveva rilasciato un comunicato ufficiale nel quale si assicurava che molto presto l’identità del “Man in the mask” sarebbe stata svelata. Chissà quando.

Intanto, com’è ovvio, sono cominciate le speculazioni. The Independent Ghana ne indica tre di nomi, tra questi quello dell’ex coordinatore del movimento #FixTheCountry, Oliver Barker-Vormawor, che in modo un po’ populista, afferma: «The New Force non è un individuo ma l’intero Ghana».

Secondo altri si tratterebbe, invece, di un ricco uomo d’affari, Nana Kwame Bediako, detto Cheddar. Un uomo che ha uno strano pallino per le tigri. Ne portò due da Dubai, non si capisce come. Erano cuccioli allora, ma ora sono adulte e i vicini hanno spesso raccontato di esserne terrorizzati.

Democrazia di facciata

Ma a parte le note di colore, la questione di chi guiderà il paese dopo gli otto anni (due mandati) di Nana Akufo-Addo è una cosa molto seria. Si voterà esattamente tra un anno, a dicembre 2024.

E chiunque vincerà le elezioni prenderà in mano le redini di un paese che da molto tempo non attraversava la crisi che oggi – e da circa un decennio – sta vivendo. Una crisi – economica e sociale – che è andata man mano peggiorando.

Tanto che, alla fine, il governo si è rivolto al Fondo monetario internazionale per un prestito da 3 miliardi di dollari. Non esattamente una buona eredità con cui questo governo lascerà posto a quello che verrà. E non a caso sono tanti i movimenti di protesta sorti negli ultimi tempi nel paese.

Nepotismo, corruzione, malgoverno: sono le accuse che opinionisti e società civile lanciano nei confronti di un’amministrazione che si è presentata con grandi promesse e che, a detta di molti, ha finito per disattendere la fiducia dei cittadini, occupandosi più di immagine che di sostanza e – cosa che ha caratterizzato la politica di Akufo-Addo – ha agevolato notevolmente la diaspora afroamericana, per motivi di immagine e di relazioni con gli USA.

Cosa che ha finito per provocare conseguenze nell’assetto socio-economico del paese. Ma attenzione, perché in passato medesime accuse sono state rivolte all’altro partito che era al potere.

Probabilmente la questione è proprio questa: quella alternanza, quasi giocata a tavolino, tra le due principali forze del paese, ha finito per configurare una modalità apparentemente democratica ma che in realtà non ha fatto crescere alternative ed ha quindi lasciato il potere assicurato ora nelle mani di una parte ora nelle mani dell’altra.

Insomma, entrambi hanno contribuito alla crisi di un paese che di prospettiva di crescita – e di giustizia sociale che al momento manca – ne aveva e ne ha ancora.

Candidature

In lizza per le elezioni di dicembre prossimo ci sono, appunto, i due principali partiti: quello attualmente al governo, l’NPP (New Patriotic Party), di tipo conservatore e l’NDC (National Democratic Congress), identificato come il partito dei lavoratori.

Una prima novità – a parte il The New Force su cui torneremo tra poco – è arrivata proprio dal partito al governo che ha presentato come candidato alla presidenza l’attuale vice, Mahamudu Bawumia.

Ed è la prima volta che il partito, la cui roccaforte è al sud, sceglie un musulmano, e un musulmano del nord. Segno di estrema fiducia nelle capacità di aggregazione dell’elettorato o consapevolezza che si passerà la mano e quindi inutile spendere tante energie?

Dal canto suo l’NDC ha ricandidato, almeno fino ad ora rimane questa la posizione, l’ex presidente John Mahama. Il partito crede ancora in lui e soprattutto lo ritiene uno di spessore anche se certo, non si può presentarlo come il candidato del cambiamento.

A marzo di quest’anno è nato poi un altro partito, Movement for Change, fondato da Alan Kyerematen, ex ministro del Commercio ed ex NPP, da cui è recentemente fuoriuscito. Esistono poi partiti minori che non hanno però mai dato preoccupazione a quelli di maggioranza, riuscendo a malapena a raggiungere percentuali di voto a una cifra.

Infine, The New Force, che dice di contare soprattutto sui giovani. In realtà le opinioni dei cittadini sono discordanti. Come si può pensare di fare politica a volto coperto e giocando sul fattore sorpresa?

Ed è stato comunque una sorpresa l’arresto della portavoce del movimento. Almeno di lei si conosce il nome. Si tratta di Shalimar Abbiusi, trentenne con nazionalità belga. Avrebbe violato le leggi sull’immigrazione e per questo è rimasta in custodia per qualche giorno e per uscire ha pagato una cauzione pari a poco più di 1.500 euro.

E questo pone un’altra domanda: perché un nuovo partito (o Movimento che dir si voglia) nato in Ghana per risolvere i problemi di questo paese ed amministrarlo dovrebbe affidarsi a una portavoce con nazionalità europea? Sono domande che lasciano spazio solo a supposizioni, per ora.

Il Ghana non è nuovo a protagonisti “mascherati”. Uno dei principali giornalisti investigativi di questo paese e dell’Africa subsahariana, Anas Aremeyaw Anas, ha portato avanti le sue inchieste, pubblicate poi sulla stampa internazionale, indossando una maschera fatta di perline o camuffandosi ogni volta in modo diverso, nel timore di essere ucciso, come accaduto ad altri suoi colleghi.

Ma qui stiamo parlando di politica. E il volto coperto in politica ha tutt’altro significato. E tutt’altre motivazioni. 

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