Ghana: gli inflazionati afrodiscendenti - Nigrizia
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La campagna dell’Year of Return
Ghana: gli inflazionati afrodiscendenti
La politica delle porte aperte del presidente Akufo-Addo rivolta ai ghaneani della diaspora sta alzando il costo della vita e degli immobili nel paese. Per la rabbia e il risentimento dei locali
14 Settembre 2023
Articolo di Antonella Sinopoli
Tempo di lettura 5 minuti

Inflazione alle stelle, speculazione edilizia, malcontento sociale.

Sono gli effetti collaterali dell’Year of return, inaugurato dal presidente del Ghana, Nana Akufo-Addo, nel 2019. Un invito agli africani della diaspora a ritornare nel loro paese, alle proprie radici. Dalle quali erano stati strappati i loro discendenti nel corso dei lunghi secoli della tratta atlantica.

Ad accogliere l’invito – rinnovato con la campagna Beyond the return – sono stati in tanti, soprattutto provenienti dagli Usa e dai Caraibi. Accolti a braccia aperte con iniziative culturali e agevolazioni di vario tipo. Anche nell’acquisizione della cittadinanza garantita attraverso il cosiddetto right of abode.

Non è un’idea nuova

Quello che sembrava un colpo felice messo a punto dal presidente ghaneano si sta rivelando un boomerang per la popolazione locale. Preme ricordare, comunque, che l’idea di Akufo-Addo non era una novità. Quello che ha fatto, è renderla possibile e appetibile tramite una forte operazione di marketing.

Già negli anni Sessanta del secolo scorso il primo presidente del Ghana indipendente, Kwame Nkrumah, aveva cominciato a lavorare all’unificazione della diaspora secondo il concetto di panafricanismo. Nkrumah accolse in quegli anni molti intellettuali espatriati afroamericani. Tra questi, la poetessa Maya Angelou, che tra l’altro ha descritto dettagliatamente le sue esperienze in Ghana nell’ autobiografia All God’s Children Have Traveling Shoes, 1986.

Le crepe del nuovo progetto

L’Year of return dei nostri giorni, invece, sta mostrando qualche crepa. Secondo il ministero del turismo, arti e cultura, solo nell’anno del lancio dell’iniziativa sono arrivati 750mila visitatori, la maggior parte provenienti dagli Stati Uniti, con un vantaggio nell’economia del paese pari a 1,9 miliardi di dollari.

Risultati che hanno galvanizzato il governo che si è dato l’obiettivo di raggiungere i 2 milioni di arrivi turistici internazionali entro il 2025 con un corrispondente introito di 6 miliardi di dollari all’anno. E di certo compagnie di viaggio specializzate stanno cogliendo al volo questo trend.

Prezzi alle stelle

Il problema non è ovviamente l’incremento dei turisti nel paese, che anzi rappresentano sempre boccate di ossigeno per le economie africane, comprese quelle informali. Il fatto è che il trasferimento in Ghana di tanti afroamericani (ma ovviamente non solo) sta di fatto alterando il mercato. A partire da quello degli affitti o acquisti di case. Nelle aree più esclusive, come Airport, Cantonments, East Legon, Labone, Osu, Spintex, studi e attici hanno ormai affitti che vanno da 82mila a 270mila dollari all’anno. Senza contare gli anticipi richiesti. Che possono andare da uno a tre anni. C’è chi può permetterselo – nonostante siano cifre che addirittura superano quelle di capitali europee – ma tutta questa sperequazione ha finito per pesare sui ghaneani. E non parliamo solo di quelli che fino a ieri potevano permettersi un appartamento anche in queste zone. I costi degli affitti sono aumentati per tutti – e spesso la contrattazione avviene in dollari, non più nella moneta locale, il Ghana cedi, soggetto a continue fluttuazioni e conseguente svalutazione.

Ovvio che molti ghaneani siano costretti a trasferirsi in aree più periferiche. Una situazione che ben presto porterà – già lo sta facendo – ad avanzare verso quel fenomeno socio-economico che va sotto il nome di gentrificazione. Secondo un recentissimo studio, il boom del settore immobiliare ha provocato negli ultimi due decenni una drastica riduzione degli spazi verdi nella capitale, Accra, e una perdita stimata di 2,5 miliardi di dollari all’anno a causa dell’inquinamento.

I vantaggi rivolti ai nuovi cittadini ghaneani, o a chi ha intenzione di diventarlo, riguardano anche l’acquisto della terra. Chi conta nel governo ha garantito loro canali privilegiati nei contatti con i chief locali.

Del resto per aprire canali privilegiati basta il contante. Investimenti nel turismo e nell’intrattenimento stanno anche spingendo verso l’occupazione delle parti migliori e più rinomate della costa.

Crisi economica

Il Ghana sta attraversando una crisi economica che rischia di portare indietro un paese che negli anni si era conquistato un posto di primo piano nelle economie africane considerate forti e stabili. Pochi mesi fa, e con un debito pubblico arrivato al 76% del Pil, ha dovuto fare ricorso all’aiuto del Fondo monetario internazionale, 3 miliardi di dollari. E questo nonostante l’ambizione, dichiarata dal presidente Akufo-Addo, già al suo secondo mandato, di portare il paese fuori dalla logica degli aiuti esteri. Ghana Beyond Aid, questo lo slogan, anch’esso lanciato nel 2019.

Nonostante la ricchezza di materie prime e le esportazioni di oro, petrolio, cacao, oggi i cittadini pagano scelte che hanno sicuramente portato il paese in cima agli interessi di investitori in molti settori e a livello internazionale come meta turistica. Ma sono scelte che hanno privilegiato l’apparenza alla sostanza. La sostanza è un’inflazione che a giugno era pari al 42,5% e a salire sono anche i prezzi del cibo (fino al 54,2%). La sostanza è fatta dei cittadini che non riconoscono più le loro città, private di ogni spazio verde ma riempite di edifici, traffico e fumi. Di quelli che ancora vivono con meno di un dollaro al giorno e senza servizi essenziali come acqua corrente e luce elettrica, e oggi faticano anche a fare la spesa al mercato. E di tutti quelli che sanno di essere cittadini di serie B rispetto a chi ha moneta contante in tasca. Ovviamente in valuta estera.

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