Madagascar: arrestati due colonnelli per «tentato golpe» - Nigrizia
Madagascar Politica e Società
Nuovo capitolo nel caos elettorale sull'isola. Il presidente Rajoelina esce riconfermato dal voto, boicottato dalle opposizioni
Madagascar: arrestati due colonnelli per «tentato golpe»
29 Novembre 2023
Articolo di Redazione
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In Madagascar non accenna a placarsi la crisi politica legata alle elezioni del 16 novembre, boicottate dalle opposizioni e vinte dal presidente uscente Andry Rajoelina stando ai risultati provvisori. Secondo la stampa locale infatti, due colonnelli delle forze armate malgasce sarebbero stati arrestati con le accuse di «istigazione all’ammutinamento militare e tentato colpo di stato» per fatti risalenti alle settimane che hanno preceduto il voto.

I golpe non sono un elemento nuovo nella storia del Madagascar. Lo stesso Rajoelina ha preso per la prima volta il potere grazie a un colpo di stato nel 2009. Anche nel 2021 oltre 20 persone, fra cui diversi militari e anche dei cittadini francesi, erano stati arrestati con l’accusa di aver cospirato per rovesciare il governo.

La notizia dell’arresto di due alti funzionari dell’esercito circolava da giorni ma da ieri ne rilanciano la conferma diversi quotidiani dell’isola. I due esponenti delle forze di difesa si troverebbero in custodia cautelare nel penitenziario di massima sicurezza di Tsiafahy, situato poco più di un centinaio di chilometri a sud della capitale Antananarivo. 

Secondo quanto riportato dalla testata L’express, i due militari avrebbero cercato di coinvolgere altri alti funzionari in un piano per rovesciare il governo ad interim che ha preceduto le elezioni. La formazione di un esecutivo di transizione è prevista dall’ordinamento malgascio qualora fra i candidati ci sia il presidente in carica.

La nascita di questo governo provvisorio era stata molto criticata dalle opposizioni dopo che il presidente del Senato Herimanana Razafimahefa aveva rinunciato all’incarico di capo di stato ad interim, che gli toccava secondo quanto stabilito dalla Costituzione, a favore del primo ministro Christian Ntsay.

Fra le ragioni che hanno portato le opposizioni a boicottare il voto, anche la mancanza di credibilità delle istituzioni elettorali e la presunta non candidabilità di Rajoelina in quanto possessore della cittadinanza francese. 

Legami con le opposizioni?

La testata Tribune specifica che non è stato ancora chiarito se i colonelli in questione hanno o meno contatti con il collettivo di dieci candidati alla presidenza, su 13 totali, che ha boicottato la campagna elettorale e poi il voto. Il quotidiano, in genere su posizioni contrarie al governo, ha sottolineato come le indagini, basate su intercettazioni, siano una prova del livello di sorveglianza che ha segnato il Madagascar nel periodo elettorale.

Tribune rilancia inoltre una notizia del portale d’inchiesta Africa Intelligence secondo cui in tutto i militari in custodia, agli arresti domiciliari secondo questa fonte, sarebbero quattro. Fra questi un alto funzionario, il maggiore generale Andrianavoany Ratsisetrainarivo Razafy, sarebbe stato arrestato per essersi rifiutato di inviare un nuovo contingente di soldati durante una protesta di piazza organizzata dal già citato collettivo dei dieci. I cortei convocati dai candidati dissidenti sono spesso degenerati in scontri.

La proclamazione ufficiale del risultato del voto è prevista per questo venerdì. Visto il boicottaggio delle opposizioni, il 59% ottenuto da Rajoelina secondo i risultati provvisori è ritenuto dagli analisti un dato più che definitivo.

Nel frattempo 15 ricorsi contro lo svolgimento del voto sono stati presentati all’Alta corte costituzionale: sei dallo stesso partito del presidente, che sostiene di aver ottenuto ancora più preferenze di quelle registrate, e nove da parte del candidato Siteny Randrianasoloniaiko, ex membro del collettivo dei dieci che ha ottenuto il secondo maggior numero di voti con il 13,5%.

Le accuse della ong 

Una piattaforma che ha fatto da ente osservatore per la società civile, Safidy, non ha presentato ricorso per paura di ritorsioni, stando a quanto denunciato all’emittente francofona Radio France Internationale (RFI).

Il voto malgascio è stato preceduto dalle dichiarazioni di preoccupazione della comunità internazionale occidentale ed è stato seguito dalle dure accuse dell’organizzazione internazionale contro la corruzione Transparency International, che ha puntato il dito contro gli osservatori internazionali e la loro valutazione sostanzialmente positiva sullo svolgimento delle consultazioni.

L’ong ha definito le elezioni «il trionfo sulla democrazia della corruzione, il denaro e la compiacenza». Secondo gli attivisti «una violenza elettorale è stata orchestrata e compiuta sotto gli occhi di tutti» ma «coloro che avevano il potere di prevenirla hanno scelto l’autocompiacimento e la via d’uscita più facile».

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