Mattarella in Ghana e Costa d’Avorio all’insegna del Piano Mattei
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I due paesi strategici per ENI
Mattarella in Ghana e Costa d’Avorio all’insegna del Piano Mattei
La visita del capo dello Stato nei due paesi affacciati sul Golfo di Guinea è stata prevalentemente incentrata sulle risorse. Quelle economiche legate all’estrazione di idrocarburi e quelle umane, con progetti di formazione per giovani destinati al mercato del lavoro italiano
08 Aprile 2024
Articolo di Antonella Sinopoli (da Accra)
Tempo di lettura 6 minuti
Mattarella accolto dal presidente ivoriano Alassane Ouattara, il 3 aprile 2024 (Credit: Francesco Ammendola - Ufficio per la stampa e la comunicazione della presidenza della Repubblica]

L’Italia vuole esserci sempre di più in quest’Africa che negli ultimi anni è diventata più interessante agli occhi della diplomazia internazionale, della politica, degli investimenti – delle multinazionali come delle medie e piccole imprese -.

Un altro passo verso questo avvicinamento (o forse dovremmo definirlo tentativo di avvicendamento con paesi storicamente più presenti, per restare in Europa pensiamo alla Francia) è stata la visita del presidente Sergio Mattarella in Costa d’Avorio e Ghana.

Il primo, paese nell’orbita dell’Eliseo, il secondo in quello degli USA e della Cina, in quest’ultimo caso soprattutto per quanto riguarda gli investimenti. Non sono paesi scelti a caso, la loro è una posizione strategica nel Golfo di Guinea, non solo passaggio importante di navi mercantili, ma serbatoio notevole di gas e petrolio.

E infatti gli attacchi di pirateria non sono infrequenti e la nostra marina è fortemente impegnata nel contrasto alle azioni piratesche in questa area.

Poi va considerata la posizione strategica – non solo geografica, ma anche politica – di Ghana e Costa d’Avorio che, contrariamente ad altri paesi dell’Africa occidentale, per non parlare del Sahel – lo ha ricordato anche Mattarella – sono riusciti a mantenere salda la democrazia.

Pace e sicurezza sono elementi importanti per consentire alle imprese di operare. Paesi problematici, in guerra e con bassi livelli di sicurezza costano molto di più alle aziende e mancano di garanzie. L’ENI è una di queste aziende, una delle più importanti e presente in molti paesi africani. A cominciare proprio dal Ghana e dalla Costa d’Avorio.

Nuovi giacimenti e vecchi problemi

Proprio qui, recentemente, il gigante italiano del petrolio e del gas ha fatto una nuova significativa scoperta di idrocarburi, la seconda più grande del paese. La presenza di Mattarella è stata una sorta di battesimo a questo nuovo luogo di estrazione.

In Ghana, poi, è presente da moltissimi anni. Ma questo è uno dei momenti più delicati da quando ha cominciato ad operare nel paese. Le parole di Mattarella – rivolte al presidente e ai membri del governo ghanese nel suo discorso ufficiale – sono sembrate quasi una sollecitazione alla conciliazione. «L’ENI – ha detto – è presente nel paese da tanto tempo e continuerà ad esserlo, certamente superando le difficoltà che vi si erano create».

A quali difficoltà accenna il nostro Capo di Stato? Dal 2020 ENI lotta contro un’ingiunzione che impone di unire il suo giacimento offshore Sankofa (60 km al largo di Cape Three Points estremo promontorio della costa ghanese) con quello di Afina, gestito dalla società locale Springfield Exploration & Production (SEP), vicina al governo.

La corte del Ghana competente in materia, nel 2021 si è pronunciata a favore della richiesta della SEP. La decisione ha previsto il congelamento del 30% dei ricavi percepiti da ENI e dal partner Vitol dalla vendita del greggio proveniente dal giacimento oggetto del contenzioso che dovrebbe stabilire l’unitizzazione tra ENI e Springfield.

La società ghanese, nel 2019, annunciava infatti la scoperta di un altro giacimento petrolifero nell’adiacente blocco 2 offshore, estensione di Sankofa. L’ordinanza del tribunale avrebbe stabilito – come riportato dalla rivista specializzata Offshore – che ENI e Vitol devono pagare 40 milioni di dollari al mese come ricavi da quel giacimento.

Ricordiamo che l’ENI detiene una quota del 44,44% nell’OCTP (Offshore Cape Three Points project), la Vitol il 35,56%, mentre la compagnia petrolifera statale Ghana National Petroleum Corporation ha una quota complessiva di proprietà e partecipazione del 20%.

La produzione di petrolio in quell’area era cominciata nel 2017 con 45mila barili al giorno. Ad inaugurare il giacimento fu proprio l’attuale presidente Nana Akufo-Addo, che sottolineò che l’entrata in funzione di Sankofa avrebbe garantito energia pulita, adatta a sostenere le attività economiche e mantenere il paese sulla strada verso la crescita.

Fu il 2007, anno della scoperta di giacimenti off shore di gas naturale e petrolio, a segnare uno spartiacque nell’economia ghanese, il cui Pil schizzò a livelli mai visti prima. Probabilmente i vari governi che da allora si sono avvicendati avrebbero potuto sfruttare meglio tale risorsa e potenzialità.

Oggi il paese sta vivendo una seria crisi che l’ha portato a chiedere aiuto al Fondo monetario internazionale e alla Banca Mondiale. Senza contare la beffa per i cittadini: i continui blackout di corrente elettrica.

Risorse (anche umane)

Tornando alla visita di Mattarella, questi due paesi dell’Africa occidentale agli occhi del nostro apparato politico e di quello imprenditoriale risultano strategici, interessanti e “semplici” da approcciare. E qui entra in gioco il Piano Mattei, che il presidente Mattarella non ha mancato di citare nei suoi interventi davanti ai leader e alla classe dirigente dei paesi visitati.

A prescindere dall’estrema esiguità del fondo a disposizione per attuare l’ambizioso programma (5,5 miliardi), non va dimenticata l’intenzione che vi fa da sfondo, quella di trasformare l’Italia in un hub per l’approvvigionamento energetico tra Africa e UE.

Che ci sarà sempre più bisogno di Africa, delle sue risorse, di buone e paritarie relazioni con i suoi leader ormai sta convincendo tutti. E le aziende, più pragmatiche per natura, sanno bene che qualunque investimento e piano produttivo ha bisogno di personale qualificato.

Considerati i cambiamenti demografici che oscillano a favore del continente africano ma anche la diversa natura della società italiana e le scelte dei giovani, sarà sempre più indispensabile cercare figure professionali altrove.

La decisione di Confindustria Alto Adriatico va in questo senso: un’academy (anche questa “battezzata” dal presidente Mattarella nel corso della sua visita) ad Accra che formerà circa 250 lavoratori con corsi di formazione in vari ambiti. Impareranno anche l’italiano e appena saranno pronti verranno inviati in Italia dove ci sarà ad attenderli un contratto di lavoro e una casa.

Forse una cosa simile si potrebbe organizzare anche direttamente in Italia. Quanti sono i giovani immigrati che non riescono a trovare casa e lavoro? E a proposito di immigrazione il presidente Mattarella ha proprio sottolineato un punto importante riguardo la maniera di affrontare e gestire le migrazioni.

C’è l’esigenza – ha detto – di affrontarlo insieme, globalmente questo fenomeno crescente e di grandi dimensioni, e «che va convertito da un fenomeno disordinato nelle mani crudeli di trafficanti di esseri umani, in un fenomeno regolato da accessi legali, da ingressi regolari, autorizzati, concordemente definiti».

Ingressi regolari possibili solo rendendo meno restrittiva la politica sui visti, aggiungiamo. Evitando di vedere in ogni persona che vuole raggiungere l’Europa per cambiare la propria vita in meglio, un nemico da respingere. Salvo poi andarlo a cercare a casa sua per far funzionare l’impresa Italia.

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