Nigeria: elezioni a febbraio, aumenta la violenza politica - Nigrizia
Nigeria Politica e Società
Il Comitato nazionale per la pace richiama al rispetto dell’accordo pre-elettorale
Nigeria: elezioni a febbraio, aumenta la violenza politica
A tre mesi dal voto il paese è già di fatto in piena campagna elettorale. La campagna per le legislative e le presidenziali assume toni sempre più esasperati e violenti. E ciò preoccupa i vescovi e le organizzazioni per la pace, che tornano a chiedere ai politici di non ripetere gli errori del passato
22 Novembre 2022
Articolo di Giuseppe Cavallini
Tempo di lettura 5 minuti
Da sinistra: il vescovo di Sokoto, Matthew Hassan Kukah, il candidato governatore dell'Apc, Osagie Ize-Iyamu, il presidente del Comitato nazionale per la pace Abdulsalami Abubakar, il 15 settembre 2020 a Benin City

Il 19 settembre i leader dei 18 partiti politici registratisi per le elezioni di febbraio 2023 e i rispettivi candidati presidenziali avevano firmato, ad Abuja, un accordo, già adottato originariamente nel 2015, in cui si impegnavano a condurre una campagna elettorale pacifica evitando possibili conflitti.

Erano presenti tra i firmatari i candidati alla presidenza dei quattro maggiori partiti politici: Alhaji Atiku Abubakar del Partito democratico popolare (Pdp); Bola Ahmed Tinubu del Congresso di tutti i progressisti (Apc), partito del presidente uscente Muhammadu Buhari, Peter Obi del Partito dei lavoratori (Lp) e Rabiu Musa Kwankwaso del Partito popolare della nuova Nigeria (Nnpp).

Ciononostante, di fronte al ripetersi di controversie col rischio di violenze, i responsabili del Comitato nazionale per la pace, l’ex generale Abdulsalami Abubakar e il vescovo di Kaduna Matthew Hassan Kukah, a nome dei membri dello stesso comitato, in un comunicato emanato il 14 novembre hanno voluto richiamare tutti i contendenti a quanto si erano ripromessi, di mantenere cioè un senso di decenza, di dignità e di nobiltà del processo politico, così da evitare di ripetere gli errori del passato.

“I nigeriani sono seriamente preoccupati e delusi per la condotta e l’atteggiamento di alcuni attori politici nelle recenti settimane. I cittadini hanno dovuto assistere a protratte situazioni di linguaggio offensivo, intimidazioni e anche episodi di violenza in vari luoghi in cui viene condotta la campagna. Alcuni contendenti e i loro seguaci, presi da frustrazione, si danno ad inutili alterchi o ostentano la propria ambizione davanti a tribunali accusando gli avversari politici”, si legge.

Il Comitato per la pace ha pertanto sollecitato gli organi incaricati a far osservare le leggi e a ribadire con fermezza che tutti sono tenuti, al di là del proprio ruolo o posizione sociale, a tener fede all’accordo firmato, per non dover rispondere delle proprie azioni di fronte alla legge.

La campagna per le elezioni è ormai ad uno stadio avanzato. Il 25 febbraio 2023, i nigeriani saranno chiamati alle urne per eleggere il prossimo presidente del paese e i rappresentanti di senato e camera. Mentre i governatori degli stati federali saranno eletti l’11 marzo.

La Nigeria è tornata a un governo democratico nel 1999, dopo un lungo periodo di governi militari gestiti da generali che avevano preso il potere attraverso colpi di stato. La nuova legge elettorale approvata quest’anno, se utilizzata in maniera corretta, potrà consolidare la democrazia nel paese.

Gli appelli dei vescovi

In tale quadro, la voce di vari vescovi cattolici si fa sentire da tempo insistendo sull’importanza che si giunga alla competizione elettorale in condizioni di stabilità e di trasparenza.

La Nigeria, gigante dell’Africa con oltre 211 milioni di abitanti, è caratterizzata da un contesto multietnico, multireligioso e multiculturale che influisce profondamente nel suo “ecosistema” socio-politico. Il paese, tuttavia, come menzionato, è tuttora percorso da episodi di violenza e disordini legati all’appartenenza dei candidati ai diversi contesti tribali.

A inizio della campagna elettorale, in realtà, la Commissione elettorale nazionale indipendente (Inec) aveva ammonito tutti i partiti politici e i candidati a non servirsi, come spesso accadde in passato, di processioni, esibizioni teatrali o mascherate, né di strutture di servizio pubblico come le stazioni di polizia, moschee e chiese per fare proseliti.

Il protocollo pubblicato a giugno diceva tra l’altro: “La legge elettorale proibisce l’uso di linguaggio offensivo o ingiurioso che ferisca i sentimenti religiosi, etnici, tribali o le diverse visioni politiche; pertanto non potranno essere lanciate durante la campagna elettorale insinuazioni volte a provocare reazioni violente”. A chi contravvenisse tali indicazioni venivano minacciate sanzioni pecuniarie o altri provvedimenti punitivi.  

A tale riguardo è intervenuto il vescovo di Minna, capitale dello stato centrale di Niger, mons. Luka Sylvester Gopep: «Lo scenario odierno estremamente complesso – ha dichiarato – spinge politici e leader del nostro paese a giocare sulle loro appartenenze religiose e tribali e a manipolare i processi elettorali al fine di vincere le elezioni».

«Molti candidati – ha proseguito il vescovo – si affidano a padrini e sponsor nel partecipare alle elezioni, per poi sfruttare il loro incarico saccheggiando fondi pubblici per ripagare i loro debiti, offrendo incarichi governativi importanti ai loro ‘benefattori’».

Il vescovo di Minna, così come altri pastori delle comunità cristiane, offre indicazioni precise: «I partiti politici dovrebbero sancire una rappresentanza equa di tutti i gruppi presenti in Nigeria. Purtroppo la scelta di due musulmani candidati alla presidenza ha causato molte increspature in Nigeria. Ciò influirà sicuramente sul processo elettorale e sull’esito delle elezioni, se il governo e i nigeriani non attueranno adeguate contromisure per evitare l’esasperarsi dei conflitti».

Sottolineando poi i tanti elementi che possono vanificare il processo elettorale, mons. Gopep fa riferimento alle condizioni di scarsa sicurezza: «L’insicurezza in molte aree del paese può essere utilizzata come strumento nelle mani di politici, individui e gruppi al potere per spaventare gli elettori. I governi devono iniziare presto a investire sulla pace tra le comunità, specialmente nelle aree in conflitto, per non pregiudicare le elezioni».

E aggiunge: «È dovere del governo federale e dell’Assemblea nazionale garantire urgentemente che i fondi necessari per il processo elettorale vengano distribuiti con rapidità, affinché la Commissione elettorale disponga di tempo e risorse sufficienti per assegnare i materiali necessari a ogni seggio. Ciò garantirà che le comunità in aree remote e difficili da raggiungere partecipino alle elezioni».

Il vescovo di Minna ha comunque espresso la sua speranza nel buon esito delle elezioni: «È questa la prima volta che tanti giovani in Nigeria, tanti professionisti ma anche gruppi solitamente considerati marginali, si sono registrati per votare. Nigeriani di ogni ceto sociale, gruppo etnico, religioso, affiliazione politica, culturale ed economica, fanno una seria richiesta all’élite politica: vogliono che la Nigeria cominci a cambiare per diventare un paese davvero all’altezza delle attese e dei desideri del popolo».

Copyright © Nigrizia - Per la riproduzione integrale o parziale di questo articolo contattare previamente la redazione: redazione@nigrizia.it