Nigeria, “un paese a digiuno di eroi” - Nigrizia
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La denuncia di Chimamanda Ngozi Adichie
Nigeria, “un paese a digiuno di eroi”
Per la scrittrice nigeriana la mancanza di modelli di riferimento per le giovani generazioni indebolisce l’emergere di una nazione più giusta e trasparente
23 Agosto 2022
Articolo di Roberto Valussi
Tempo di lettura 3 minuti
Chimamanda Ngozi Adichie

L’occasione è arrivata il 22 agosto, durante un momento protocollare della vita del paese: la conferenza nazionale dell’ordine degli avvocati, la Nigerian Bar Association (Nba).

L’invitata d’onore era Chimamanda Ngozi Adichie – la più nota scrittrice locale e la più famosa autrice africana all’estero – che ha tenuto un discorso sul bisogno di rimettere in piedi la Nigeria, attraversata da una sempre più allarmante crisi securitaria ed economica

Da quel discorso, una frase ha saputo imporsi all’attenzione dei media nazionali e non. «La Nigeria è a digiuno di eroi. La gioventù non ha modelli di riferimento da cui prendere ispirazione», ha dichiarato la Adichie. 

Una frase che alle orecchie europee fa echeggiare il brechtiano “sventurata la terra che ha bisogno di eroi”, con cui l’autore tedesco criticava l’abdicare alle proprie responsabilità per consegnare ad una personalità terza l’onere e l’onore della risoluzione di un problema. 

Pur apparendo di senso opposto, la frase della Adichie va in realtà nella stessa direzione di Brecht. Nell’intervento di ieri, l’autrice di bestseller come Americanah e Metà di un sole giallo, invitava i suoi concittadini a praticare il rispetto dei diritti civili anche nel proprio spazio individuale e sociale, al di là delle facile critiche all’inefficienza del governo. 

In questa chiave, i contorni degli eroi della Adichie divenivano più netti. E venivano ulteriormente esplicitati con il citare due personalità care al pubblico nigeriano: «I defunti Dora Akunyili e Gani Fawehimmi erano eroi a cui i nigeriani potevano rifarsi. Sfortunatamente, quell’epoca è passata».

Akunyili è nota soprattutto per la sua lotta (e i suoi successi) contro i medicinali contraffatti – una piaga che riguarda ampie parti dell’Africa subsahariana – all’epoca del suo incarico come Direttrice dell’agenzia nazionale per il controllo di cibo e farmaci (Nafdac), tra il 2001 e il 2009. 

Fawehimmi, scomparso nel 2009 a 71 anni, era un avvocato, attivista per i diritti umani e costante spina nel fianco dei regimi militari e civili in Nigeria. 

La Adichie è andata quindi a pescare degli eroi nazionali che potessero “parlare’’ alla sua platea di avvocati di alto rango. Ed ha aggiunto: «Credo che la Nba sia nella posizione di fornire alla nazione gli eroi a cui guardare per guidare la nazione». 

Il suo discorso si è poi concluso con un appello a promuovere la cultura del rispetto per la rule of law, per ridurre il tasso di corruzione ed avvicinarsi il più possibile ad offrire dei processi equi ai cittadini. 

Un tasto delicato e dolente per la Nigeria, che su questo fronte figura al 121esimo posto sui 139 disponibili nell’indice stilato nel 2021 dall’organizzazione internazionale della società civile World Justice Project

Difficile dire quanto l’arringa della Adichie possa far breccia, anche se la mediatizzazione della sua frase lascia ben sperare. 

D’altronde ci ha già abituato ad imporre concetti di rilevanza sociale con i suoi interventi pubblici. In particolare è rimasto celebre il suo monito contro «il pericolo di una storia unica» pronunciato in un Ted Talk del 2009. Allora riuscì nell’impresa di mettere i riflettori su un punto nevralgico: la rappresentazione (spesso piatta e stereotipata) dell’Africa. 

Nell’immediato, l’effetto più diretto del suo intervento potrebbe essere quello di dare visibilità al candidato del Partito Laburista Peter Obi – di cui è una fervente e aperta sostenitrice – alle elezioni presidenziali del febbraio 2023. 

 

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