Sudafrica: Ramaphosa inciampa nel codice etico dell’Anc - Nigrizia
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L'editoriale di luglio-agosto 2022
Sudafrica: Ramaphosa inciampa nel codice etico dell’Anc
01 Luglio 2022
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 3 minuti
Cyril Ramaphosa (Credit: Wikimedia Commons)

Il presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa, sta affrontando una sfida che mette in gioco la sua carriera politica. Su di lui gravano pesanti accuse: riciclaggio di denaro, mancata dichiarazione alla polizia del furto nel 2020 di quattro milioni di dollari in contanti nella sua casa di campagna, evasione fiscale.

Avrebbe anche, con l’aiuto delle forze dell’ordine, catturato e poi prezzolato i presunti ladri perché tacessero. I reati imputatigli contravvengono proprio quelle leggi dello stato varate negli anni per contrastare due piaghe: il riciclaggio di denaro e la corruzione.

Non solo. Il comportamento di Ramaphosa è in contraddizione con la norma del “Farsi da parte”, il codice etico voluto e approvato da lui stesso nel 2021 che obbliga alle dimissioni politici e membri dell’African national congress (Anc) accusati di corruzione e reati penali.

In base a tale norma, Ramaphosa nel 2021 ha sospeso l’allora segretario generale dell’Anc, Ace Magashule, accusato appunto di corruzione, frode e riciclaggio di denaro. Sempre per la stessa regola, lo scorso anno, il ministro della sanità, Zweli Mkhize, è stato costretto a dimettersi in seguito all’accusa di appropriazione indebita di denaro pubblico destinato a mezzi di prevenzione della diffusione della pandemia.

Il codice etico vale per tutti. Anche per il presidente sudafricano? Lui ha promesso che spiegherà tutto sul furto nella sua tenuta – il Farmgate, come lo hanno definito i media – davanti al Comitato per l’integrità morale dell’Anc.

Ma i partiti di opposizione non ci stanno. Per John Steenhuisen, leader dell’Alleanza democratica (Da), il presidente deve spiegare alla nazione la mancata denuncia del grosso furto e perché ha utilizzato risorse statali per cercare di recuperare il denaro.

Julius Malema, a capo del partito dei Combattenti per la libertà economica (Eff), esige le sue dimissioni immediate per permettere alla polizia di avviare le indagini senza interferenze. Per Bantu Holomisa, che guida il partito Movimento democratico unito (Udm), Ramaphosa deve sottomettersi a un’inchiesta parlamentare, autosospendendosi temporaneamente per permettere lo svolgimento delle indagini.

Mentre il partito Movimento di trasformazione africana (Atm) di Vuyolwethu Zungula, si è rivolto al Pubblico protettore perché proceda con l’indagine sullo scandalo del Farmgate.

È poco probabile che il Comitato per l’integrità morale dell’Anc, a conclusione della sue indagini, arrivi a decidere che Ramaphosa debba dimettersi da leader del partito per aver infranto il codice etico.

Ma lo scandalo del Farmgate ha eroso la base di sostegno del presidente che fin dagli inizi del suo mandato nel 2018 aveva promesso ai cittadini di avviare una campagna a tutto campo per sradicare la piaga della corruzione.

Si va rafforzando invece la corrente dell’ex presidente Zuma (anche lui sotto inchiesta per corruzione) e dei suoi alleati che potrebbero mettere in pericolo la rielezione di Ramaphosa alla guida dell’Anc alla conferenza elettiva di dicembre.

Se ciò dovesse accadere, sarebbe la fine del suo sogno di un secondo mandato come presidente della nazione alle elezioni politiche del 2024.

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