Sudan: “dimissionato” dal governo il rappresentante Onu - Nigrizia
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Volker Perthes, speciale rappresentante del segretario generale dell’Onu nel paese, ha rassegnato le dimissioni. Troppo forti le pressioni dei militari
Sudan: “dimissionato” dal governo il rappresentante Onu
15 Settembre 2023
Articolo di Bruna Sironi
Tempo di lettura 3 minuti
Uno dei rari momenti non conflittuali tra Perthes e al-Burhan

Alla fine la giunta militare sudanese ce l’ha fatta. Volker Perthes, speciale rappresentante del segretario generale dell’Onu e capo della missione di pace in Sudan (United Nations Integrated Transition Assistance Mission in Sudan, Unitams), si è dimesso il 13 settembre, dopo aver presentato il suo ultimo rapporto sullo stato del paese al Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Nel paese dal 2021

Perthes, nato in Germania nel 1958, era stato incaricato nel gennaio del 2021 da António Guterres, segretario generale dell’Onu. Erano state apprezzate le sue competenze nei campi della ricerca e delle relazioni internazionali e in particolare per le sue esperienze nella risoluzione dei conflitti.

Il suo mandato si è svolto senza particolari inciampi fino al 25 ottobre 2021, quando il governo civile di transizione è stato rovesciato da un colpo di stato orchestrato, in collaborazione, dalle due forze militari – l’esercito nazionale, Saf, e le Forze di intervento rapido, Rsf – che sedevano, insieme ad altri, nel Consiglio sovrano, la più alta istituzione sudanese durante il periodo di transizione.

Una mediazione poco gradita

Poi, agendo come il suo ruolo imponeva, Perthes ha iniziato un’opera di mediazione con l’obiettivo di superare la “fase” militare. Per questo è stato accusato di interferire nella vita politica del paese e per mesi è stato oggetto di manifestazioni ostili da parte delle forze favorevoli al golpe militare, costituite soprattutto da gruppi islamisti vicini al regime del deposto presidente Omar El-Bashir e ben connessi con gli alti gradi dell’esercito.

Il generale al-Burhan, capo di stato maggiore dell’esercito, presidente del Consiglio sovrano e di fatto presidente del paese, aveva addirittura chiesto la sua rimozione, suscitando lo sconcerto, se non la riprovazione, della comunità internazionale. Guterres si era detto «scioccato» dalla richiesta.

La pressione sul diplomatico, e indirettamente sulle stesse Nazioni unite, si era ulteriormente aggravata dopo lo scoppio del conflitto tra l’esercito nazionale e le Rsf, il 15 aprile scorso. Allora Perthes era stato criticato per aver preso le parti di una delle forze in campo. Un’accusa forse generata da un briefing al Consiglio di sicurezza, in cui aveva negato che le forze politiche stavano spingendo le Rsf allo scontro, come sostenuto dall’esercito.

Una ersona non gradita

All’inizio di giugno il generale al-Burhan ha dichiarato che il diplomatico tedesco era «persona non grata». Il provvedimento arrivava dopo che Perthes era stato oggetto di gravi intimidazioni da parte di gruppi islamisti al suo arrivo a Port Sudan, dove il suo ufficio era stato riorganizzato per l’aggravarsi della situazione a Khartoum, la capitale, epicentro degli scontri.

Trasferimento anomalo

Perthes si era trasferito a Nairobi, da dove aveva continuato la sua missione. Una scelta controversa. Secondo alcuni esperti, il personale dell’Onu non potrebbe essere espulso dal paese in cui esercita un mandato affidatogli dall’organizzazione che rappresenta la comunità internazionale.

Sta di fatto che il braccio di ferro che continuava ormai da diversi mesi non ha probabilmente aiutato la ricerca di una soluzione pacifica del conflitto che sta devastando il Sudan, portandolo sull’orlo del collasso. Ma l’aver di fatto “costretto” Perthes alle dimissioni è anche segno che nel paese lo scontro è a un livello tale da aver bruciato ogni accordo vigente nei rapporti internazionali.

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