Sudan: gli Emirati Arabi Uniti armano le forze paramilitari RSF
Armi, Conflitti e Terrorismo Ciad Sudan
L’esercito denuncia per la prima volta pubblicamente il coinvolgimento attivo di Abu Dhabi nel conflitto
Sudan: gli Emirati Arabi Uniti armano le forze paramilitari RSF
Rivelato il “segreto di Pulcinella”: il concreto sostegno emiratino agli uomini di Hemeti con la complicità di membri influenti della giunta militare ciadiana
29 Novembre 2023
Articolo di Michela Trevisan
Tempo di lettura 4 minuti
Combattenti delle RSF a Nyala, capitale del Darfur Meridionale e seconda città del Sudan (Credit: Nuba Report)

In Sudan il generale Yasser al-Atta, vicecomandante in capo dell’esercito e membro del Consiglio sovrano, ha accusato pubblicamente per la prima volta gli Emirati Arabi Uniti di coinvolgimento nella guerra, affermando che Abu Dhabi sta inviando armi ed equipaggiamento militare alle Forze di supporto rapido (RSF).

«Le informazioni ottenute dal servizio di intelligence generale e dall’intelligence militare e diplomatica straniera indicano che gli Emirati Arabi Uniti hanno trasportato forniture militari alla milizia Janjaweed attraverso l’aeroporto di Entebbe, in Uganda, il Centrafrica, fino all’aeroporto di Amdjarass in Ciad, prima dell’inizio dello smantellamento del gruppo russo Wagner», ha affermato.

Definendo con il vecchio appellativo janjaweed le attuali RSF, il generale ha poi aggiunto che gli sforzi degli Emirati – definiti «uno stato mafioso» – per rifornire di armi i janjaweed, sono stati ostacolati da figure influenti all’interno del governo ciadiano.

«Rispettiamo il popolo ciadiano. Sono un popolo fraterno con il quale abbiamo legami di sangue, religione e lingua, ma al loro interno ci sono alcuni agenti mercenari e traditori dei popoli africani, e sono agenti del colonialismo moderno».

Un probabile riferimento a Bichara Issa Jadallah, cugino del capo delle RSF Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemeti, ministro della difesa del Ciad durante la crisi del Darfur, nei primi anni 2000, quando i janjaweed furono protagonisti di massacri nei confronti delle popolazioni non arabe.

Bichara Issa Jadallah che oggi è, appunto, un membro influente del consiglio militare di transizione del Ciad, in quanto uno dei capi di stato maggiore dell’esercito.

E la storia sembra ripetersi, con le RSF che compiono nuovi massacri nel Darfur, ormai caduto quasi completamente nelle loro mani, così come nel Kordofan meridionale, vaste zone, entrambe dominate dalla vasta confederazione araba baghara, cui appartiene anche la famiglia Dagalo.

Misteriosi voli cargo

Il dito del generale al-Atta puntato contro gli Emirati è comunque solo l’ultimo di una serie. Già pochi mesi dopo lo scoppio della guerra in Sudan, infatti, diversi autorevoli testate giornalistiche statunitensi denunciavano il coinvolgimento attivo di Abu Dhabi nel conflitto sudanese. Tra questi il New York Times e il Wall Street Journal. Il 5 ottobre scorso anche Nigrizia aveva denunciato le complicità straniere nelle forniture di armi.

Da maggio poi, il blogger Gerjon – che si definisce “analista di immagini satellitari specializzato nel movimento di aerei cargo in Africa e altrove” -, segnalava insoliti tracciati di voli di aerei cargo tra Abu Dhabi e Entebbe, molti dei quali proseguivano poi verso una destinazione ignota, sorvolando la Repubblica Centrafricana.

In un successivo post di aggiornamento sul suo blog, il 3 luglio, rivelava la destinazione del ponte aereo: la città di Amdjarass nel Ciad nordorientale, vicino al confine con il Darfur.

Infine, in un recente nuovo follow-up, il 30 settembre, segnalava che “il ponte aereo è ancora in corso. Non ci sono più voli via Entebbe. Invece, i voli partono da Nairobi e Kigali”, per un totale di 109 voli. E che “ci sono stati anche almeno 59 voli Boeing 747 e Antonov An-124 da Abu Dhabi ad Amdjarass”.

Tentando di motivare l’insolito traffico aereo con la presenza di oltre 500.000 rifugiati sudanesi oltreconfine, lo stesso blogger scriveva che “la situazione umanitaria nel vicino Sudan spiega alcuni recenti voli degli Emirati Arabi Uniti verso il Ciad, ma non è una spiegazione probabile per i recenti voli ad Amdjarass, a giudicare dai rapporti dell’UNHCR e dalla geografia locale”.

Ciad e Emirati mantengono forti legami a vari livelli. Ad agosto, in seguito alla visita del capo della giunta militare ciadiana Mahamat Déby nel paese arabo e alla firma di accordi bilaterali in campo militare, Abu Dhabi ha inviato una spedizione di veicoli militari e attrezzature di sicurezza ufficialmente destinate alla lotta al terrorismo e al rafforzamento della protezione delle frontiere.

L’augurio è che, ora che il “segreto di Pulcinella” è stato svelato anche dalle alte cariche militari sudanesi, la comunità internazionale si ritenga obbligata a intervenire nei confronti di Abu Dhabi e N’Djamena.  

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