Sudan: raggiunta un’intesa tra civili e militari sulla transizione
Politica e Società Sudan
Prevista entro 10 giorni la firma di un accordo quadro per stabilire un governo civile e democratico
Sudan: raggiunta un’intesa tra civili e militari sulla transizione
17 Novembre 2022
Articolo di Redazione
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Il capo della giunta militare, generale Abdel Fattah al-Burhan (screenshot)

A più di un anno dal golpe militare che il 25 ottobre 2021 rovesciò il governo di transizione militare e civile nato in seguito alla deposizione del regime di Omar El-Bashir nel 2019, si registra un primo passo per porre fine allo stallo politico.

La coalizione Forze per la libertà e il cambiamento (Ffc) che raggruppa i movimenti democratici della società civile, ha annunciato ieri l’imminente firma di un accordo quadro con l’esercito “che include tutti i meccanismi necessari per porre fine al colpo di stato e stabilire un’autorità civile democratica, basata sul documento dell’ordine degli avvocati sudanesi (Bar Association) e sulla dichiarazione politica”.

Yasir Arman, presidente della Corrente democratica del Movimento di liberazione del popolo sudanese-Nord (Splm-N) e membro del consiglio centrale delle Ffc, ha dichiarato al quotidiano Sudan Tribune che “l’accordo sarà firmato entro 10 giorni”.

La transizione, sostiene Arman, si sviluppa con un processo in due fasi per garantire la partecipazione inclusiva di più forze sociali e politiche su questioni spinose.

Prima della firma dell’accordo quadro, la coalizione ha affermato che si terranno discussioni che coinvolgeranno anche altre forze politiche, in particolare su quattro questioni che riguardano la fase successiva del processo, ovvero lo sviluppo di questo primo accordo quadro.

Le questioni scottanti riguardano il settore della giustizia, la riforma del settore della sicurezza e militare, la revisione dell’accordo di pace di Juba e lo smantellamento del regime islamista di El-Bashir – punto questo su cui il capo della giunta militare Abdel Fattah al-Burhan pare essere ora d’accordo – che include “la revisione di tutte le azioni intraprese dopo il 25 ottobre 2021″. Tutti temi alla base delle crescenti tensioni tra militari e civili culminate nel colpo di stato.

Le trattative con i militari erano in corso da alcune settimane. E in diverse occasioni il generale aveva dichiarato la disponibilità dell’esercito di cedere il potere ai civili, ma sempre “attraverso libere elezioni”.

Tre giorni fa anche al-Burhan aveva annunciato il raggiungimento di un’intesa con le forze civili, ma aveva anche dichiarato che i militari non avrebbero accettato di essere riformati da un governo civile durante il periodo di transizione e che qualsiasi cambiamento sarebbe stato deciso e attuato dall’esercito.

Taha Osman, membro di spicco delle Ffc, ha comunque garantito che il nuovo governo di transizione sarà completamente civile, mentre Arman ha assicurato che il consiglio di sicurezza e difesa sarà presieduto dal primo ministro.

Ma c’è un altro punto centrale che rischia di minare l’accordo, ovvero il pressoché totale controllo dell’economia e delle risorse del paese da parte dei militari e delle forze di sicurezza (Rapid support forces). 

Il percorso verso un Sudan democratico dopo oltre 30 anni di regime militare islamista è dunque ancora lungo. La svolta annunciata ieri è però un incoraggiante passo avanti e una vittoria per il movimento rivoluzionario che in questo ultimo anno non ha mai abbandonato la lotta politica e le proteste di strada contro il regime. (MT)

 

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