Sudan: torna operativo il sindacato dei giornalisti filo-islamista
Politica e Società Sudan
Tensioni tra i vertici militari sulla politica di restaurazione degli apparati dell’ex regime
Sudan: torna operativo il sindacato dei giornalisti filo-islamista
11 Ottobre 2022
Articolo di Redazione
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Il generale Abel Fattah al-Burhan, capo della giunta militare golpista sudanese

Il Sindacato generale dei giornalisti sudanesi (Gusj) controllato dagli islamisti legati all’ex regime, ha ripreso ufficialmente le sue attività l’8 ottobre. Era uno degli organismi sciolti tre anni fa dal Comitato per smantellare il regime (Empowerment Removal Committee – Erc), istituito dopo il rovesciamento della trentennale dittatura di Omar El-Bashir, l’11 aprile 2019.

In seguito all’intervento dell’Erc, nel 2020 era stato emesso un mandato d’arresto contro l’allora capo del Gusj, Sadiq al-Raziqi, residente in Turchia, per una serie di accuse di corruzione.

Le cose sono radicalmente cambiate dopo il colpo di stato militare del 25 ottobre 2021 che ha rovesciato il governo di transizione a guida mista, civile e militare, in seguito al quale è stato smantellato l’Ecr – così come altre istituzioni incaricate di fare luce sugli abusi del regime – ed è iniziato il graduale reintegro degli islamisti nelle istituzioni.

Per quanto riguarda i giornalisti occorrerà vedere come e se il riabilitato Gusj conviverà con il nuovo sindacato indipendente dei giornalisti sudanesi – il primo dal 1989 – eletto il 29 agosto scorso dagli stessi operatori dell’informazione, ma non riconosciuto dai militari.

Intanto, nei giorni scorsi, il generale Abel Fattah al-Burhan, capo del Consiglio sovrano, ha respinto le accuse di sostenere gli islamisti affiliati al bandito Partito del congresso nazionale (Ncp) di El-Bashir. Dichiarazioni che intendevano chiarire le voci, sempre più insistenti nella capitale Khartoum, di una recente spaccatura tra lui e il suo vice, il comandante delle Forze di supporto rapido Mohamed Hamdan Dagalo, alias Hemetti, proprio sulla sua politica a favore degli islamisti.

Politiche che nei mesi scorsi si sono tradotte, tra l’altro, nel reintegro in servizio dei funzionari dell’Ncp, cosa che ha consentito alle organizzazioni di volontariato del partito di operare di nuovo e restituito ai suoi leader i beni e le proprietà confiscati. Ma anche la libertà, come nel caso di Awad Ahmed Aljaz, uno dei leader del regime di El-Bashir, in carcere da tre anni, contro il quale il 5 giugno scorso un tribunale sudanese ha fatto cadere le accuse di abuso finanziario.

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