Etiopia: licenziato e arrestato il ministro della Pace, critico verso premier e governo - Nigrizia
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Cristiani ortodossi e civili sotto attacco in Amhara e Oromia
Etiopia: licenziato e arrestato il ministro della Pace, critico verso premier e governo
12 Dicembre 2023
Articolo di Redazione
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Abiy Ahmed

Mentre la situazione economica dell’Etiopia si fa sempre più critica, ormai vicina alla bancarotta – per il crollo sempre più grave della valuta locale rispetto al dollaro e l’impossibilità del governo di coprire la rata di 33 milioni di dollari di interessi sul debito -, il primo ministro Abiy Ahmed ha licenziato ieri Taye Dendea, ministro statale della Pace, di etnia oromo, in carica dall’ottobre 2021.

Il politico è stato poi arrestato con l’accusa di “partecipazione in attività terroristiche” e di aver cospirato con gruppi ribelli per rovesciare il governo, riferisce Addis Standard.

Si presume che alla radice del licenziamento vi siano alcune sue recenti dichiarazioni su media e social, molto critiche nei confronti del governo per non aver perseguito vie per la pace nel paese.

Tra queste l’aver incolpato l’esecutivo, in una recente intervista alla radio della BBC in lingua oromo, del fallimento dei colloqui di pace di Dar es Salaam tra il governo etiopico e l’Esercito di liberazione oromo (OLA).

In risposta alla lettera di licenziamento, Taye Dendea aveva descritto il primo ministro in termini alquanto offensivi.

Dendea, membro di spicco del Partito della Prosperità di Abiy Ahmed, non è il primo politico del PP a uscire di scena criticando il premier per le sue politiche belliche. A ottobre Asemahegn Asres, etnia amhara, membro della Camera dei rappresentanti del popolo e vicepresidente del comitato permanente, ha abbandonato il paese, fuggendo all’estero per evitare ritorsioni. 

Attacchi a chiese e religiosi

Nel frattempo i membri del Sinodo permanente della Chiesa ortodossa etiopica (Tewahedo), guidati dal patriarca Mathias, hanno rilasciato una dichiarazione in cui esprimono profonda preoccupazione per i persistenti attacchi contro i cristiani ortodossi in varie regioni del paese.

Si denuncia, tra l’altro, che il 23 e 27 novembre aggressori armati hanno sfrattato con la forza 36 fedeli dalle loro case e successivamente li hanno uccisi durante attacchi alle chiese nella regione dell’Oromia, in particolare nel distretto di Shirka, nella zona di Arsi. Le vittime includevano anziani di oltre 70 anni e neonati di pochi giorni.

Inoltre, secondo il Sinodo, 28 cristiani ortodossi, tra cui sette donne e ventuno uomini, sono stati rapiti dalle loro residenze e assassinati nei comuni di Soledigelu e Tijolebu.

Nei successivi attacchi avvenuti nella stessa zona, altre 5 persone hanno perso la vita nella chiesa di Dingel Maryam. Inoltre, ulteriori violenze sono scoppiate mentre i seguaci ortodossi stavano tornando dalla celebrazione della Festa della Vergine Maria a Robe.

Il Santo Sinodo riferisce che, oltre alla situazione in Oromia, anche i credenti nella regione Amhara subiscono attacchi.

Nella zona di Gondar sono stati uccisi nei giorni scorsi un membro del clero associato alla diocesi di Gondar centrale, un’insegnante e un leader della chiesa della diocesi centrale di Gondar, Bekuretguhan Zereadawit Hailu.

Il Santo Sinodo, nel suo comunicato, ha condannato fermamente le violenze e ha chiesto la fine immediata degli attacchi contro civili innocenti e istituzioni religiose. Il Sinodo permanente ha inoltre avvertito che i siti culturali più significativi dell’Etiopia, tra cui chiese e monasteri storici, sono ora a rischio a causa della violenza e dell’instabilità in corso.

La Chiesa ha infine esortato tutte le parti in conflitto a cessare immediatamente le ostilità e ad impegnarsi in un dialogo aperto.

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