In Etiopia 7 milioni di persone minacciate da mine anti-uomo
Conflitti e Terrorismo Etiopia
La regione più colpita è il Tigray, terreno della recente guerra civile
In Etiopia 7 milioni di persone minacciate da mine anti-uomo
08 Aprile 2024
Articolo di Redazione
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Sminatore in azione (Credit: UN multimedia)

In Etiopia il generale di brigata Tadesse Amelo, capo del dipartimento anti-esplosivi del ministero della Difesa, ha dichiarato la scorsa settimana che il suo ufficio è impegnato ad incrementare i progetti di bonifica e di sminamento in Tigray, un programma già avviato da tempo nelle regioni Afar e Somali.

Il progetto a livello nazionale si realizza in collaborazione con il servizio di azione delle Nazioni Unite (UNMAS) per la bonifica dalle mine e dagli ordigni inesplosi.

L’UNMAS stima che in totale sono almeno 7 milioni gli etiopici nelle cui aree c’è necessità di sminamento. Per questo l’agenzia aveva richiesto lo scorso anno 10 milioni di dollari per un progetto di bonifica rivolto a oltre 700mila persone nelle regioni del Tigray, dell’Amhara e Somali.

In Tigray al momento la priorità viene data allo smantellamento o allo sgombero delle scuole, poiché le autorità cercano di accelerare il ritorno di milioni di sfollati interni, attualmente rifugiati in vari campi profughi.

«Ci stiamo preparando a bonificare tutto il territorio, fino ai confini con i paesi limitrofi» ha dichiarato il generale. «La cooperazione con le organizzazioni internazionali è appena iniziata, ma il ministero ha già ben pianificato l’operazione».

L’UNMAS fornirà anche formazione tecnica e di rafforzamento delle capacità agli esperti del ministero, secondo quanto dichiarato da Francesca Chiaudani, responsabile del programma UNMAS Etiopia. La quale ha inoltre annunciato che parteciperanno all’attività anche una serie di organizzazioni internazionali specializzate nello sminamento. «Copriranno soprattutto aree in cui il ministero è sovraccarico», ha detto la funzionaria durante una cerimonia per commemorare la Giornata dell’azione contro le mine, lo scorso 4 aprile.

Il generale Tadesse ha sottolineato che i problemi legati alle mine antiuomo in Etiopia risalgono in realtà a quasi un secolo fa, cioè alla seconda invasione italiana, e sono state poi aggravati dalla guerra tra Etiopia e Somalia degli anni ’70 e da quella con l’Eritrea due decenni dopo.

Secondo il ministero della difesa, sette stati regionali (Afar, Amhara, Benishangul-Gumuz, Gambella, Oromia, Somali e Tigray) presentano diversi livelli di contaminazione e i campi minati attraversano tre confini internazionali.

Un rapporto dell’UNMAS evidenzia che sono state 625 le vittime legate a incidenti dovuti a scoppio di mine nel Tigray tra il 2021 e il 2023. Nello stesso periodo hanno perso la vita a causa di ordigni esplosivi anche altre 300 persone in Afar e 262 in Amhara.

Secondo le autorità regionali tigrine, tuttavia, le vittime negli ultimi due anni solo in Tigray superano il numero di mille.

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