Camerun: l’Onu contro arresti e processi di separatisti anglofoni
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Per le Nazioni Unite la detenzione del leader separatista Sisiku Ayuk Tabe e dei suoi 9 compagni è priva di fondamento legale
Camerun: l’Onu contro arresti e processi di separatisti anglofoni
17 Novembre 2022
Articolo di Redazione
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Nonostante siano passati quasi 6 anni dallo scoppio delle prime violenze in Camerun, il sanguinoso conflitto tra i gruppi di separatisti anglofoni e le Forze armate camerunesi (Fac) non sembrerebbe vedere una soluzione.

La novità di questi giorni, tuttavia, è l’intervento dell’Onu che, per la prima volta dall’inizio delle violenze nel paese, prende di fatto una posizione, pronunciandosi a “favore” dei separatisti, riconoscendone la violazione di alcuni diritti.

Le Nazioni unite affermano che la detenzione del leader separatista Sisiku Ayuk Tabe e dei suoi 9 compagni – arrestati in Nigeria nel 2018 con l’accusa di terrorismo – è priva di fondamento legale. Stesso discorso vale per gli attivisti del partito di opposizione “Mouvement pour la Renaissance du Cameroun”, la cui privazione della libertà viene definita arbitraria.

Arresto illegale

«Dovrebbero essere rilasciati immediatamente» si pronuncia l’Onu. I loro arresti sono stati compiuti senza essere in possesso di un reale mandato da parte di Yaounde. La loro estradizione in Camerun è avvenuta nonostante avessero lo status di rifugiato. E i loro processi hanno avuto luogo in un tribunale militare, in violazione del patto internazionale sui diritti civili. Patto firmato anche dallo stesso Camerun.

Violazioni dei diritti dei separatisti che riportano alle diverse denunce per discriminazione ed esclusione presentate, negli anni, dalle due regioni anglofone.

Denunce che erano culminate proprio nel 2016 – anno che segna l’inizio del conflitto – con l’accusa al governo camerunese di avere avviato un processo di francofonizzazione nelle regioni anglofone. Erano, infatti, stati nominati giudici, pubblici ministeri e insegnanti di lingua francese nei tribunali e nelle scuole delle regioni anglofone.

L’anno scorso la stessa ong Human Right Watch aveva redatto un rapporto in cui raccontava di stupri, saccheggi, esecuzioni extragiudiziali, ma anche di attacchi a centri religiosi e scuole della regione.

La differenza rispetto alle denunce del passato è che ora arrivano direttamente dagli uffici del Palazzo di Vetro, con una presa di posizione netta a favore dei detenuti militanti della fazione separatista. (R.B.)

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