Angola: proteste fermate dalla polizia con decine di arresti - Nigrizia
Angola Politica e Società
Clima teso in vista delle elezioni di agosto
Angola: proteste fermate dalla polizia con decine di arresti
Nuove repressioni contro manifestanti a Luanda suscitano la condanna della Conferenza episcopale di Angola e San Tomé
13 Aprile 2022
Articolo di Luca Bussotti
Tempo di lettura 3 minuti
Manifestanti a Luanda (Credit: Lusa)

Ancora una volta, alle porte di una campagna elettorale che si annuncia tesa e incerta, il 9 aprile scorso la polizia angolana ha fermato una manifestazione pacifica nella capitale Luanda, arrestando una ventina di persone, fra cui una donna incinta e una con un bambino di sette mesi in braccio.

La manifestazione era stata organizzata per chiedere la liberazione di quelli che vengono considerati dalle opposizioni come prigionieri politici, ossia Luther Campos (membro dell’Unita, il maggior partito di opposizione in Angola) e Tanaice Neutro. I due avevano avuto un ruolo di primo piano nello sciopero dei taxisti che, nel gennaio scorso, aveva provocato proteste e distruzioni a Luanda.

Rispetto a tali violenze, i due si erano però immediatamente dissociati, con Campos che ha sempre affermato che, in quel 10 gennaio, lui era rimasto a casa, e che le immagini che lo ritraggono in mezzo alla folla nel quartiere di Benfica, a Luanda, risalirebbero addirittura a una manifestazione del 2020, a cui aveva partecipato.

In mezzo ad accuse reciproche, da un lato di vandalismo, dall’altro di persecuzione politica, Donito Carlos, portavoce dei manifestanti che chiedevano la liberazione di Campos e Neutro, ha ribadito che l’ulteriore iniziativa, da parte della polizia angolana, di arrestare le persone che sono scese in piazza pacificamente, porterà a nuove tensioni e, a lungo termine, alla fuga dei giovani dall’Angola, vista l’impossibilità di continuare a vivere in un paese tanto intollerante e violento.

Anche la voce della Ceast (Conferenza episcopale di Angola e San Tomé) non si è fatta attendere: dopo aver condannato l’ennesimo ricorso a misure autoritarie da parte del governo angolano, il suo segretario generale, padre Celestino Epalanga, ha spiegato che il paese ha bisogno di consolidare la sua democrazia, e che questo non può avvenire con arresti continui e di massa nei confronti di persone che manifestano pacificamente.

Tali posizioni critiche della Ceast non sono nuove: lo scorso anno il più importante organismo della chiesa cattolica in Angola aveva “sfidato” il governo di Luanda a dichiarare lo stato di emergenza, a causa della catastrofe naturale (siccità prolungata) che si sta abbattendo in varie parti del paese, specialmente al sud, mentre nel febbraio scorso il suo presidente, don José Manuel Imbaba, aveva definito come “pericolosa” la mancanza di dialogo fra governati e governanti, che favorirebbe l’esclusione e il ricorso alla violenza.

Una critica che don Imbaba aveva esteso anche ai mezzi di informazione pubblici, che stanno contribuendo, col loro atteggiamento parziale, a creare un clima “nefasto”, del tutto contrario alla democrazia e alla fratellanza sociale.

L’ultimo appello è di questi giorni, di fronte all’ennesima prova di forza di un governo che sente sempre più il fiato sul collo di opposizioni che, questa volta, sembrano avere alcune chance concrete per ribaltare lo storico dominio dell’Mpla alle elezioni generali di agosto.

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