Ghana: la cattedrale della discordia - Nigrizia
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L’imponente progetto rischia di trasformarsi in un boomerang per il presidente
Ghana: la cattedrale della discordia
Akufo-Addo è deciso a costruirla ad ogni costo. Ma i soldi non ci sono e i costi aumentano a dismisura. Rivolta ai cristiani - in particolare carismatici e pentecostali -, sta già creando divisioni in un paese schiacciato dalla crisi finanziaria ma noto per la sua profonda tolleranza religiosa
24 Febbraio 2023
Articolo di Antonella Sinopoli (da Accra)
Tempo di lettura 6 minuti
Una proiezione della visione notturna della cattedrale (Credit: Architects Journal)

Poche cose possono dividere un paese quanto la religione. Peggio è se a scatenare i malumori è un uso strumentale della fede da parte di un capo di governo. È di fatto quello che sta accadendo in Ghana.

Nel 2016, anno in cui vinse per la prima volta le elezioni, Nana Akufo-Addo, presidente della nazione, dichiarò quello che allora era ancora un puro desiderio: costruire una grande cattedrale per mostrare «my gratitude to God» (la mia gratitudine a Dio).

Un desiderio che ha cominciato subito a prendere forma. Prima di tutto con l’affidamento del progetto all’architetto anglo-ghaneano David Adjaye. Poi con la ricerca dell’area, circoscritta in un’ampia zona centrale di Accra, a due passi dal parlamento, il teatro nazionale, il centro congressi.

Un’area di sei ettari precedentemente occupata, in parte, da residenze per giudici e esponenti del corpo legislativo del paese. Residenze demolite nel 2018 quando l’intera area è stata transennata – con colorati e artistici pannelli – e sono stati avviati i lavori strutturali. Con essi, sono cominciate le polemiche. Ed è cominciata anche la ricerca dei fondi.

Chi paga?

A dare il “buon esempio” è stato lo stesso presidente quando ha annunciato una donazione personale di 100mila cedi (circa 7.300 euro). La questione è che i costi, soprattutto in opere che si preannuncino faraoniche come questa, finiscono per non essere mai certi.

E se si era arrivati a parlare di quasi 400 milioni di euro, secondo molti questa cifra continuerà a lievitare fino a raggiungere il miliardo di euro. Come trovare tutti questi soldi?

Nel 2018 il capo di Stato in visita al Museo della Bibbia a Washington fece un appello alla comunità cristiana (evangelica) statunitense, invitandola a sostenere il progetto con donazioni. È stata poi la volta delle richieste di finanziamento da parte dello stesso governo ghaneano. Richieste rifiutate perché – come hanno detto in molti – non si possono pagare “iniziative di carattere personale” con i soldi dei contribuenti.

Lo scorso dicembre il parlamento ha votato contro la proposta dell’esecutivo di allocare 80 milioni di cedi (quasi 6 milioni di euro) per i lavori della cattedrale. Una cifra che era stata inserita nel budget 2023. In ogni caso, pare che il governo abbia già speso 58 milioni di dollari per la messa a punto del sito.

Ma c’è già un’altra idea per raccogliere denaro: chiedere a tutti i cittadini di religioni cristiane del paese di donare 20 dollari al mese per due anni. Cosa che ha fatto storcere il naso anche ai più convinti sostenitori del progetto.

Il presidente Akufo-Addo alla presentazione del progetto

Crisi profonda

Il presidente però non demorde. Anzi, prima ancora che i lavori cominciassero, e in piena pandemia, aveva rinnovato le motivazioni per le quali la cattedrale sarebbe stata un «indispensabile» ringraziamento al Signore.

«Il Ghana – aveva detto durante una sessione di preghiera sul sito – finora è stato risparmiato dalla guerra civile (come accaduto in paesi vicini), dalla carestia e dall’epidemia». «Credo che sia la grazia di Dio che ci abbia aiutato e [la cattedrale] sarà un atto di ringraziamento all’Onnipotente per la sua benedizione, favore, grazia e misericordia sulla nostra nazione».

Insomma nessun passo indietro a dispetto delle critiche, di un’inflazione al 53,6%, di un debito pubblico pari ormai al 76%, della grave (seppure annunciata) crisi economica che sta vivendo il paese e che ha costretto Akufo-Addo a rivolgersi al Fondo monetario internazionale (un accordo preliminare ha previsto un pacchetto di salvataggio pari a 3 miliardi di dollari) e oggi a chiedere alla Cina – nella persona del ministro delle finanze, Ken Ofori-Atta – la cancellazione del debito (pari a 1.7 miliardi di dollari).

Intanto, per il mancato il pagamento di 40,6 milioni di dollari sul suo Eurobond da 1 miliardo, il secondo mancato pagamento in un mese, nei giorni scorsi l’agenzia di rating Fitch ha declassato ulteriormente il paese, che ora è a un passo dal default.

Opera divisiva

La cattedrale, opera immensa, disegnata prendendo spunto dal trono reale degli Ashanti, prevede un auditorium con 5mila posti a sedere, un museo biblico, giardini e persino una cripta nazionale per le sepolture di personalità dello stato.

Nelle intenzioni dovrebbe essere rivolta a tutti i cittadini di fede cristiana, che rappresentano il 70% della popolazione. E qui si sono inserite le ulteriori polemiche.

Secondo molti la cattedrale, oltre ad essere un “capriccio”, una “vanità” di Akufo-Addo, intenzionato a lasciare un segno della sua presidenza, rischia di creare divisioni e contrapposizioni in un paese che ha sempre dimostrato, invece, profonda tolleranza religiosa e spirito di unità.

Non sono pochi coloro che hanno interpretato il progetto della cattedrale come una risposta della maggioranza cristiana alla moschea nazionale realizzata ad Accra nel 2012 con un finanziamento da 10 milioni di dollari, a cui ha fortemente contribuito il governo turco.

Mentre anche gli esponenti delle religioni tradizionali, alquanto diffuse nel paese seppure ufficialmente ai margini, si domandano se non abbiano anche loro diritto a uno spazio pubblico.

Come si sa religione e politica nel continente africano sono spesso legatissime e il progetto della cattedrale nazionale simboleggia fortemente questo legame tra l’elite al potere e la fede cristiana, in particolare quella carismatica e pentecostale.

Tanto è vero che a suo tempo i vescovi cattolici del paese espressero disappunto per non essere stati invitati ai tavoli di discussione e non molto tempo fa il presidente della conferenza episcopale ghaneana, monsignor Philip Naameh, ha affermato che considerati i tempi che il paese sta vivendo la costruzione di una cattedrale di tal genere non è certo una priorità.

Del consiglio di amministrazione della cattedrale fanno parte 13 membri: rappresentanti della chiesa metodista, pentecostale, carismatica ma anche un “profeta”, oratore motivazionale e un arcivescovo metropolita cattolico, monsignor Charles Palmer Buckle, che però, ha specificato monsignor Naameh che è anche arcivescovo di Tamale, non rappresenta la Chiesa cattolica ma direttamente il presidente Akufo-Addo.

Un paese sempre meno secolare e sempre più legato a un’idea di fede che sfiora l’estremismo e che mischia affari pubblici e privati, cose terrene e tensioni spirituali.

Se l’intenzione è anche quella – come affermato – di creare un luogo di scambio e di riflessione ma anche una maniera di far fruttare la cattedrale come luogo di visite e attrazione turistica, non sembra si sia partiti con il piede giusto.

E, come accaduto per la Basilica di Nostra Signora della Pace di Yamoussoukro – la chiesa più grande del mondo – fatta costruire dal presidente della Costa d’Avorio, Félix Houphouët-Boigny nella sua città natale – rischia di restare una cattedrale non nel deserto, in questo caso, ma nel pieno centro della capitale.

Costruiremo la cattedrale costi quel che costi, questa la posizione di Akufo-Addo che nel 2024 terminerà il suo mandato. Per allora, certamente le polemiche saranno ancora in corso, la cattedrale non avrà visto la luce ma tanti soldi, nel frattempo, saranno stati spesi nel tentativo di portare avanti un progetto maestoso ma davvero troppo controverso.

 

 

 

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