Kenya: la Corte penale dell'Aja chiude il processo per le violenze elettorali
Kenya Politica e Società
Fatti del 2007-2008. Fra gli accusati di crimini contro l'umanità c'erano il presidente Ruto e il suo predecessore Kenyatta. I loro processi erano già stati archiviati o i capi di imputazioni ritirati
Kenya, la Corte penale dell’Aja chiude il processo per le violenze elettorali
28 Novembre 2023
Articolo di Redazione
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La Corte penale internazionale con sede a l’Aja ha chiuso le indagini per le violenze post elettorali che si sono verificate in Kenya fra il 2007 e il 2008 e che hanno portato alla morte di circa mille persone e allo sfollamento di 350mila.

Una buona notizia per il presidente kenyano William Ruto, che nel corso del processo, così come il suo predecessore Uhuru Kenyatta e altri quattro imputati, era stato accusato di crimini contro l’umanità. Il procedimento contro il capo di stato è cominciato nel 2010 ed è stato archiviato nel 2016 per l’inconsistenza delle prove presentate dall’accusa, complice la mancata collaborazione del governo. Ruto, deputato dell’opposizione all’epoca dei fatti, non è però mai stato dichiarato assolto e i giudici dell’Aia avevano lasciato aperta la possibilità di nuovi processi qualora fossero state presentate nuove prove.

Le questioni che riguardano il presidente, eletto l’anno scorso dopo un voto sostanzialmente pacifico, non finiscono comunque qui. Prosegue all’Aia infatti il processo ai danni di Philip Kipkoech Bett e di Walter Barasa, accusati di corruzione e intimidazione di testimoni nell’ambito del procedimento che riguardava il capo di stato, e finora latitanti.

Il terzo imputato con queste accuse, l’avvocato Paul Gicheru, è morto nel settembre 2022 in circostanze ancora da chiarire completamente, poche settimane dopo il giuramento di Ruto alla guida del Kenya e mesi prima di conoscere il verdetto sul procedimento che lo riguardava. Il suo decesso ha portato però un mese dopo alla chiusura del fascicolo a suo carico.

La decisione di non procedere oltre nel processo per le violenze elettorali è stata comunicata dalla vice procuratore capo della Corte penale Nazhat Shameem Khan. È utile ricordare che il Procuratore capo del tribunale, Kharim Khan, nel 2021 si è ritirato da tutti i procedimenti che riguardano il Kenya per evitare conflitti di interesse, in quanto ex avvocato di Ruto nel procedimento per crimini contro l’umanità.

«Ho deciso di concludere la fase di indagine sulla situazione in Kenya – ha detto la vice procuratrice – ho raggiunto questa decisione dopo aver considerato i fatti e le circostanze specifici di questa situazione. Di conseguenza, l’Ufficio non perseguirà ulteriori casi relativi alla presunta responsabilità penale di altre persone».

Come detto, restano però in piedi i procedimenti ai danni di Bett e di Barasa. Stando a quanto stabilito dallo Statuto di Roma, il documento fondativo della Corte dell’Aja, il vero e proprio processo dei due imputati potrà cominciare solo dopo il loro arresto e trasferimento nei Paesi Bassi.

Ruto non ha commentato la decisione della Corte internazionale. Oltre all’attuale presidente e a Kenyatta – al potere dal 2013 al 2022, deputato dell’opposizione e candidato alla presidenza all’epoca dei fatti, già uscito sconfitto da una elezione nel 2002 -, gli altri imputati per crimini contro l’umanità erano l’ex ministro per l’industrializzazione Henry Kosgey, l’ex capo della polizia Hussein Ali, il giornalista radiofonico Joshua Sang e Francis Muthaura, ex presidente del Civil Service, la nostra pubblica amministrazione.

Le violenze del 2007

Le violenze etniche del 2007 sono cominciate dopo che il presidente uscente Mwai Kibaki si è dichiarato vincitore alle elezioni contro lo sfidante Raila Odinga, che ha accusato brogli e irregolarità. Da dicembre a febbraio 2008 scontri fra i sostenitori dei due politici hanno causato oltre mille morti, 3.500 feriti, 900 casi di violenza sessuale e circa 350mila sfollati. Le violenze si sono concluse con un accordo che ha portato alla creazione di un governo di coalizione con Kibaki presidente e Odinga primo ministro. Quest’ultimo è stato anche l’avversario di Ruto alle elezioni dell’anno scorso.

A oltre 15 anni dagli scontri, numerose vittime delle violenze denunciano di non aver ricevuto i terreni o il denaro promesso negli anni come compensazione.

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