L'Africa occidentale unita contro l’erosione delle spiagge - Nigrizia
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A rischio inondazioni quasi 54mila nuclei familiari
L’Africa occidentale unita contro l’erosione delle spiagge
Ogni anno vengono risucchiati tra gli 1,8 e i 5 metri di litorali della regione. Dalla Banca mondiale 220 milioni di dollari per la costruzione di dighe e muri di protezione e opere di rimboschimento in Benin, Togo, Senegal, Costa d’Avorio, Mauritania e São Tomé e Príncipe
12 Gennaio 2022
Articolo di Rocco Bellantone
Tempo di lettura 3 minuti
erosione coste benin
Due barriere costruite per proteggere la costa del Benin, a est di Cotonou, nel 2020. (Damien Padonou)

Circa 200 milioni di dollari. È quanto messo sul piatto dalla Banca mondiale (Bm) per fermare l’erosione costiera in Africa occidentale, regione in cui in media ogni anno vengono risucchiati tra 1,8 e 5 metri di spiagge.

Per far fronte a questa emergenza, i governi di Benin, Togo, Senegal, Costa d’Avorio, Mauritania e São Tomé e Príncipe stanno portando avanti da alcuni anni una serie di azioni coordinate nell’ambito di un programma finanziato dalla Bm chiamato West Africa Coastal Areas Management Program (WACA).

Scopo del piano è impedire l’erosione di più di 110 km di coste nella regione entro il 2023: in parte costruendo dighe e muri di protezione, in parte recuperando più di 8mila ettari di terreno attraverso operazioni di rimboschimento. La posta in palio, d’altronde, è altissima. In gioco, infatti, c’è la messa in sicurezza di quasi 54mila nuclei familiari che rischiano di essere colpiti da inondazioni.

Avviato nel 2018 il programma – finanziato con un investimento iniziale di 221,7 milioni di dollari tra prestiti e sovvenzioni ai paesi aderenti, di cui 11,7 milioni stanziati dalla commissione dell’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale (UEMOA) – sta mostrando qualche passo in avanti.

Al momento però, come riporta Jeune Afrique, sono state completate opere di contenimento solo su quasi 5 km di costa: in Benin, lungo la sponda meridionale del fiume Mono e alla sua foce; in Togo con la costruzione di barriere per più di 1 km; in Mauritania con lavori eseguiti su 2 km; a São Tomé e Príncipe dove sono state realizzate, sinora, una diga e una barriera protettiva.

Il governo del Senegal ha invece puntato su interventi di riforestazione, piantando distese di casuarina in quasi 50 ettari e di mangrovie in 8,5 ettari. Mentre in Costa d’Avorio, paese che intende mettere in sicurezza 13 km di cordoni sabbiosi nell’area di Grand-Lahou, i lavori inizieranno a partire da quest’anno.

A ottobre 2021 per l’attuazione della prima fase del programma sono stati stanziati circa 45 milioni di dollari, pari al 22% dei fondi complessivi a disposizione. I paesi che beneficiano di maggiori risorse sono Benin (58,6 milioni di dollari) e Togo (55,5 milioni di dollari), seguiti da Senegal (53,7 milioni), Costa d’Avorio (33 milioni) e São Tomé e Príncipe (9,3 milioni).

Nel giugno 2021 la Banca mondiale ha erogato un finanziamento aggiuntivo al programma di 36 milioni: 24 milioni sono andati al Benin, 12 al Togo. São Tomé e Principe, invece, ha ottenuto altri 6 milioni dal Global Environment Facility, il Fondo internazionale istituito alla vigilia del Summit della Terra di Rio del 1992 per aiutare i paesi alle prese con emergenze ambientali.

Per gli stati coinvolti vincere la sfida dell’erosione costiera non è solo una questione ambientale e di sicurezza umanitaria. Secondo stime della Bm questa emergenza costa solo a Benin, Costa d’Avorio, Senegal e Togo circa 3,8 miliardi di dollari, ovvero il 3,5% in media del loro Pil.

Chi sta pagando il prezzo più salato è il Senegal (7,6% del Pil), seguito da Togo (6,4%), Costa d’Avorio (4,9%) e Benin (2,5%). Al programma WACA dovrebbero aggregarsi, entro luglio 2022, anche Ghana, Gambia e Guinea Bissau. L’obiettivo è arrivare a coinvolgere 17 stati della regione.

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