Mozambico e debiti occulti: intelligence e presidenza nel mirino
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Si farà il processo a Londra per il debito pubblico occulto, dove stavolta la parte lesa è lo stato
Mozambico e debiti occulti: intelligence e presidenza nel mirino
Il governo vorrebbe cancellare i 2,2 miliardi di dollari, frutto di una frode che avrebbe visto la complicità di Credite Suisse e Privinvest. Ruolo chiave l’avrà l’ex ministro delle finanze, Manuel Chang, uomo forte ai tempi di Guebuza. Trema il presidente Nyusi
05 Luglio 2023
Articolo di Luca Bussotti
Tempo di lettura 4 minuti

Sarà a Londra, nel prossimo ottobre, dove si svolgerà l’ennesimo processo per la questione relativa ai 2,2 miliardi di dollari che lo stato mozambicano ha garantito sul proprio debito sovrano.

I documenti che mancavano, o per lo meno una parte consistente di essi, sono finalmente stati reperiti da parte del Tribunale commerciale di Londra a Maputo, presso la sede della presidenza della repubblica e del Sise, il locale servizio di intelligence.

Dissipati gli ultimi dubbi su una possibile, preventiva archiviazione per carenza di documenti, il giudice londinese Robin Knowls ha confermato che il processo si farà, dopo che i due istituti bancari, lo svizzero Credit Suisse e il russo VTB, avevano già patteggiato multe salate presso il tribunale di New York nel 2021. E dopo che a Maputo, un manipolo di accusati, fra cui l’ex-capo del Sise, Gregório Leão, e uno dei figli dell’ex-presidente Armando Guebuza sono stati condannati a pene fra i 10 e i 12 anni di reclusione.

Questa volta, però, il Mozambico è parte lesa. La denuncia, a suo tempo presentata da Maputo contro Credite Suisse e Privinvest (società di Abu Dhabi che promosse l’enorme schema di corruzione) ha lo scopo di vedersi annullare il fardello dei 2,2 miliardi di dollari iscritti a bilancio a posteriori.

Le autorità mozambicane nascondono i documenti

Il paradosso è che sono proprio le autorità mozambicane, oggi, a nascondere documenti preziosi che potrebbero far decidere il giudice londinese in favore del paese africano. In ballo vi sono possibili, devastanti conseguenze politiche sulle più alte cariche dello stato, a partire dall’attuale presidente della repubblica, Filipe Nyusi, in caso di nuove rivelazioni in sede processuale.

I timori dell’élite politica locale si stanno concentrando su due fronti: da un lato, sull’estradizione dell’ex-ministro delle finanze, Manuel Chang, uomo forte ai tempi di Guebuza e vero e proprio deus ex machina dell’operazione relativa al debito occulto. Un Chang estradato e collaborativo rappresenterebbe una mina vagante per tutto il sistema di potere degli ultimi anni.

Gli investigatori non hanno trovato nulla nella vecchia email istituzionale di Chang, vuota così come vuote sono state trovate quelle dei funzionari del Sise implicati nella vicenda. A fronte di ciò, soltanto Chang in persona potrà rivelare come sono andate, effettivamente, le cose: se, cioè – come dalla Ponta Vermelha (sede della presidenza della repubblica) lasciano intendere – egli avrebbe agito per conto proprio e dei suoi complici, oppure se furono i vertici politici del tempo (il presidente Guebuza e l’allora ministro della difesa, oggi presidente della repubblica, Nyusi) a “consigliare” a Chang di dare il via alla scellerata operazione.

Richiesta di archiviazione

Sullo sfondo, la possibilità – che l’avvocato di Chang proverà a percorrere inizialmente – di un’archiviazione della sua posizione, vista la sua lunga detenzione in Sudafrica (dal 29 dicembre del 2018), che avrebbe fatto scadere i termini per un processo e la relativa condanna. Inoltre, l’altro grande accusato, il rappresentante della Privinvest, Jean Boustani, era stato assolto dal tribunale di Brooklin nel procedimento a suo carico nel 2019.

Le nuove insidie

Dall’altro lato, il processo che si celebrerà a Londra nasconde altre e diverse insidie. Le ultime informazioni raccontano di documenti informatici raccolti presso la segreteria e l’ufficio del capo-gabinetto della Ponta Vermelha; venti sarebbero i documenti ritenuti di interesse da parte del giudice inglese che sta istruendo il caso, di cui due dei tre che questi aveva già identificato come molto rilevanti. Un analogo sequestro si sarebbe svolto presso la sede del Sise, dove quattro computer sono stati oggetto delle attenzioni degli inquirenti, sotto la guida dello studio londinese di avvocati che assiste il Mozambico in questa vicenda, la Peters & Peters.

Tutte le informazioni raccolte stanno in questo momento per essere analizzate dai funzionari della Procura generale della repubblica del Mozambico, i quali dovranno fornire ciò che sarà possibile (ossia, il materiale non classificato) alla Peters & Peters, ai fini del suo utilizzo in sede processuale nella capitale britannica, con tutte le perplessità del caso per le probabili ingerenze politiche.

Nel paese, importanti attivisti sociali, come il direttore esecutivo del Cdd (Centro per la democrazia e lo sviluppo), Adriano Nuvunga, hanno già dichiarato che Nyusi dovrebbe rinunciare alla immunità presidenziale, al fine di contribuire al chiarimento dei fatti che, occorre ripeterlo, vedono lo stato mozambicano non sul banco degli imputati, bensì come parte lesa.

La possibilità di un annullamento del pesante fardello finanziario costituirebbe una enorme boccata di ossigeno rispetto a un bilancio che, come sottolineato dal settimanale Evidências, ha obbligato il governo a bloccare qualsiasi assunzione nella pubblica amministrazione per l’intero anno in corso.

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