Il parlamento darà con tutta probabilità il via libera definitivo oggi alle missioni militari italiane all’estero, riconfermando un totale di 41 diversi scenari con 5 nuove missioni, 3 delle quali in Africa, per un costo complessivo di 1.129,4 milioni: 1.082 per le missioni da riconfermare e 47,4 milioni per quelle nuove. Lo scorso anno la spesa totale a carico del ministero della Difesa è stata di poco inferiore (1.100,8 milioni).
Tra gli impegni più rilevanti c’è il contributo italiano alla missione europea Irini (la forza navale di contrasto al traffico di armi in Libia, lanciata il 31 marzo scorso e a guida italiana) con 517 soldati, una nave e tre mezzi aerei, per un costo complessivo di 21,3 milioni.
Altra nuova missione è quella nel Golfo di Guinea, per la prevenzione e il contrasto della pirateria e a garanzia degli investimenti petroliferi di Eni. In quest’area saranno impiegati 400 uomini, mezzi aerei e due navi (un cacciatorpediniere e una fregata Fremm) con un costo complessivo di 8,9 milioni di euro.
C’è poi la lotta al terrorismo jihadista nella fascia del Sahel e qui l’Italia conferma la sua presenza militare con la missione di supporto bilaterale in Niger (Misin), proponendosi anche in sostegno della neonata task force europea “Takuba”, a guida francese e operativa dal 15 luglio, che opera nella regione di Liptako, tra Burkina Faso orientale, Niger sudoccidentale e Mali sud-orientale.
Una forza che conta su “Un centinaio di soldati estoni e francesi addestrati per operazione a terra con unità maliane” ha fatto sapere nei giorni scorsi la ministra della difesa francese Florence Parly, aggiungendo che “a ottobre arriverà un secondo contingente di una sessantina di membri delle forze speciali ceche e poi a gennaio un terzo, con 150 svedesi”. Non è chiaro quando e come si inserirà l’Italia.
Tra gli obiettivi della missione – alla quale partecipano Francia (già presente con la missione Barkhane), Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Germania, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Svezia, Regno Unito – anche «fornire attività di consulenza, assistenza, addestramento alle forze armate e alle forze speciali locali» di Mali e Niger. Per questa nuova missione l’Italia si propone con 200 uomini, 8 mezzi aerei e 20 mezzi e materiali terrestri per un costo complessivo di 15,5 milioni di euro.
E’ evidente come il diffondersi della rete jihadista nell’area saheliana con il progressivo degenerare della situazione umanitaria, preoccupi la comunità internazionale e l’Europa in particolare. Ma l’intensificarsi della presenza militare nell’area – oltre alla già citata Barkhane sono presenti altri attori internazionali, tra cui la missione Onu Minusma, le missioni dell’UE Eutm Mali, Eucap Sahel Mali ed EUcap Sahel Niger – non può essere l’unica via percorribile nella lotta allo Stato islamico. A ribadirlo è anche padre Giulio Albanese, che auspica invece un “rilancio di negoziati e una radicale riforma della governance delle risorse in senso più equo e inclusivo”.