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Se in Africa occidentale, nella cintura del Sahel, il 2021 ha registrato un aumento delle violenze – in questo caso di matrice jihadista – contro i civili, buone notizie arrivano invece dal Sud Sudan.
Secondo un nuovo rapporto pubblicato dalla divisione per i diritti umani della missione delle Nazioni Unite in Sud Sudan (Unmiss), la violenza contro i civili ha visto una riduzione del 42% nel 2021 rispetto all’anno precedente.
La relazione annuale ha documentato 3.414 civili vittime di uccisioni, ferite, rapimenti e violenze sessuali legate al conflitto in 982 incidenti documentati. La maggior parte delle vittime erano uomini (75%), seguiti da donne (14%) e bambini (11%). 2.436 in meno rispetto alle 5.850 vittime civili del 2020.
In leggero calo anche i casi di violenza sessuale, 194, rispetto ai 211 del 2020, che restano comunque “inaccettabilmente alti”, si legge nella nota.
“Il conflitto subnazionale ha rappresentato la maggior parte delle vittime nel 2021. Warrap è rimasto lo stato con il maggior numero di vittime civili (24%), seguito da Equatoria Occidentale (19%) e Jonglei e nella Grande area amministrativa di Pibor (Greater Pibor Administrative Area – Gpaa), con il 17% rispettivamente”.
“Una preoccupante ondata di combattimenti è stata documentata a Tambura, nell’Equatoria occidentale, tra milizie etniche. Tale violenza ha provocato 440 morti, 18 feriti, 74 rapimenti, 64 vittime di violenze sessuali e circa 80mila”, ha riferito l’agenzia Onu, che esorta il governo a indagare su violazioni e abusi dei diritti umani e a portare davanti alla giustizia i responsabili.