Le banche finanziano il settore delle armi e i cristiani tacciono
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Fermoposta / Febbraio 2024
Le banche finanziano il settore delle armi e i cristiani tacciono
Unicredit, Intesa San Paolo e Deutsche Bank foraggiano il grosso della produzione e del commercio degli armamenti. E nemmeno la voce di papa Francesco riesce a scuotere la Chiesa italiana. Il 18 maggio va rilanciata la campagna contro le “banche armate”
13 Febbraio 2024
Articolo di Alex Zanotelli
Tempo di lettura 4 minuti
Protesta dei missionari comboniani davanti alla fabbrica di armi a Domusnovas, Sardegna

Questo articolo è uscito nel numero di Nigrizia di febbraio 2024

Carissimo p. Alex,
delle banche che aumentano i loro profitti con il commercio delle armi, ne parlate solo papa Francesco e tu. Nessuna voce, nessun scritto, nessun dibattito pubblico solleva questo affaire, nemmeno il mondo cattolico. L’ho fatto notare alle Acli, attendo un risposta, promessa, da quasi un anno. Cosa ne pensi di questo silenzio sulle “banche armate” e sulla campagna lanciata 25 anni fa da Nigrizia? Probabilmente, come si dice qui nel cattolico Veneto, i schei i fa schei. Buona salute e auguri per il tuo prezioso esempio (Elvio Beraldin)


Hai ragione: è solo papa Francesco che parla quasi ogni giorno della produzione e del commercio delle armi e delle tante guerre in atto. Ma tutto questo avviene grazie alle “banche armate”. Nel 2022, nel mondo, sono stati investiti in armi ben 2.240 miliardi di dollari e un paese piccolo come l’Italia ne ha spesi ben 32 miliardi (di euro). Tutti questi soldi provengono dalle banche. In Italia, l’80% degli investimenti in armi proviene da tre banche: Unicredit, Intesa San Paolo e Deutsche Bank. Un esempio: Intesa S. Paolo dal 2016 ha destinato al settore militare 2,135 miliardi di euro di cui 1,750 miliardi in finanziamenti e 385 milioni in investimenti.

Il 63% dei finanziamenti di Intesa S. Paolo sono stati dati alla Leonardo, che è oggi la società leader del settore militare (guidata dall’ex ministro per la transizione ecologica, Roberto Cingolani). Leonardo ha chiuso il suo bilancio nel 2022 con un utile di 932 milioni di euro ed è la prima società in Europa per ricavi derivanti dalla vendita di armi e la dodicesima a livello mondiale. Ha anche un accordo con una società militare israeliana per lo sviluppo di un nuovo sistema laser che le truppe possono utilizzare per esplorare le posizioni nemiche.

Hai ragione quando affermi che «nessuna voce, nessuno scritto, nessun dibattito pubblico solleva questo affaire, nemmeno il mondo cattolico». È incredibile davvero questo silenzio nel mondo cattolico, nelle comunità cristiane. Eppure, i cristiani sono i seguaci di Gesù che è venuto ad insegnarci la via della pace. È Lui che ha rifiutato la lotta armata e ha inventato la via della nonviolenza attiva. Per i primi tre secoli le comunità cristiane si sono rifiutate di entrare nelle legioni romane, pagando con il martirio questa loro scelta. Come mai le nostre comunità cristiane hanno perso questo valore centrale del Vangelo?

Un vuoto questo che ha spinto le riviste missionarie, Nigrizia, Missione Oggi e Mosaico di Pace a lanciare la campagna “banche armate”, partendo dall’imperativo etico che ogni cristiano, ma anche ogni cittadino – come affermava il noto teologo Enrico Chiavacci – deve sapere dove «mette i propri soldi e a che cosa quei soldi servono». E allora come facciamo a collocare i nostri soldi in Unicredit, Intesa S. Paolo e Deutsche Bank, le tre principali banche che in Italia investono miliardi dei nostri soldi in armi che servono a uccidere?

Se le parrocchie, le diocesi, la Cei (Conferenza episcopale italiana) ritirassero i propri soldi da queste banche, noi metteremmo in crisi il complesso militar-industriale -finanziario. È un boicottaggio nonviolento che parte dal basso e può scardinare il Sistema. È da anni che abbiamo lanciato questa campagna, ma la Chiesa italiana è sorda.

Dobbiamo rilanciare con forza questa campagna anche all’Arena di Pace del 18 maggio. Papa Francesco ci ha dato proprio ora un bell’esempio con un gran rifiuto pontificio: l’Ospedale del Bambin Gesù di Roma non ha accettato la donazione di un milione e mezzo di euro da parte della Leonardo, perché «inopportuna». Non è forse una contraddizione – scriveva il grande discepolo di Gesù, don Primo Mazzolari – «che dopo venti secoli di vangelo, gli anni di guerra siano più frequenti degli anni di pace?».

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