1876: gli egiziani controllano l’intero territorio sudanese, instaurano una sede governativa a Khartoum e impongono pesanti tasse. 1877: il viceré d’Egitto nomina il generale britannico Charles Gordon governatore del Sudan. 1881: inizio della rivolta sudanese contro l’amministrazione ottomano-egiziana; a guidare la rivolta è Muhammad Ahmad (che si fa chiamare Mahdi, cioè “salvatore”); le truppe del Mahdi conquistano Khartoum, scacciano Gordon e, nel 1885, instaurano una teocrazia nazionalista. 1888-89: i britannici sbaragliano il Mahdi; il Sudan diventa condominio anglo-egiziano. 1955: scoppia la rivolta tra nord e sud, guidata dal movimento degli Anya Nya.
1956, 1° gennaio: indipendenza. 1958: il gen. Ibrahim Abbud prende il potere con un colpo di stato. 1962: è guerra aperta tra il movimento degli Anya Nya e il governo di Khartoum. 1964: la “Rivoluzione di ottobre” destituisce Abbud; viene istituito un governo guidato da islamisti. 1965: Muhammed Mahjud, leader del Partito Umma, è eletto presidente.
1969: colpo di stato del gen. Gaafar Nimeiri. 1971: esecuzione dei leader del partito comunista sudanese, dopo un loro tentato golpe contro Nimeiri. 1972: firmato ad Addis Abeba l’accordo di pace tra il governo di Khartoum e gli Anya Nya; autonomia delle tre province del sud. 1977: Nimeiri è rieletto. 1978: scoperto il petrolio nella zona di Bentiu, in Sud Sudan.
1983: Nimeiri, eletto per la terza volta, revoca l’accordo di Addis Abeba e impone la shari’a (legge islamica); formazione dell’Esercito di liberazione del popolo sudanese (Spla), guidato da John Garang; scoppia la seconda guerra civile. 1985: in seguito a vasti disordini popolari, Nimeiri è deposto da un colpo di stato, guidato dal suo ministro della difesa, il gen. Abdel Rahman Swar Al-Dehab; Nimeiri va in esilio in Egitto; formazione di un consiglio militare. 1986: il Partito Umma vince le elezioni e il suo leader, Sadiq Al-Mahdi, è primo ministro. 1988: il Partito unionista democratico – parte della coalizione di governo – raggiunge un accordo con l’Spla, che ha generato anche il Movimento di liberazione del popolo sudanese (Splm), ma l’accordo non viene implementato.
1989, 30 giugno: il gen. Omar El-Bashir rovescia Al-Mahdi, scioglie i partiti e crea una giunta militare, con la partecipazione del Fni (rinominato Partito del congresso nazionale-Pcn). 1993: il Consiglio rivoluzionario è sciolto ed El-Bahir è nominato presidente. 1995: il presidente egiziano Mubarak accusa il Sudan di coinvolgimento nel tentativo di assassinarlo ad Addis Abeba (Etiopia).
1996, marzo: El-Bashir è rieletto. 1998: gli Usa accusano Khartoum di dare ospitalità a Osama bin Laden e bombardano un impianto chimico presso la capitale; la nuova costituzione è approvata da un referendum (96% dei voti in favore). 1999: El-Bashir scioglie il parlamento e dichiara lo stato di emergenza, dopo un braccio di ferro con il presidente del parlamento e leader del Congresso nazionale popolare (Cnp), Hassan Al-Turabi; si comincia a esportare petrolio; maggio: Nimeiri torna in patria accolto da folle festanti.
2000: El-Bashir s’incontra con i leader dell’Alleanza nazionale democratica (all’opposizione) per la prima volta in Eritrea; dicembre: i principali partiti di opposizione boicottano le elezioni presidenziali ed El-Bashir rieletto per altri 5 anni; Nimeri partecipa alle elezioni, ma ottiene solo il 9,6% dei voti. 2001: Hassan Al-Turabi firma un memorandum d’intesa con il braccio armato dell’Splm (Spla), ma viene arrestato il giorno dopo; altri esponenti del Cnp sono arrestati nei mesi successivi; gli Usa estendono di un altro anno le loro sanzioni contro il Sudan, accusato di essere uno “stato canaglia” e sostenitore del terrorismo islamico.
2002: il governo firma una tregua con l’Spla del Sud Sudan per cessare gli scontri sui Monti Nuba; avvio delle trattative di pace, in Kenya, tra il governo e l’Spla/m, per porre fine alla guerra civile che dura da 19 anni; il protocollo di Machakos (Kenya) concede la possibilità al Sud Sudan di chiedere l’indipendenza dopo 6 anni attraverso un referendum.
2003, febbraio: inizia la ribellione in Darfur, regione che si considera dimenticata da Khartoum; ottobre: Al-Turabi è rilasciato dopo quasi 3 anni e la sospensione del suo partito è ritirata. 2004, gennaio: offensiva governativa contro i ribelli del Darfur; 200.000 persone si rifugiano nel vicino Ciad; quasi 2 milioni gli sfollati interni; milizie arabe armate, pro-governo (e, si sospetta, sostenute e armate da esso), denominate Janjawid, compiono sistematici massacri di civili nei villaggi non-arabi del Darfur; marzo: Al-Turabi, alcuni ufficiali dell’esercito e politici dell’opposizione sono arrestati, accusati di tentato golpe; settembre: il segretario di stato americano, Colin Powel, usa per la prima volta la parola «genocidio» per descrivere quello che sta accadendo in Darfur.
2005, gennaio: accordo di pace tra Khartoum e l’Spla/m, firmato a Nairobi; le Nazioni Unite accusano il governo di Khartoum e le milizie janjawid di «abusi sistematici in Darfur», senza però parlare di genocidio; marzo: il Consiglio di sicurezza dell’Onu autorizza sanzioni contro coloro che violano il cessate-il-fuoco in Darfur e deferire alla Corte penale internazionale dell’Aia chi si è macchiato di crimini di guerra in Darfur; giugno: patto di riconciliazione tra il governo e l’Alleanza nazionale democratica (And), forza di opposizione in esilio, cui vengono offerti alcuni posti di potere nel governo; El-Bashir libera Al-Turabi; 9 luglio: John Garang presta giuramento come primo vicepresidente del Sudan; una nuova costituzione concede ampia autonomia al Sud Sudan; Garang è accolto da folle osannanti in Khartoum; 30 luglio: Garang muore in un incidente aereo e scoppiano disordini nella capitale Khartoum tra sud-sudanesi e arabi; a Garang succede il gen. Salva Kiir; settembre: viene formato un governo di unità nazionale a Khartoum; ottobre: nasce un governo autonomo nel sud, dominato da ex guerriglieri dell’Spla.
2006, maggio: ad Abuja (Nigeria), il Movimento/esercito di liberazione sudanese (Slm/a), gruppo ribelle del Darfur, firma un accordo di pace con Khartoum; altri gruppi minori respingono l’accordo e il conflitto continua; agosto: il Sudan rigetta la risoluzione dell’Onu che propone l’invia di forze di pace in Darfur; ottobre: Jan Pronk, inviato speciale dell’Onu in Sudan, viene espulso; novembre: l’Unione africane estende di 6 mesi la permanenza delle sue truppe di pace in Darfur; pesanti scontri tra le forze armate nord-sudanesi e quelle sud-sudanesi a Malakal (città del Sud Sudan).
2007, aprile: Khartoum si dice pronta ad accettare un aumento delle forze di pace dell’Unione africana (Ua), non però le 20.000 unite proposte; maggio: la Corte penale internazionale (Cpi) spicca mandati di cattura contro un ministro di Khartoum e un capo dei janjawid (milizie al soldo di Khartoum), sospettati di crimini di guerra in Darfur; George W. Bush annuncia nuove sanzioni contro il Sudan; luglio: il Consiglio di sicurezza dell’Onu approva l’invio di 26.000 uomini (Operazione mista Ua-Onu in Darfur, o Unamid), e il governo di Khartoum si dice pronto a cooperare con le nuove forze; ottobre: l’Splm ritira temporaneamente i propri rappresentanti dal governo di unità nazionale, per protestare contro Khartoum, accusato di sabotare l’accordo di pace del 2005; i ministri sudisti ritornano nel governo in dicembre.
2008, gennaio: l’Onu assume il comando delle forze di pace in Darfur; il governo di Khartoum bombarda postazioni dei ribelli darfuriani nell’ovest della regione; marzo: El-Bashir firma con il presidente del Ciad, Idriss Déby, un accordo per porre fine a 5 anni di ostilità tra i due paesi; aprile: inizia il censimento nazionale in preparazione alle elezioni generali; John Holmes, ufficiale dell’Onu, parla di 300.000 morti in 5 anni di guerra in Darfur; maggio: il ministro della difesa del Sud Sudan, Dominic Dim Deng, muore in un incidente aereo; maggio: un gruppo di ribelli del Darfur attacca la Khartoum-Omdurman, e il Sudan accusa il Ciad di coinvolgimento nell’azione (si interrompono le relazioni diplomatiche tra i due paesi); feroci scontri a fuoco tra milizie arabe e soldati dell’Splm nella regione di Abyei, sul confine tra il Nord e il Sud Sudan; giugno: il presidente El-Bashir e il suo omologo sud-sudanese Salva Kiir accettano di rivolgersi alla Corte permanente di arbitrato dell’Aia perché risolva la spinosa questione dei confini della regione di Abyei; luglio: il procuratore generale della Cpi, Luis Moreno-Ocampo, chiede l’arresto di El-Bashir, accusato di genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità (è il primo caso di una simile richiesta contro un capo di stato in funzione); Khartoum rigetta la messa in stato di accusa di El-Bashir; novembre: El-Bashir annuncia l’immediato cessate-il-fuoco in Darfur, ma i principali gruppi ribelli della regione rigettano la mossa di Khartoum e si dicono pronti a continuare la guerra fino a che il governo non accetterà di condividere il potere e le risorse nazionali.
2009, gennaio: Al-Turabi è di nuovo arrestato per aver invitato il presidente a consegnarsi alla Cpi; marzo: la Cpi spicca il mandato di cattura contro El-Bashir, accusandolo di crimini di guerra e contro l’umanità; maggio: Nimeiri muore di morte naturale a Omdurman; giugno: il governo di Khartoum nega di aver fornito armi alle milizie nel sud, ma il presidente Salva Kiir minaccia di riprendere la guerra; l’ex ministro degli esteri, Lam Akol, si separa dall’Splm per formare un nuovo partito, l’Splm-cambiamento democratico; luglio: la Corte permanente di arbitrato dell’Aia assegna i principali campi petroliferi di Heglig a Khartoum; dicembre: accordo tra il governo di Khartoum e quello di Juba sul referendum per l’indipendenza del sud da tenersi nel 2011.
2010, febbraio-marzo: i ribelli del Movimento “Giustizia e uguaglianza” (Jem) del Darfur firmano un accordo di pace con Khartoum; El-Bashir dichiara conclusa la guerra in Darfur, ma gruppi minori di ribelli non firmano e i combattimenti continuano; aprile: El-Bashir vince le elezioni presidenziali (per la prima volta dal 1986 accetta di essere sfidato), ma la scrutinio è sabotato dall’Splm e da altri partiti dell’opposizione; maggio: Al-Turabi è arrestato; il principale gruppo ribelle del Darfur (Jem) si ritira dal negoziato di pace in corso a Doha (Qatar); dal negoziato è assente anche l’Esercito di liberazione sudanese, l’altro importante gruppo ribelle del Darfur; luglio: secondo mandato d’arresto contro El-Bashir, spiccato dalla Cpi, ora anche con l’accusa di genocidio; Khartoum reagisce espellendo due operatori umanitari impegnati in Darfur; l’Splm offre la propria mediazione sulla crisi del Darfur, per favorire la ripresa dei colloqui di pace tra il governo centrale di Khartoum e i gruppi ribelli assenti dalla trattative in corso a Doha; fine agosto: El-Bashir è accolto con onore a Nairobi per la cerimonia di promulgazione della nuova costituzione kenyana (il governo del Kenya si rifiuta di obbedire alla Cpi e di arrestare il presidente sudanese).
2011, gennaio: la popolazione del Sud Sudan vota per una piena indipendenza dal nord; febbraio: scontri tra le forze di sicurezza e i ribelli nello Stato di Jonglei (nel sud) con oltre 100 morti; combattimenti nella regione di Abyei; marzo: il governo di Juba annuncia la sospensione delle relazioni con il regime di Khartoum, accusato di un tentativo di golpe nel sud; maggio: le truppe nordiste occupano la città di Abyei; il governo di Juba parla di “atto di guerra”; decine di migliaia di persone fuggono.
2011, 9 luglio: il Sud Sudan è indipendente; rimangano ancora zone sul confine da attribuire; settembre: stato di emergenza nello stato del Nilo Azzurro (Sud Sudan), dove Malik Agar, presidente del Movimento popolare di liberazione del Sudan-sezione Nord (Splm-Nord) ed eletto governatore dello stato in febbraio, viene deposto per ordine di El-Bashir e sostituito con un governatore militare a lui fedele; 100mila persone fuggono dalla regione; ottobre: Sudan e Sud Sudan si accordano di nominare comitati speciali incaricati di affrontare le molte questioni spinose ancora irrisolte; novembre: il Sudan è accusato di aver bombardato il campo profughi di Yida, nello Stato dell’Unità (Sud Sudan); un giudice kenyano emette un mandato di cattura nei confronti di El-Bashir: «dovremo arrestarlo, qualora mettesse piede di nuovo in Kenya»; dicembre: il procuratore capo della Cpi chiede un mandato di cattura del ministro della difesa sudanese, Abdelrahim Mohamed Hussein, per crimini di guerra commessi in Darfur; le forze sudanesi uccidono Khalil Ibrahim, leader di un gruppo ribelle del Darfur.
2012, gennaio: il Sud Sudan interrompe la produzione di greggio per un mancato accordo sulle tariffe da pagare per l’impiego dell’oleodotto comune; febbraio-aprile: Sudan e Sud Sudan firmano vari accordi di non aggressione durante i colloqui di pace ad Addis Abeba (più volte interrotti e ripresi), ma gli scontri sul comune confine continuano; maggio: Khartoum s’impegna a ritirare le sue truppe dalla regione di Abyei (reclamata dal Sud Sudan), consentendo così la ripresa dei colloqui; giugno: una settimana di proteste a Khartoum contro le misure di austerità prese dal governo; studenti e cittadini comuni si scontrano con le forze dell’ordine; il governo si è visto costretto a ridurre i sussidi per carburanti e altri beni di consumo dopo il crollo delle entrate petrolifere in seguito all’indipendenza del Sud Sudan; la popolazione di Khartoum parla sottovoce di “primavera araba”, ma El-Bashir dice: «La primavera in Sudan è spuntata con il mio arrivo al potere 20 anni or sono»; agosto: 655-000 persone costrette ad abbandonare i propri villaggi per scontri armati tra l’esercito e ribelli negli stati confinanti con il Sud Sudan; Khartoum e Juba raggiungono un accordo sull’esportazione del petrolio del Sud Sudan attraverso gli oleodotti del Sudan; settembre: i presidenti El-Bashir e Salva Kirr si accordano su spartizione del petrolio, commercio e sicurezza dopo giorni di colloqui ad Addis Abeba: l’accordo prevede la smilitarizzazione delle zone di confine e la ripresa dell’estrazione e pompaggio del petrolio; scontri a fuoco con i ribelli del Darfur e in Sud Kordofan; ottobre: una serie di esplosioni distrugge una fabbrica di armi a Khartoum; il governo sudanese accusa Israele di aver orchestrato l’attacco contro l’impianto, ritenuto gestito dall’Iran e usato per fabbricare armi per Hamas nella Striscia di Gaza; Israele non commenta.
2013, marzo: Khartoum e Juba si accordano per la ripresa dell’estrazione ed esportazione del petrolio (rimaste ferme per oltre un anno) e per il ritiro delle rispettive truppe dalle zone di confine per crearvi una zona smilitarizzata; giugno: dozzine di morti in scontri tra due gruppi arabi per il controllo di una miniera d’oro in Darfur (un precedente scontro in gennaio aveva causato 500 morti); forti inondazioni colpiscono oltre 300.000 persone (50 morti); settembre: nuova ondata di dimostrazioni contro i tagli apportati ai sussidi (decine di morti); ottobre: alcuni dissidenti del partito di governo (il Partito del congresso nazionale – Pcn) minacciano di separarsi e unirsi ai laici e alla sinistra; dicembre: in un radiale rimescolamento di governo, El-Bashir si libera del primo vicepresidente e suo alleato di lunga data, Ali Osman Taha.
2014, maggio: una corte di Khartoum condanna a morte una donna incinta, nata da padre musulmano ma cresciuta come cristiana, colpevole di non voler rinnegare la fede cristiana; dicembre: il procuratore capo della Corte penale internazionale interrompe le investigazioni sui crimini di guerra compiuti in Darfur per mancanza di sostegno da parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
2015, aprile: il presidente El-Bashir è rieletto per un nuovo mandato di cinque anni in una elezione segnata da una bassa affluenza e disertata da quasi tutti i partiti dell’opposizione (95% dei voti); giugno: El-Bashir è a Johannesburg (Sudafrica) per un vertice dell’Unione Africana; una corte sudafricana l’ha messo in guardia (“Se vieni, ti arrestiamo”), ma il governo sudafricano lo accoglie con onore; la Cpi critica aspramente il Pretoria.
2016, aprile: il Sudan riceve 155 milioni di euro del fondo fiduciario europeo per la gestione dei flussi migratori; maggio: Human Rights Watch denuncia le molte violazioni dei diritti umani compiuti dalle forze di sicurezza sudanesi contro gli immigrati, accusando il governo di aver organizzato retate di immigrati, più o meno regolari, spesso anche con diritto d’asilo, per poi rispedirli in Eritrea ed Etiopia; agosto: accordi di collaborazione tra la polizia italiana e quella sudanese sulle migrazioni irregolari; rimpatrio forzato di 48 cittadini sudanesi voluto dal governo italiano, con la collaborazione dell’esecutivo di Khartoum: tornano in un paese nella lista nera dei diritti umani violati, secondo l’Acnur, l’agenzia Onu per i rifugiati; novembre-dicembre: la gente scende per le strade o si rifiuta di uscire per andare al lavoro, dopo che il governo – “fortemente invitato dal Fondo monetario internazionale” – ha liberalizzato il prezzo del carburante e aumentato i prezzi dei beni basici di consumo; la polizia disperde le manifestazioni, arresta esponenti dell’opposizione e bandisce la copertura delle proteste da parte dei mezzi di comunicazione.
2017, 13 gennaio: a pochi giorni dal passaggio di consegne al nuovo presidente Donald Trump, Barack Obama decide per decreto di alleggerire le sanzioni contro il Sudan in vigore dal 1997; febbraio: una delegazione del gruppo parlamentare della sinistra europea conferma i pericoli e i costi in termini di violazioni dei diritti umani della cooperazione tra Europa e Sudan per il controllo dei flussi migratori; agosto: il Qatar offre al Sudan 70 milioni di dollari per costruire villaggi per gli sfollati in Darfur; gli sfollati, però, non ci vanno; il sospetto è che quelle abitazioni servano per far arrivare gruppi etnici arabi o arabizzati per cambiare il contesto demografico della regione; ottobre: gli Usa annunciano ufficialmente una parziale revoca della sanzioni contro il Sudan; dicembre: stato di emergenza imposto nello Stato di Kassala, sul confine con l’Eritrea.
2018, gennaio: proteste popolari contro il rincaro del pane, dopo che il governo ha rimosso le sovvenzioni; il Belgio espelle 6 richiedenti asilo politico sudanesi; secondo Amnesty International, i sei, giunti a Khartoum, sono stati arrestati e torturati; inizio febbraio: le ambasciate europee a Khartoum chiedono al governo di liberare le persone arrestate in gennaio durante “le proteste del pane”; 28 febbraio: il Sudan libera dozzine di attivisti arrestati; marzo: il Sudan si avvia sulla strada del nucleare, grazie ad accordi siglati con Russia e Cina; a Mosca viene definito l’accordo per la costruzione del primo impianto per la produzione di energia nucleare a scopi civili nel paese; gli Emirati Arabi Uniti offrono al Sudan 1,4 miliardi di dollari per affrontare l’acuta crisi monetaria che attanaglia il governo di Khartoum.
(Aggiornato al 25 marzo 2018)