Il Mozambico nei tentacoli di Kagame - Nigrizia
Armi, Conflitti e Terrorismo Mozambico Politica e Società Rwanda
Nuovi accordi bilaterali su estradizione e sicurezza
Il Mozambico nei tentacoli di Kagame
Il Rwanda rafforza ed espande la sua presenza nel paese lusofono nel settore della sicurezza con accordi che consentono l’operatività a Cabo Delgado di una serie di aziende legate a Kagame e al suo partito. L’imminente ratifica di Maputo degli accordi bilaterali di estradizione terrorizza i rifugiati politici
16 Marzo 2023
Articolo di Luca Bussotti
Tempo di lettura 5 minuti
Filipe Nyusi (a sinistra) e Paul Kagame

Tutto è iniziato nel 2018, quando il presidente del Mozambico, Filipe Jacinto Nyusi, firmò una serie di accordi bilaterali con Kagame, nella capitale rwandese Kigali. Accordi per abolire il visto di entrata per il personale diplomatico, accordi bilaterali sul trafffico aereo e fra le agenzie di sviluppo dei due paesi. E un protocollo di intesa (MoU) nel settore della scienza e tecnologia, insieme ad accordi nell’area della difesa.

Col procrastinarsi del conflitto in corso nel nord del Mozambico, l’accordo maggiormente operativo è stato quello militare. Dopo quattro anni di guerra, infatti, l’esercito mozambicano si era dimostrato incapace di fronteggiare l’avanzata dei gruppi islamici ribelli.

Nonostante le resistenze del governo, le pressioni degli alleati occidentali – a partire dalla Francia, che intendeva proteggere l’investimento di quasi 30 miliardi di dollari della Total ad Afungi, a un tiro di schioppo da Mocimboa da Praia – così come quelle della Sadc (Southern Africa Development Community) fecero in modo che Nyusi cedesse e accettasse un consistente aiuto militare per limitare il fenomeno, verso la metà del 2021.

Giocando su due tavoli, Nyusi accettò le proposte della Sadc di inviare una truppa di circa 3mila uomini, ma al contempo continuò a coltivare i rapporti bilateriali con Kagame, il cui esercito (mille unità inizialmente, oggi più di 3mila) entrò prima di quello della Sadc sul terreno, liberando in pochi giorni Mocimboa da Praia dalla morsa dei ribelli.

Da allora, i rapporti fra i due contingenti stranieri e fra questi e l’esercito mozambicano sono tutt’altro che buoni, anche se le truppe del Rwanda hanno acquisito un indubbio prestigio sul terreno, perfino nei confronti delle popolazioni locali.

Sicurezza made in Kigali

Il successo militare di Kagame in Mozambico ha però un prezzo, e le fatture devono essere pagate: in primo luogo, nello stesso settore della difesa, poche settimane fa, sul terreno di Cabo Delgado è entrata Isco, una compagnia privata controllata dalla potente Crystal Venture.

Quest’ultima è una holding legata a Kagame (nella cui home page si può leggere una frase del presidente rwandese), già presente in Rwanda e Zimbabwe, che sembra destinata a sostituire, in tutto o in parte, la presenza dell’esercito ufficiale di Kigali nel nord del Mozambico, iniziando dalla Total.

Ndp – società di sicurezza controllata dal partito al potere in Rwanda, il Fronte patriottico rwandese – è appena entrata nella short-list delle compagnie di sicurezza che potranno firmare contratti con sub-contractors di Total, in particolare con società italiane, sudafricane e portoghesi.

Infine, la RadarScape, impresa anch’essa rwnadese, ha vinto da pochi mesi un contratto da 800mila dollari per garantire lo spostamento delle popolazioni locali da una località all’altra di Cabo Delgado, per far posto alle necessità derivanti dall’investimento onshore di gas.

Di pochi giorni fa è la notizia che la RwandAir, compagnia di bandiera di Kigali, inizierà i voli fra le capitali dei due paesi, sfruttando anche il fatto che la Lam – la compagnia mozambicana – versa in condizioni disastrose ed è tecnicamente fallita.

Estradizione bilaterale

Ma non c’è soltanto il business nell’entrata di Kagame in Mozambico. Le questioni politiche interne stanno già avendo un peso specifico nei rapporti bilaterali fra i due paesi. Il riferimento è, in particolare, ai quasi 3mila cittadini rwandesi che, nel corso degli ultimi tre decenni, hanno trovato rifugio in Mozambico, perseguitati dal regime di Kagame.

Il Mozambico ha una storia molto siginficativa quanto alle sue politiche in favore dei rifugiati politici: sudafricani dell’African national congress all’epoca dell’apartheid, brasiliani in rotta con la dittatura militare del loro paese, successivamente congolesi, ugandesi e rwandesi. Tutte persone che sono state accolte in Mozambico come rifugiati politici.

Oggi, però, questa eccellente tradizione di accoglienza è a forte rischio: l’accordo di estradizione bilaterale firmato a giugno 2022 è già stato approvato dai due governi, e per la sua entrata in vigore manca solo la ratifica del parlamento mozambicano. Risultato: la comunità rwandese in Mozambico è in panico, anche a causa dei recenti precedenti.

A maggio del 2021 un giornalista rwandese, Ntamuhanga Cassien, fu rapito nell’isola di Inhaca (di fronte alla capitale Maputo) da otto uomini. Secondo la testimonianza del cooordinattore della comunità rwandese in Mozambico, Cleophas Habiyaremye, il giornalista è sparito, ma tutto lascia pensare che sia stato deportato in Rwanda, senza sapere che fine abbia fatto.

Pochi mesi dopo, a settembre sempre del 2021, Revocant Karemangingo – vice-presidente della comunità rwandese in Mozambico – veniva ucciso con colpi di arma da fuoco nella città di Matola (il comune limitrofo a Maputo).

L’approvazione del trattato di estradizione fra i due paesi non farà che ratificare uno stato di cose che già esiste nei fatti, obbligando molti rwandesi che avevano trovato rifugio in Mozambico a cercare una via di uscita alternativa.

Le cambiali, insomma, iniziano a essere onorate, ma a oggi è difficile quantificare il prezzo non soltanto economico, ma politico che Maputo dovrà pagare al nuovo partner strategico costituito dal Rwanda.

 

Copyright © Nigrizia - Per la riproduzione integrale o parziale di questo articolo contattare previamente la redazione: redazione@nigrizia.it