Libertà di stampa in Africa, tra repressione, fake news e propaganda
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Indice in picchiata per Senegal e Tunisia, in forte risalita il Botswana
Libertà di stampa in Africa, tra repressione, disinformazione e propaganda
L’ultimo World Press Freedom Index pubblicato da Reporter senza Frontiere registra un aumento di minacce, violenze e detenzioni arbitrarie nei confronti di giornalisti. Anche il continente alle prese con fake news e propaganda russa
04 Maggio 2023
Articolo di Rocco Bellantone
Tempo di lettura 4 minuti

Il 3 maggio, in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa, Reporter senza Frontiere ha pubblicato l’Indice mondiale della libertà di stampa (2023 World Press Freedom Index), quest’anno alla ventunesima edizione. Sono centottanta i paesi censiti, con sette su dieci in cui, in media, fare informazione è altamente rischioso.

Tra le macro aree monitorate, l’Africa è quella in cui gli indicatori presi in riferimento (politica, economia, legislazione, società e cultura, sicurezza) mostrano le flessioni più evidenti rispetto alle precedenti rilevazioni.

In quasi il 40% dei paesi del continente le condizioni per chi svolge questo mestiere sono classificate come “difficoltose” (nel 2022 la percentuale era del 33%).

Sono in aumento gli arresti arbitrari per motivi pretestuosi in particolare di giornalisti investigativi. La maglia nera resta cucita addosso all’Eritrea (174esima), da dove non filtra alcuna notizia se non su ordine del presidente Isaias Afwerki.

Senegal e Tunisia in picchiata

Un caso emblematico è quello del Senegal, arretrato di ben 31 posizioni rispetto allo scorso anno (oggi è al 104esimo posto) a causa principalmente delle accuse penali mosse contro due giornalisti, Pape Alé Niang e Pape Ndiaye, e per la stretta governativa sugli operatori dell’informazione.

In picchiata anche la Tunisia che perde 27 posizioni (121esimo posto), complice il crescente autoritarismo del presidente Kais Saied.

Il clima resta pesante in Burkina Faso (58esimo posto) dove diversi giornalisti sono stati incarcerati e sospese le trasmissioni delle emittenti internazionali, e in generale nella regione del Sahel, ormai prossimo a diventare una “no-news zone”.

Sul 114esimo posto del Burundi pesa la durissima condanna a dieci anni di reclusione della giornalista radiofonica Floriane Irangabiye.

Diversi sono stati i giornalisti assassinati. Tra settembre 2022 e gennaio 2023 sono state cinque le vittime, distribuite tra Camerun (138esimo), Kenya (116esimo), Somalia (141esima) e Rwanda (131esimo). Nella maggior parte dei casi, come in quelli del giornalista camerunese Martinez Zogo e del giornalista rwandese John Williams Ntwali, i mandanti non sono stati ancora identificati.

Effetto fake news

Così come nel resto del pianeta, anche l’informazione indipendente e corretta in Africa deve fare i conti con le fake news. Questa dinamica emerge soprattutto nei paesi subsahariani in cui sono in corso conflitti o continui capovolgimenti politici, dove i media vengono usati da chi è al potere come strumenti di propaganda.

In Mali (113esimo) e ancora in Burkina Faso la presenza dei media internazionali è sempre più a rischio e diversi giornalisti stranieri sono stati espulsi.

Il vento della propaganda russa, mosso da piattaforme come Russia Today e Sputnik che esaltano il ruolo la politica africana del Cremlino e, di riflesso, le “gesta” dei paramilitari della compagnia privata russa Wagner, soffia forte anche in Repubblica Centrafricana (98esima).

In Etiopia (130esima) il conflitto nella regione del Tigray ha causato un’ondata di arresti tra i giornalisti non allineati al governo di Addis Abeba.

Nel Nord Kivu, in Repubblica democratica del Congo (124esima), i giornalisti sono invece stretti tra due fuochi, minacciati da una parte dai ribelli del gruppo M23 e, dall’altra, dalle forze regolari.

Segnali positivi

Nonostante tutto, nel World Press Freedom Index 2023 di Reporter senza Frontiere c’è spazio anche per qualche buona notizia.

In Mali il giornalista francese Olivier Dubois è stato rilasciato dopo essere stato tenuto in ostaggio per 711 giorni. In Niger (61esimo), una legge sui reati informatici che per anni era stata utilizzata per incarcerare i giornalisti è stata rivista nel giugno 2022.

In Uganda (133esima) la Corte costituzionale ha annullato una disposizione del Computer Misuse Act che comminava pene in modo eccessivamente arbitrario a chiunque venisse accusato di produrre fake news. Promettente, infine, è la performance del Botswana (65esimo), risalito di 30 posizioni. Gli unici paesi del continente con una situazione definita “soddisfacente” sono Namibia e Sudafrica.

 

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