Libia: incontro "segreto" con Israele scatena rabbia e smentite
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Avvenuto a Roma. La conferma arriva anche dal ministro degli esteri italiano, Tajani
Libia nel caos: l’incontro “segreto” con Israele scatena rabbia e smentite
Il primo ministro di Tripoli, Dbeibah, oltre aver licenziato la sua ministra degli esteri, ha dichiarato «di rifiutare qualsiasi tipo di normalizzazione con il governo israeliano». In realtà le trattative tra i vertici dei due paesi andavano avanti da mesi. E già in passato ci sono stati incontri informali
29 Agosto 2023
Articolo di redazione
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Si tratta di un vero e proprio scandalo quello scoppiato dopo l’incontro tra la ministra degli esteri libica e il suo omologo israeliano avvenuto a Roma la settimana scorsa. 

Nel tentativo di mettere a tacere la controversia, il capo del governo di unità nazionale della Libia, Abdul Hamid Dbeibah, si è recato presso l’ambasciata palestinese a Tripoli dopo aver “licenziato” la sua ministra Najla Al-Mangoush.

Secondo Dbeibah l’ex ministra (scappata nel frattempo in Turchia) si sarebbe mossa individualmente senza informare l’esecutivo tripolino.

Ipotesi che traballa. Pare, infatti, che la trattativa sia stata portata avanti da mesi, spinta dagli stessi diplomatici americani, desiderosi di coinvolgere la Libia nel processo dei cosiddetti Accordi di Abramo, con cui nel 2020 Israele aveva normalizzato le sue relazioni diplomatiche con Emirati Arabi Uniti e Bahrein.

Successivamente nell’elenco è finito anche il Marocco. Ci sarebbe stato perfino il Sudan, ma lo scoppio del conflitto nel paese ha fatto rallentare il processo.

Per questo il presidente Biden si è mostrato molto contrariato per l’uscita della notizia da parte del ministero degli esteri israeliano, che confidava di raggiungere «l’obiettivo di esaminare le possibilità di cooperare tra i due paesi e di preservare il patrimonio della comunità ebraica libica».

Più incontri

Alcuni osservatori ritengono che l’ex capo della diplomazia libica fosse solo un capro espiatorio, e che Tripoli sarebbe stato a conoscenza del controverso incontro. Solo che, secondo gli stessi osservatori, non si aspettava che l’informazione uscisse sui media.

Del resto il sito web d’informazione Times of Israel ha scritto che sebbene Israele e Libia non abbiano relazioni diplomatiche, sono stati segnalati da tempo contatti tra il figlio di Gheddafi, Saif al Islam, e funzionari israeliani. Non solo.

Nel gennaio del 2022, la stampa israeliana aveva dato notizia di un incontro all’aeroporto israeliano Ben Gurion di Tel Aviv tra funzionari dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), del generale Khalifa Haftar, ed esponenti israeliani.

Precedentemente, sempre i media israeliani, avevano riferito di un incontro in Giordania tra Dbeibah e funzionari israeliani. Informazione, quest’ultima, subito negata dall’entourage del capo dell’esecutivo libico riconosciuto dalle Nazioni Unite.

Inoltre, secondo alcune indiscrezioni, la normalizzazione delle relazioni tra Libia e Israele sarebbe stata discussa per la prima volta in un incontro tra Dbeibah e il direttore della Cia William Burns, che ha visitato la capitale libica a gennaio.

Per tirarsi fuori da ogni impaccio, Dbeibah ha espresso un giudizio netto sulla vicenda: «La Libia rifiuta qualsiasi tipo di normalizzazione con il governo israeliano. Il nostro paese e il suo popolo sostengono il dossier palestinese».

È dal 1965 che Tripoli e Tel Aviv non hanno rapporti diplomatici e l’eventuale normalizzazione dei rapporti con lo stato ebraico è passibile di sanzioni penali.

Proteste violente

Ma Tripoli non sembra credergli molto. Strade bloccate, pneumatici bruciati e l’abitazione del primo ministro attaccata: l’annuncio, domenica 27 agosto, dell’incontro avvenuto a Roma ha provocato reazioni incendiarie.

Non convincono i dettagli e le scuse avanzate dall’esecutivo tripolino. Davanti alla sede del ministero della capitale, una folla di manifestanti si è radunata l’altra sera per chiedere «la caduta del governo». Più a est di Tripoli, altri gruppi si sono formati per protestare. A Tadjourah, Zaouïa e in diverse altre grandi città della Libia occidentale sono state organizzate numerose manifestazioni.

Nel frattempo Haftar…

E mentre Tripoli sta vivendo una crisi molto pericolosa, che potrebbe mettere in discussione ogni piano per arrivare alle elezioni, nell’est il generale Haftar, con il suo Esercito nazionale libico sta attaccando da venerdì scorso le basi ribelli ciadiane nel sud.

Secondo il generale si tratta di una operazione mirata a scacciare gli oppositori, i terroristi e i trafficanti ciadiani attivi nella zona di confine tra Libia, Ciad, Sudan e Niger.

«Le forze armate non permetteranno più a fazioni o gruppi armati di utilizzare il territorio libico per lanciare offensive contro i paesi vicini», ha dichiarato in un comunicato il portavoce dell’Lna, Mohammad al-Mismari

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