Mozambico: gas e terrorismo, troppe mezze verità - Nigrizia
Armi, Conflitti e Terrorismo Mozambico
L’attacco alla città di Palma
Mozambico: gas e terrorismo, troppe mezze verità
Dei terroristi, non meglio identificati, che da tre anni tengono in ostaggio la provincia di Cabo Delgado. Un governo che fa propaganda ma non garantisce la sicurezza. La multinazionale Total che sospende le attività. E una crisi umanitaria senza precedenti
29 Marzo 2021
Articolo di Alfredo Manhiça (da Beira)
Tempo di lettura 5 minuti
palma mozambico
Un piccolo negozio dato alle fiamme a Palma, nella provincia di Cabo Delgado (Twitter)

Mercoledì 24 marzo, il gruppo terroristico che dall’ottobre 2017 opera nella provincia settentrionale di Cabo Delgado, ha attaccato e preso la città di Palma (75mila abitanti), nel nord del Mozambico.

Lo ha fatto a sole 24 ore dall’annuncio da parte del governo del Mozambico e della compagnia petrolifera francese Total che sarebbero riprese le attività di costruzione del progetto del sito per produrre gas naturale liquefatto (Gnl) ad Afungi (10 km da Palma), interrotto circa tre mesi fa, proprio a causa dell’intensificarsi degli attacchi.

Total è il principale investitore nella regione, nell’area operano anche altre società come l’italiana Eni e la statunitense ExxonMobil. La Total ha sospeso i lavori e ha annunciato che ridurrà al minimo il personale. Si tratta del più grave attacco realizzato nelle vicinanze delle attività della Total, come ricorda una fonte di Nigrizia sul posto, protetta da anonimato.

Secondo testimonianze raccolte dal corrispondente della radio Deutsche Welle, nell’insediamento di Quitunda (costruito per ospitare i mozambicani che hanno dovuto lasciare le loro terre per il progetto del gas) si contano numerosi morti e sono stati distrutte le sedi di alcune banche.

Un numero imprecisato di abitanti di Palma hanno cercato di raggiungere la penisola di Afungi attraversando la foresta, convinti di trovare una maggiore protezione da parte delle forze dell’esercito mozambicano (Fds). Le comunicazioni mobili rimangono interrotte, le notizie quindi sono scarse e incomplete, e anche sul numero di morti non c’è certezza.

Nel frattempo, gli operai locali e stranieri delle compagnie di gas naturale si sono rifugiati all’hotel Amarula Palma in attesa di soccorsi. Il 26 marzo, dopo l’intervento della compagnia militare privata sudafricana, Dyck Advisory Group, che ha allontanato i gruppi armati, l’esercito mozambicano ha organizzato una colonna di 17 veicoli per permettere agli operai di lasciare l’hotel.

Dei 17 veicoli, 7 soltanto sono partiti, con circa 40-50 persone. Ma la colonna è caduta in un’imboscata dei gruppi armati. Un centinaio di ospiti rimasti nell’albergo hanno raggiunto le vicine caserme militari sulla costa e sono stati trasportati con delle barche verso Pemba, il capoluogo della provincia. Gli scontri tra le forze mozambicane e i terroristi, con sparatorie in città e nei sobborghi, sono continuati anche nel tardo pomeriggio di sabato 27.

Il portavoce dell’esercito, il colonnello Omar Saranga, ha confermato da Maputo, la capitale mozambicana, che gli attacchi terroristici contro Palma avevano fatto 7 morti: tra questi, anche un cittadino sudafricano, mentre  un portoghese è rimasto gravemente ferito.

Intanto ieri, una nave con circa 1.300 persone a bordo, sfuggite agli attacchi terroristici di Palma, è arrivata al porto di Pemba, per lo più lavoratori delle multinazionali. Una seconda nave è attesa per oggi, secondo le autorità portuali di Pemba. Ma non è possibile verificarlo perché la polizia nega ai giornalisti l’accesso al porto.

Da segnalare infine che è in corso un ponte aereo per portare a Maputo alcune persone evacuate: anche a Maputo è stato impedito ai giornalisti di avvicinarsi ai passeggeri provenienti da Cabo Delgado.

Sfida allo stato

Oltre che costituire una sfida allo stato, l’attacco contro Palma complica ulteriormente la situazione securitaria dei progetti del gas di Rovuma. Secondo il Jornal da Tarde del canale televisivo del gruppo Soico, la Total ha annunciato che sospenderà le sue attività nel sito di Gnl di Afungi.

Già il 1° gennaio scorso quando i terroristi avevano preso di mira l’area Gnl del colosso petrolifero francese, constringendolo a bloccare i lavori, il presidente della Total, Patrick Ponyanné, era volato a Maputo per incontrare il presidente Filipe Nyusi e discutere della sicurezza nella provincia di Cabo Delgado.

Nei tre mesi di interruzione del progetto Gnl, il governo mozambicano, oltre a creare una nuova zona militare, il cosiddetto Teatro operativo Afungi, si era lanciato in una vasta campagna di pubblicità, servendosi dei media controllati dal regime, in cui annunciava i progressi della lotta contro i terroristi che sarebbero stati messi «in fuga».

Tanto che il 22 marzo, mentre il governo annunciava la ripresa delle attività ad Afungi, il presidente Filipe Nyusi, parlando ai diplomati dei Servizi civili del Mozambico, a Montepuez (provincia di capo Delgado), rivendicava nuovamente i successi dell’esercito contro il terrorismo.

Ma queste mezze verità sul conflitto a Cabo Delgado, oltre a disorientare la comunità internazionale, gli investitori e i cittadini mozambicani, stanno causando una crisi umanitaria senza precedenti: quasi 75mila gli sfollati e oltre 2mila i morti. Va ricordato che alcune incursioni sono state rivendicate dal gruppo Stato islamico. Ma l’origine degli attacchi rimane non del tutto chiara.

Che cosa succederà adesso? Uno scenario possibile è che gli investitori assumano delle compagnie militari private per garantirsi la sicurezza nell’esplorazione del gas nella regione. Finora sono stati spesi almeno 5 miliardi di dollari e quindi il progetto non verrà abbandonato tanto facilmente.

E il governo mozambicano ha tutto l’interesse che le attività delle multinazionali proseguano senza intoppi: anche perché lo sfruttamento del gas significa un aumento delle entrate nelle casse dello stato.

 

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