Etiopia, i giovani si rifugiano nel guscio etnico - Nigrizia
Etiopia Politica e Società
Tre delle principali organizzazioni giovanili
Etiopia, i giovani si rifugiano nel guscio etnico
I conflitti presenti nel paese, in particolare quello nel Tigray, hanno rafforzato le strutture giovanili nate su base etnica. E milizie sempre più agguerrite si confrontano tra loro. Il rischio è che una volta finiti gli attuali scontri la variante etnica torni a prevalere compromettendo nuovamente l’unità del paese
28 Gennaio 2022
Articolo di Giuseppe Cavallini
Tempo di lettura 7 minuti
Giovani qerro
Manifestazione dei giovani qerro ad Addis Abeba

Il 70% della popolazione etiopica, seconda nazione dell’Africa per numero di abitanti (115 milioni), ha un’età inferiore a 35 anni. Storicamente i regimi succedutisi hanno sempre prestato scarsa attenzione alle nuove generazioni, se non per interventi repressivi in caso di insurrezione e disordini sociali o servendosene politicamente e militarmente quando se ne presentava la necessità.

Le maggiori sfide che tuttora affliggono i milioni di giovani sono la disoccupazione e la marginalizzazione politica. Naturalmente ogni regime ha inquadrato i giovani in organizzazioni apposite, così da garantirsi migliore controllo su di essi.

Tuttavia, le ultime generazioni – soprattutto in virtù del grande sviluppo dell’educazione scolastica di ogni livello – hanno conquistato uno spazio sempre più ampio nella società e nel far sentire la propria voce in merito alle decisioni dei governi.

Lo scenario odierno nel paese, segnato purtroppo dal proseguimento del grave conflitto tra Addis Abeba e regione del Tigray, ha portato in scena vari gruppi di giovani che in pochi anni si sono raccolti e organizzati su base etnica, e alcuni dei quali hanno giocato un ruolo decisivo sia negli scontri inter-etnici avvenuti negli ultimi anni nei dieci stati-regione che compongono l’Etiopia, sia nel recente conflitto con il Tigray nel nord e con i ribelli dell’Esercito di liberazione oromo e con i ribelli del Benishangul nell’ovest del paese. I tre gruppi principali appartengono alle etnie amhara, oromo e sidama.

I fano al servizio degli interessi amhara

Alla formazione giovanile amhara dei fano, la più consolidata e ben radicata (migliaia di giovani e ragazze) nello stato appunto dell’amhara, sono seguiti altri gruppi oggi in pieno sviluppo: i qerro (nell’Oromyia), gli ejeetto (nel Sidamo), gli zarma (in Gurage), gli yelega (in Wolayta), i dhaaldiim (in Gambela), gli aeigo, i nebro e altri ancora.

I fano hanno guadagnato in breve tempo grande notorietà per una struttura ben consolidata e per un consistente aumento numerico. Benché attivi solo da pochi anni, uniti ai qerro, i giovani di etnia oromo che avevano giocato un ruolo fondamentale nelle grandi manifestazioni che portarono alla crisi della coalizione dell’Eprdf e alla nomina di Abiy Ahmed a primo ministro, i fano presentano una doppia identità: c’è chi li considera, per lo più, gruppi di protesta di etnia amhara, miranti a promuovere gli interessi del proprio gruppo etnico. In questo s’ispirano a una visione ideologica nazionalista pan-etiopica in chiave anti-federale espressa nello slogan L’Etiopia prima di tutto.

D’altro canto – specie dopo lo scoppio del conflitto con il Tigray e con l’esercito di Liberazione Oromo – si sono trasformati in un’autentica e ben organizzata milizia armata amhara, che ha contribuito, in combinazione con l’introduzione dei droni acquistati dal governo centrale, a respingere le Forze della difesa del Tigray, ricacciate nella propria regione dopo che avevano minacciato perfino di conquistare Addis Abeba e di far cadere il governo di Abiy Ahmed.

Già ad ottobre 2020, i fano erano stati definiti “gruppi di vigilanti amhara”, tesi a promuovere e difendere la legge e l’ordine che il governo centrale appariva incapace di garantire. Ed erano descritti col termine denigratorio di neftegna, così come tutti gli amhara e come verrà definito più tardi da molti oromo lo stesso Abiy Ahmed, accusato di avere tradito, a favore degli amhara, il popolo oromo che lo aveva messo al potere.

In seguito al contributo di energie e di vittime finora dato dai fano nel conflitto con il Tplf, qualche tempo fa Gizachew Muluneh, capo dell’ufficio delle comunicazioni dello stato Amhara, ha affermato che il governo centrale non intende smobilitare o disarmare i fano, bensì organizzarli integrandoli nella struttura regolare degli apparati statali e federali di sicurezza.

Qerro e il loro leader Jawar Mohammed

Qerro è un termine oromo (il gruppo etnico maggioritario in Etiopia) tradizionalmente attribuito ai giovani non ancora ammogliati e attivi in campo politico. Per primi avevano esultato dopo la vittoria di Abiy Ahmed, di etnia mista oromo-amhara, eletto premier nell’aprile del 2018.

La loro forte coesione è radicata nello stretto legame che il popolo oromo conserva con il sistema di governance tradizionale detto Gadaa, una struttura inclusiva e democratica che prevede nel processo decisionale e nelle discussioni sui diversi argomenti il raggiungimento di un consenso generale.  Convinti che Abiy avrebbe risollevato le sorti di tutti gli oromo – da sempre dominati da governatori amhara o tigrini – si ritrovano oggi in gran parte delusi, al punto di accusare il primo ministro di averli traditi.

Innegabile è il grande contributo da essi offerto per anni alla causa oromo, fino alle dimissioni di Desalegn Hailemariam, predecessore di Abiy, non solo con reiterate manifestazioni popolari e scioperi in tutte le aree dello stato dell’Oromiya ma anche pagando con l’arresto, la detenzione prolungata e la morte di molti di loro, quando l’esercito federale o le milizie locali, al soldo del governo dell’ Eprdf, intervenivano con la forza per sedare le proteste e riportare l’ordine.

Le attese nei confronti di Abiy Ahmed erano quindi legittime, ma forse eccessive, come dimostrato dalle vicende successive. Molti di loro, dopo le prime positive riforme introdotte dal premier, gli posero qualche critica perché non sembrava deciso a rimuovere e portare a processo i funzionari corrotti e gli autori delle violenze contro gli oromo perpetrate nel tempo dalle forze di sicurezza del regime dominato dai tigrini.

Di fronte al perdurare delle contestazioni, tuttavia, Abiy formò un nuovo ministero della pace in un rimpasto di governo. E mentre lui stesso si recava nelle varie aree del paese oggetto di conflitti interetnici e cercava di pacificare l’ambiente, i qerro trovarono un leader naturale nel giovane attivista Jawar Mohammed, fondatore negli Stati Uniti della Oromia Media Network.

Jawar – staccatosi gradualmente dalla linea di Abiy che aveva in precedenza sostenuto nella sua elezione a primo ministro – propugnava la lotta politica per il predominio degli oromo sulla base ideologica di un inedito slogan che recitava: Prima di tutto gli oromo.

Per i giovani qerro, Jawar simboleggiava il loro orgoglio. Mancava qualcuno che li guidasse, che li tenesse assieme rendendoli vincitori in tutto lo stato dell’Oromiya. Per questo, quando Jawar Mohammed, nel 2019, lanciò un appello ai sostenitori sentendosi minacciato di essere ucciso, in poche ore migliaia di giovani oromo insorsero provocando la reazione delle forze di sicurezza che causarono molte vittime. «Nel momento in cui uno stato reprime gravemente l’identità etnica di un popolo, si ha l’obbligo di fare il possibile per difenderla», aveva dichiarato Jawar in un’intervista.

E quando Jawar Mohammed, assieme ad altri leader politici oromo, venne incarcerato con l’accusa di aver fomentato i disordini seguiti all’uccisione del giovane artista oromo Hundessa, il 29 giugno 2020, molti dei giovani qerro si radicalizzarono fino a trasformarsi in feroci avversari di Abiy Ahmed.

Ejeetto, un fronte compatto pro-governo

Sono i giovani di etnia sidama che si sono organizzati, seguendo l’esempio dei fano e dei qerro, nel più recente stato-regione etiopico, il decimo, nato nel novembre del 2019. I giovani ejeetto fin dalla loro nascita hanno stabilito un positivo legame con gli anziani autorevoli del loro gruppo etnico e ne chiedono regolarmente il sostegno e l’approvazione nel processo decisionale.

Tra l’altro riconoscono come membri integranti dell’organizzazione ufficiali di polizia, giudici, sindaci e capi di organizzazioni governative e private, come pure imprenditori e industriali della capitale dello stato Hawassa e di tutta la regione. Anch’essi, come i fano e i qerro, hanno contribuito in modo notevole all’appello governativo a unire le forze nel conflitto con il Tigray, e hanno pagato un alto prezzo in vite umane.

Essendo come gli oromo radicati nello stesso storico e culturale kushita, i sidama hanno sviluppato una struttura di governo tradizionale detta Luwaa, derivante dal Gadaa degli oromo. Anch’essa, infatti, costituisce un sistema di governance inclusivo, democratico ed egualitario, con il quale si identificano tuttora anche gli ejeetto.

Nella guerra contro il Tigray le varie organizzazioni giovanili hanno trovato la ragione per unirsi e formare un solido fronte in chiave filo governativo.

Il rischio è che, una volta risoltisi i conflitti tuttora in corso, la variante etnica torni a prevalere, contrapponendo tra loro i vari gruppi. A rischio ancora una volta di compromettere l’unità dell’Etiopia e di far prevalere chi cerca di smembrare il paese con secessioni regionali a catena.      

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