Sahara Occidentale: nuovi accordi tra Spagna e Marocco irritano Algeri
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Madrid (e l’Europa) subiscono il ricatto di Rabat
Sahara Occidentale: nuovi accordi tra Spagna e Marocco irritano Algeri
Il disgelo diplomatico tra i due paesi passa attraverso il riconoscimento, da parte di Madrid, della sovranità marocchina sul Sahara Occidentale, e dalla rinuncia di Rabat a rivendicare le due enclavi di Ceuta e Melilla. Un accordo che acuisce le tensioni dei due paesi con l'Algeria
21 Marzo 2022
Articolo di Luciano Ardesi
Tempo di lettura 5 minuti
Una triplice barriera di sabbia, lunga 2.500 km, separa il Marocco dal Sahara Occidentale

La Spagna e il Marocco hanno trovato un’intesa per regolare la crisi politico-diplomatica che durava da quasi un anno sulle spalle del Sahara Occidentale e confermando Rabat nel ruolo di gendarme dell’emigrazione verso l’Europa. Attraverso uno scambio di messaggi, da una parte la Spagna dichiara il piano d’autonomia del Marocco, di fatto l’annessione del Sahara Occidentale da parte di quest’ultimo, come base credibile per risolvere la  questione, dall’altra il Marocco riconosce l’integrità territoriale della Spagna.

Detto in parole semplici: Madrid si impegna a non sostenere il diritto all’autodeterminazione dei sahrawi, e Rabat rinuncia a rivendicare i due presidi spagnoli Ceuta e Melilla sulle coste mediterranee del Marocco, attraverso i quali passa l’immigrazione diretta in Europa.

Sul piano diplomatico si è subito assistito al ritorno dell’ambasciatrice del Marocco a Madrid dopo quasi un anno di assenza, e al richiamo da Madrid dell’ambasciatore dell’Algeria. Dura anche la presa di posizione del Fronte Polisario che rivendica l’autodeterminazione del Sahara Occidentale, occupato per il due terzi dal Marocco. I sahrawi definiscono illegale la decisione spagnola bollandola come “deriva”. 

La crisi tra Spagna e Marocco si era acutizzata un anno fa quando nell’aprile scorso il governo di Madrid aveva accettato di curare in un ospedale spagnolo il leader del Polisario Brahim Ghali perché affetto da Covid-19. Rabat aveva reagito a metà maggio lanciando oltre le barriere di Ceuta circa 8mila migranti. Da allora i rapporti tra i due paesi erano rimasti tesi, anche se il cambio al ministero degli esteri a Madrid aveva permesso di riannodare i fili della diplomazia.

L’origine di questo “capovolgimento” della posizione spagnola è molto chiara: il ricatto che Rabat esercita da sempre su Madrid manovrando l’emigrazione che dall’Africa all’Europa passa dal Marocco. Il gioco va avanti da decenni, e non a caso i rapporti tra i due paesi seguono il ritmo del chiudi e apri delle frontiere marocchine verso la Spagna in funzione della priorità della diplomazia marocchina: l’avvallo dell’occupazione del Sahara Occidentale, già colonia spagnola.

Il ricatto del Marocco si rivolge peraltro contro tutta l’Europa con la modulazione non solo dei flussi migratori, ma anche degli accordi commerciali, in primo luogo dei permessi di pesca lungo le ricche coste atlantiche del Sahara Occidentale, che interessano molto i pescherecci spagnoli.

La Spagna subisce questo ricatto perché l’Ue continua ad affidare a paesi terzi, in questo caso il Marocco, il controllo delle sue frontiere. Anziché adottare una non più rinviabile politica migratoria, sia per i lavoratori che per i profughi che fuggono da guerre, repressioni e cambiamenti climatici, l’Ue ha affidato ai paesi del Maghreb – Marocco, Algeria, Tunisia, Libia – e alla Turchia, la funzione di fermare i flussi a qualunque condizione, tappandosi gli occhi davanti alla brutalità dei gendarmi delegati a fare il lavoro sporco che l’Europa si vergogna di fare ma che paga abbondantemente.

Il sistema dei valori e dei principi dell’Europa, che non a caso fa sempre più fatica ad affermare con coerenza, come dimostra la crisi ucraina, crolla ancora una volta davanti le coste atlantiche e i confini sabbiosi del Sahara Occidentale.

La Spagna non è nuova a questi tradimenti, il più grave è all’origine stessa della questione del Sahara Occidentale, lasciato nelle mani dell’invasione marocchina nel momento in cui Madrid decide di abbandonare definitivamente, nel febbraio 1976, la sua colonia, senza consentirle l’autodeterminazione come richiedevano da anni le Nazioni Unite.

Da allora la politica spagnola è stata altalenante, malgrado una forte pressione della società civile a favore dell’autodeterminazione del popolo sahrawi. Da una parte c’è un consenso formale al piano di pace formulato dall’Onu e accettato anche dal Marocco oltreché dal Polisario, di un referendum di autodeterminazione.

Dall’altra la Spagna si rende protagonista del saccheggio delle risorse naturali del Sahara Occidentale con l’appoggio dell’Ue che, avendo competenza esclusiva in materia di pesca e agricoltura, firma accordi commerciali col Marocco comprendenti il territorio occupato del Sahara Occidentale.

La Corte di giustizia europea li boccia sistematicamente perché contrari al diritto internazionale, ma Bruxelles li rinnova comunque, rafforzando il potere di ricatto del Marocco. Diversi partiti spagnoli si sono detti contrari alle dichiarazioni del governo Sanchez, che prossimamente è atteso a Rabat.

La presa di posizione di Sanchez ha aperto una grave crisi con Algeri, malgrado il ministro degli esteri spagnolo José Manuel Albares si sia affrettato a dichiarare che l’Algeria è un «socio molto affidabile» e «strategico».

Del resto non poteva dire altro in piena crisi energetica visto che l’Algeria ha fornito lo scorso anno la metà del gas importato dalla Spagna. L’Algeria si è impegnata a mantenere questa quota pur chiudendo da novembre scorso il Medgaz, il gasdotto che portava il gas algerino alla Spagna passando per il Marocco, dopo l’acuirsi della crisi tra i due paesi maghrebini, che ha portato recentemente a una corsa alla militarizzazione del confine comune.  

Nel gennaio di quest’anno la quota del gas algerino si è ridotta al 25%, e sarà incrementata col trasporto via nave, dal momento che la Spagna dispone di sei rigassificatori (il gas allo stato liquido viene scaricato e trasformano in gas). La Spagna, paese con la migliore infrastruttura del gas in tutta Europa, pertanto, non potrà comunque trascurare i rapporti con l’Algeria. Madrid chiude dunque un contenzioso con Rabat ma ne apre un altro, non meno strategico in questo momento, con Algeri.

 

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