Siccità in Africa: le acque sotterranee, risorse trascurate
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Report di WaterAid e British Geological Survey
Siccità in Africa: le acque sotterranee, risorse trascurate
La repentina crescita demografica e il cambiamento climatico stanno aggravando la crisi idrica in Africa. Tuttavia un rapporto di due organizzazioni britanniche evidenzia come il continente abbondi di falde freatiche: una media di 130 litri d’acqua al giorno pro-capite
04 Aprile 2022
Articolo di Redazione
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acqua vera

Lo sappiamo: l’acqua è la risorsa più vitale di tutte. Ne abbiamo bisogno per preservare la vita e sostenere il pianeta. Ed è la risorsa che ci permette di produrre il petrolio, il gas, i metalli preziosi e le sostanze chimiche da cui dipendono l’economia globale e il nostro sostentamento personale. Inoltre, l’acqua è essenziale per produrre cibo, la nostra seconda risorsa più vitale.

La rapida crescita della popolazione e il cambiamento climatico stanno aggravando la crisi idrica in Africa La mancanza di fonti d’acqua porta anche alla diffusione di malattie, affermano diversi report delle Nazioni Unite.

Ma c’è una soluzione, almeno parziale, al problema. Si tratta delle acque che attraverso il sottosuolo di molte regioni africane, anche di quelle che stanno soffrendo di maggior siccità.

Si tratta di investire in modo responsabile.

Ma andiamo con ordine.

Demografia, cambiamento climatico e siccità

La rapida crescita della popolazione e il cambiamento climatico continuano ad aggravare la crisi idrica in Africa.

Attualmente, 350 milioni di persone su 1,3 miliardi di abitanti del continente non hanno accesso all’acqua pulita, e si teme che questa cifra non potrà che aumentare se non si faranno investimenti sufficienti.

L’anno scorso i segni di questo stress si sono manifestati quando Città del Capo in Sudafrica ha sperimentato i “giorni zero” in cui i loro serbatoi si sono prosciugati, i rubinetti hanno smesso di funzionare e l’acqua ha dovuto essere portata con autocisterne da altrove. L’acqua è difficile e costosa da spostare da aree di abbondanza ad aree di scarsità.

Problemi infrastrutturali

Si stima che la popolazione di 560 milioni che viveva nelle aree urbane in Africa nel 2015 è destinata ad aumentare fino a 1,1 miliardi entro il 2050.

E si prevede che l’aumento della popolazione peggiorerà il problema dell’acqua se le infrastrutture nelle città non saranno sviluppate.

La mancanza di accesso all’acqua pulita, infatti, rappresenta la più grande minaccia per la salute. Circa 115 persone muoiono ogni ora nel continente per malattie causate da igiene, servizi igienici inadeguati e acqua inquinata.

Lasciare le acque di scarico delle miniere e delle zone industriali alla natura senza trattamento porta all’inquinamento dell’acqua pulita e alla diffusione di malattie.

È noto, poi, che solo il 16% delle acque reflue in Africa passa attraverso il processo di trattamento.

Siccità

Ma sappiamo anche come il continente soffra terribilmente di siccità in questo periodo.

Una delle situazioni più critiche è nel Corno d’Africa. Nel novembre 2021, l’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad) ha riferito che le precipitazioni stagionali per un’ampia fascia della regione erano al minimo dal 1981. Una siccità che arriva sulla scia di quattro consecutive scarse stagioni delle piogge. Una situazione senza precedenti.

Nella siccità del Corno del 2010-2011, due stagioni con poca pioggia avevano portato alla morte di quasi 250mila somali. Oggi, quasi 7 milioni di etiopici, un milione di kenyani e tre milioni di somali hanno bisogno di assistenza di emergenza per salvare le loro vite per l’assenza di acqua.

Le valutazioni delle Nazioni Unite riferiscono anche che circa 1,5 milioni di animali sono già morti. La perdita di questa fonte critica di reddito, nutrizione e identità culturale ha contribuito allo sfollamento di quasi 500mila persone in Somalia, con previsioni che altri 1,5 milioni potrebbero essere sfollati nel corso di quest’anno, mentre la siccità aggrava la sofferenza.

Indice di sicurezza idrica

Nelle città africane dove ci sono frequenti inondazioni oltre alla siccità, la soluzione principale che è stata proposta per questo problema è il miglioramento delle infrastrutture.

Secondo l’indice di sicurezza idrica ci sono paesi africani che hanno ottenuto buoni punteggi come Egitto (il migliore con un punteggio di 70 su 100), Botswana, Gabon, Maurizio, Tunisia e Sudafrica.

Nell’indice, dove oltre all’accesso all’acqua vengono valutati diversi parametri come le infrastrutture idriche, l’uso efficiente dell’acqua e la gestione delle acque reflue, è stato notato che il 29% della popolazione del continente, circa 353 milioni di persone, non ha accesso ai servizi di base di acqua potabile.

I paesi con i punteggi più bassi sono L’Eritrea, il Sudan, la Guinea-Bissau, la Somalia, il Ciad e il Niger.

Le acque sotterranee possono soddisfare il bisogno di 5 anni

Una soluzione di cui si parla assai poco per risolvere in parte il problema della siccità è utilizzare l’acqua di falda, di cui l’Africa sembra ricca.

Nella loro ultima ricerca, WaterAid e il British Geological Survey hanno dimostrato come le acque sotterranee possano soddisfare le esigenze di acqua pulita di molti paesi africani per almeno cinque anni.

«I nostri risultati sfatano il mito che l’Africa stia finendo l’acqua», ha detto Tim Wainwright, presidente di WaterAid.

Acque sotterranee che esistono quasi ovunque nel sottosuolo, negli interstizi del suolo, della sabbia e della roccia. Potrebbero rappresentare la polizza assicurativa contro il cambiamento climatico. Aiuterebbero le comunità a far fronte agli impatti climatici a insorgenza lenta come la siccità e le piogge irregolari, e fornirebbero una più ampia resilienza dopo le inondazioni, garantendo che ci sia acqua sicura disponibile per tutti.

Ma le acque sotterranee saranno in grado di attenuare gli impatti del cambiamento climatico solo se saranno gestite con attenzione e se ci saranno investimenti in meccanismi per garantire che arrivino alle persone che ne hanno più bisogno.

Troppo spesso, invece, questo non accade. In alcune regioni, non c’è abbastanza investimento nei servizi necessari per trovare, catturare, trattare, gestire e distribuire le acque sotterranee. In altre, assistiamo al fenomeno opposto: a una dilagante sovraestrazione con un uso eccessivo delle acque sotterranee, in particolare da parte del settore agricolo. In entrambi i casi, solo una quantità limitata di questa risorsa salvavita arriva a coloro che ne hanno più bisogno.

I due centri di ricerca hanno valutato i dati sulla quantità di acqua freatica che c’è, quanto velocemente viene reintegrata dalla pioggia e quanto le rocce ne possono immagazzinare. E hanno concluso che, a livello nazionale, la maggior parte dei paesi africani possiede acque sotterranee sufficienti non solo per far sopravvivere le persone, ma per farle prosperare. Una risposta che include paesi come l’Etiopia e il Madagascar, dove solo metà della popolazione ha acqua pulita vicino a casa, e ampie parti del Mali, del Niger e della Nigeria.

Anche se, a livello subnazionale, ci sono alcuni luoghi dove l’acqua freatica è più difficile da raggiungere o è contaminata, la ricerca ha stimato che la quantità totale oggi presente nel continente potrebbe fornire alle persone abbastanza acqua potabile per almeno cinque anni in caso di siccità, e in alcuni casi anche decenni.

Questo calcolo si basa su un uso di 130 litri di acqua domestica al giorno pro-capite, che sarebbe più che sufficiente per bere, cucinare e lavarsi.

Inoltre, poiché le acque sotterranee sono sotto la superficie, sono più resistenti alle condizioni meteorologiche estreme rispetto ad altre fonti d’acqua – come laghi, fiumi, torrenti e dighe – e sono in gran parte protette dall’evaporazione e meno suscettibili all’inquinamento.

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