La democrazia va bene, ma meglio i militari quando degenera
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Per gli africani è la migliore forma di governo possibile, ma per uno su due i generali sono la soluzione quando quella forma di governo mostra distorsioni
La democrazia va bene, ma meglio i militari quando degenera
Nella giornata internazionale sulla democrazia, i dati che emergono da due sondaggi di Afrobarometer e Open Society Foundation aiutano a fare luce sul sostegno ai colpi di stato e mostrano un coinvolgimento particolare degli under 35, una fascia di popolazione che crede sempre meno a questa forma di governo,. E non solo in Africa
14 Settembre 2023
Articolo di Brando Ricci
Tempo di lettura 5 minuti

Ci sono dati che fanno riflettere proprio alla vigilia della  Giornata internazionale della democrazia, istituita per il 15 settembre da una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2007.

Ad esempio, i cittadini africani credono che la democrazia sia la migliore forma di governo possibile.  Ma in presenza di “abusi” da parte dei governanti democraticamente eletti più della metà ritiene legittimo un intervento militare.

Giovani e il rapporto con i golpe

Un dato questo, particolarmente vero fra i giovani e in linea con una tendenza globale che individua nella fascia under 35 quella che più s’interroga sull’efficacia dei sistemi basati su libere elezioni ed equilibrio dei poteri.

Sono alcuni degli aspetti che emergono da due sondaggi realizzati su scala continentale e globale rispettivamente dalla rete panafricana di ricercatori indipendenti Afrobarometer e dalla organizzazione internazionale Open Society Foundations.

La ricerca di Open Society è stata condotta fra maggio e luglio di quest’anno ascoltando oltre 36mila persone in 30 paesi in tutto il mondo, di cui quasi un terzo in Africa: Egitto, Etiopia, Ghana, Kenya, Nigeria, Senegal, Sudafrica e Tunisia.

Le rilevazioni di Afrobarometer si sono svolte, invece, fra il 2021 e il 2022 e sono state rilanciate in questi giorni dal settimanale online sudafricano The Continent. Fra 1.200 e 2.400 le persone interpellate in 36 paesi del continente.

Valutazioni contrastanti

Diverse le valutazioni che scaturiscono da queste due indagini e che sono da tenere a mente in un contesto africano segnato da nove colpi di stato in sei paesi negli ultimi tre anni. Il report di Open Society mostra che la maggioranza dei cittadini ascoltata crede che la democrazia sia il migliore sistema di governo possibile e che avere un governo che ne garantisca i principi sia «importante».

Al netto di pochi punti percentuali di scarto, il dato proveniente dai paesi africani rispetto a questi due indicatori è sempre in linea con quello medio globale, rispettivamente all’86 e al 62% degli intervistati, e anche superiore a quello registrato in democrazie che si considerano più consolidate, come gli Stati Uniti.

Allo stesso modo, un sondaggio di Afrobarometer pubblicato a luglio, a partire da una ricerca fatta sempre in 36 paesi africani, aveva mostrato come il 66% delle persone intervistate preferisse la democrazia a qualsiasi altra forma di gestione del potere.

Ma se i governanti abusano…
Lo scenario cambia, però, quando la domanda prevede che i leader democraticamente eletti «abusino del loro potere». Un concetto questo, ammettono gli stessi autori dei sondaggi, che non ha un’unica definizione e che può cambiare di contesto in contesto. In queste condizioni, mostrano i ricercatori di Afrobarometer nella loro inchiesta più recente, il 53% dei cittadini africani interpellati pensa che i militari siano legittimati a intervenire.

Il dato più alto in questo senso, l’85% degli intervistati, si registra in Mali, attraversato da due golpe a partire da agosto 2020 e attualmente governato da una giunta militare. Il dato più basso invece, il 27%, proviene dal Marocco, saldamente in mano alla dinastia di re Mohammed VI da decenni.

I più scettici

Un elemento, poi, accomuna entrambi i sondaggi, collocando l’Africa in una più ampia tendenza globale: in tutti i paesi coinvolti nelle ricerche sono le persone di età compresa fra i 18 e i 35 anni a essere i più scettici nei confronti della democrazia. Solo il 57% dei cittadini di questa fascia di età, infatti, pensa che questa sia la miglior forma di governo possibile, contro il 71% delle persone che hanno più di 56 anni, come rende noto Open Society.

In Africa, poi, gli under 35 sono anche quelli più “aperti” alla possibilità di un intervento delle forze armate nella gestione della cosa pubblica, il 56% contro il 46% degli over 55. Quest’ultimo dato, alla luce dalla ricerca di Afrobarometer, non viene smentito dalle rilevazioni su scala globale di Open Society. Sempre fra i giovani infatti, si individuano le percentuali di gradimento più elevate per esecutivi retti da militari o da leader autoritari «che non si curano del ruolo del parlamento», seppure, in questo caso, al di sotto del 50% del totale.

I recenti putsch
Dall’agosto 2020 a oggi, in sette paesi si è assistito a un colpo di mano militare: oltre che nei due golpe maliani esponenti delle forze armate hanno preso il potere due volte in Burkina Faso e poi una volta in Guinea, Sudan, Ciad, Niger e Gabon.

Molti dei pronunciamenti dell’esercito sono stati preceduti da mobilitazioni popolari di piazza. Le istanze centrali delle proteste sono state l’inefficacia del governo di turno nel gestire le crisi economiche e soprattutto i problemi di sicurezza che affliggono con sempre più forza alcune aree, in modo particolare il Sahel, come avvenuto in Mali nel 2020 contro le politiche dell’allora capo di stato Ibrahim Boubacar Keïta. 

Anche la gestione del potere e il rifiuto ad accettare l’alternanza democratica sono stati fra i nodi al cuore delle proteste che hanno preceduto putsch: è il caso della Guinea e delle manifestazioni che si sono verificate nel 2020 contro la candidatura, e poi la rielezione a un terzo mandato, inizialmente non prevista dalla Costituzione, dell’allora presidente Alpha Condè, poi deposto nel settembre 2021.

Non risposte definitive
I dati che emergono dalle ricerche di Open Society e dell’Afrobarometer non danno risposte definitive, ma mettono in prospettiva alcuni degli elementi osservati negli ultimi tre anni, fornendo ulteriori coordinate al dibattito sull’efficacia della democrazia che segna gli scenari di molti paesi dell’Africa.

Le ricerche sembrano indicare nel malcontento popolare a trazione giovanile una delle principali ragioni del sostanziale successo di questi pronunciamenti. Un dato rilevante in Africa, il continente dove si trova la stragrande maggioranza dei paesi con l’età media più bassa del mondo, ma che sembra non essere un’esclusiva del continente, vista la crescente disaffezione verso la democrazia registrata ovunque nel mondo fra gli under 35.

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